(pressreader.com) –
Il Divino Martelma. “Ci candidiamo al plurale. Siamo una squadra di ragazzi, donne, persone che hanno la voglia di lavorare insieme. Il noi è il futuro #fiancoafianco” (Maurizio Martina, deputato ed ex segretario reggente del Pd, Twitter, 22.11). Ma ti credi il Papa o il Divino Otelma?
Neri per caso. “Chiedo cortesemente di non essere accostato a personaggi come il signor Antonio Di Maio… Non ho capannoni abusivi, non ho dipendenti in nero, non dichiaro 88 euro di tasse. Sono agli antipodi dall’esperienza politica missina” (Tiziano Renzi, Facebook, 26.11). “Lavoravo in nero per i Renzi. Alle paghe ci pensava Matteo”, “Non ho mai firmato nulla e non ho dovuto presentare alcun documento. Era tutto in nero. Ai Renzi andava bene così e anche a me… In azienda girava solo cash… Io prendevo i giornali (da Matteo, ndr), raggiungevo la mia postazione e li vendevo. A casa facevo i conti e preparavo la busta con il denaro per i Renzi. La mattina dopo mi presentavo con il plico e con la resa del giorno prima. Matteo prendeva le buste con i nostri nomi, ma non le apriva davanti a noi” (Andrea Santoni, oggi chef a Londra, a fine anni 90 strillone per la Speedy Florence della famiglia Renzi, La Verità, 2.12). “Ho lavorato con i Renzi per un paio d’anni, il primo mese ho preso circa 700mila lire, più 100 lire per ogni giornale venduto. Poi Tiziano ha scoperto che gli conveniva annullare il fisso e darci tutto in nero” (altro ex strillone di Speedy Florence, ibidem). Antonio Di Maio ha già chiesto di non essere accostato a personaggi come Tiziano e Matteo Renzi...
Bei tempi. “Grazie alla signora che questa mattina mi ha regalato un rosario. Da ultimo dei peccatori, lo bacio e lo porto con me” (Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell’Interno, con foto mentre bacia il rosario, Twitter, 19.11). Ringrazia di essere nel Nuovo Testamento: nell’Antico saresti già una statua di sale.
Demeritocrazia. “Lascia basiti la scelta di affidare la direzione a un pensionato che potrà guidarla al massimo per un anno. Una scelta incomprensibile, offensiva nei confronti di tutti gli altri dipendenti in servizio” (Usigrai, principale sindacato Rai, sulla nomina di Carlo Freccero a direttore di Rai2 a titolo gratuito, 27.11). Chi è troppo bravo offende centinaia di incapaci raccomandati.
Casamonica e Casa Cazzullo. “Trovo queste sceneggiate in diretta Facebook, in cui si sono lanciati pure Conte e la Raggi, abbastanza mortificanti” (Aldo Cazzullo sulla presenza della sindaca e del premier alla demolizione di otto villini abusivi del clan Casamonica, Corriere della sera, 28.11). Giusto: molto meglio quando Giuliano Poletti e Gianni Alemanno con i Casamonica (e con Salvatore Buzzi & C.) ci andavano a cena.
Invadiamo la Polonia. “… ma è difficile simpatizzare con la Merkel quando dichiara: ‘Non possiamo accettare che l’Italia calpesti le regole comuni, dovremo trattarla come abbiamo fatto con la Polonia sullo stato di diritto’…” (Federico Rampini, Repubblica, 21.11). “(La Merkel) non l’ha detto” (Tonia Mastrobuoni, corrispondente da Berlino di Repubblica, Twitter, 25.11). “Non possiamo confermare che la Cancelliera federale abbia mai pronunciato le parole nel testo citato, non l’ha detto né in un suo discorso ufficiale né durante una conferenza stampa” (portavoce del governo tedesco a Il Foglio, 26.11). In attesa di scoprire chi racconta balle fra Rampini di Repubblica e Mastrobuoni di Repubblica, una cosa è certa: dev’essere una fake news di Putin.
Dovere di cronaca. “Sto scrivendo in attesa dell’imbarco all’aeroporto di Arlanda, tra giganti svedesi che bevono caraffe di birra di prima mattina. Centocinque di loro, scoprirò, viaggiano con me; vengono a Milano per Inter-Frosinone a San Siro, parte di un rituale che prevede insolite trasferte calcistiche…” (Beppe Severgnini, Corriere della sera, 25.11). Traduzione dallo svedese: devo riempire due colonne di giornale, non so che minchia scrivere e han già chiamato l’imbarco.
Il titolo della settimana/1. “Il ritorno di Spelacchio cinepanettone a 5Stelle” (Repubblica, 29.11). Un altro scandalo mondiale, dopo quello di un anno fa. Ma per fortuna, con grave sprezzo del pericolo, il giornalismo investigativo vigila.
Il titolo della settimana/2. “Viva il gommista che ha ucciso uno dei criminali. Merita una medaglia” (Libero, 29.11). Oro nel tiro a segno.
Il titolo della settimana/3. “Bertolucci, il rivoluzionario con il posteriore degli altri” (Libero, 27.11). Si vede che l’hanno proprio capito, il film. Ultimo fango a Parigi.
“Ma mi faccia il piacere”, di Marco Travaglio da Il Fatto Quotidiano del 3 dicembre 2018
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