Non è una lezione di diritto o una pacata discussione nel salotto della marchesa Serbelloni Mazzanti Viendalmare, ma un incontro di catch nel fango.
di Aldo Giannuli.
Un tema che va molto fra i sostenitori del no, in questa fase è: "non
dobbiamo cadere nella trappola di Renzi e fare uno scontro sul governo.
Dobbiamo parlare solo di Costituzione e non di governo". Questo perché ci si illude, in questo modo, di conquistare voti al No fra i sostenitori del governo. Spesso accade che i meno realisti di tutti siano proprio i più moderati e questo è uno di quei casi.
In primo luogo, vorrei
far notare che questa deriva istituzionale ha preso le mosse proprio
dall'iniziativa del governo di proporre la "riforma" secondo la formula,
del tutto incostituzionale, del "governo costituente", che è una cosa
che non esiste in termini di correttezza costituzionale. Ed è poi
proseguita con una gestione scandalosa del dibattito in aula, con
continue forzature del regolamento (emendamenti rigettati in blocco con
il metodo del "canguro", spacchettamento degli articoli sino a mettere
in votazione frasi prive di senso, pur di evitare il voto segreto
eccetera eccetera). Ve ne ricordate? Come facciamo a non dirlo ora in
campagna referendaria? Che questo sia un governo a forte coloritura
golpista mi sembra difficile da negare o su cui far finta di nulla.
Questa è una riforma che incarta un colpo di stato costituzionale....
In secondo luogo è Renzi che ha impostato le cose come un voto su di sé e sul suo governo. Si
dice che è una trappola, forse, ma, se l'avversario ti impone un
terreno di scontro, non te la puoi cavare scantonando. Renzi vuole una
investitura plebiscitaria per continuare nell'opera di sventramento
costituzionale e costruire il suo regime. Per cui o vince lui e resta in
sella (con immediate elezioni politiche anticipate) oppure perde e deve
andarsene a casa, perché a quel punto saremmo noi ad esigerlo. Un plebiscito pro o contro, tertium non datur.
Terzo punto: proprio
questa caratterizzazione del referendum come plebiscito, sta facendo
scattare sin d'ora la logica di schieramento, in vista delle
amministrative. Diciamocelo sinceramente: qui non si vota su Sala o
Parisi, Giachetti o Raggi, De Magistris o Valente, Fassino o Airaudo,
qui stiamo votando Renzi si o no. Un esito piuttosto che un altro alle
amministrative di oggi prepara quello del referendum ed è per questo che
bisogna non votare mai per i candidati del Pd nei ballottaggi: devono
perdere. Quindi, siamo già in pieno scontro plebiscitario che
non è una lezione di diritto costituzionale o una pacata discussione
nel salotto della marchesa Serbelloni Mazzanti Viendalmare, ma un
incontro di catch nel fango, in cui vale tutto: testate nei denti, dita
negli occhi e gomitate nello stomaco. Esattamente come ha fatto Renzi
nella fase di approvazione del suo testo golpista.
Ma allora non dobbiamo parlare del merito della riforma? Nemmeno
per sogno: dobbiamo parlarne, ma in modo chiaro e diretto, chiedendo un
No come No al regime. E se per rendere comprensibile cosa
significherebbe una Costituzione come quella che Renzi vuole, devo dire
che cosa sono le leggi votate in questi due anni (Job act, buona scuola
eccetera), non vedo perché dovrei tacerlo per non dispiacere i 15
piddini che forse votano no. Qui bisogna prendere i voti delle persone e
non ci sono solo i piddini malpancisti e che non mi commuovono affatto,
bisogna mobilitare la base di quelli che votano 5 stelle, bisogna
attirare l'opposizione di destra (Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia:
prendo tutto senza inutili vezzi schizzinosi), ma, soprattutto,
dobbiamo mietere fra quelli che non votano perché disgustati
(giustamente) da questa politica. E se per farlo devo giocare
sull'ostilità verso il governo Renzi, non c'è motivo di non farlo. Anzi,
aggiungo, se devo far leva anche sull'antipatia personale che molti
provano per Renzi, va benissimo anche quello, sono pronto a dire che ha
l'alito cattivo che si sente anche attraverso la televisione. D'altra
parte non è un mistero che se Renzi ha una maggioranza relativa di
simpatizzanti, ha però una maggioranza assoluta di odiatori e questo
serve ad aggiungere consensi.
Ma, in questo modo, mi direte che il referendum si trasforma in un corpo a corpo. Si:
è così perché questo è nella natura del referendum. Vi ricordate
(quelli che all'epoca già c'erano) cosa dicevamo di Fanfani nel
referendum del 1974? E di Andreotti, Cossiga e Berlinguer nel 1978? E
non fu un corpo a corpo con Craxi nel 1991 o con Berlusconi nel 1998 e
nel 2006? E dobbiamo farci scrupoli oggi, solo perché dall'altra parte
c'è il segretario del Pd, che qualcuno si ostina a ritenere un partito
di sinistra? E' il momento di dire che il Pd è un partito di destra
ancora peggiore della destra di Forza Italia. Berlusconi non si sarebbe
mai permesso di fare un terzo delle cose che Renzi ha fatto e se
l'avesse tentato ci sarebbero state le barricate per le strade. E se un
pugno di militanti si ostina a credere che il Pd sia ancora il Pci,
pazienza: problemi loro.
Il Referendum per sua natura è un plebiscito (contrariamente a quanto, goffamente, cercano di affermare alcuni
esponenti della minoranza Pd ed altri) ed è uno scontro molto più
cattivo delle elezioni politiche, proprio perché è un gioco a somma
zero: non ci sono confronti con le elezioni precedenti, non ci sono
avanzate o arretramenti relativi, non ci sono attenuanti. Conta solo chi
vince e questa volta più che mai. E il nemico da attaccare è il Pd, il
suo governo ed il suo segretario.
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