Dario Franceschini va dove soffia il vento. Lo ha sempre fatto, perché ammainare proprio adesso le vele? Il vento in poppa si chiama Matteo Renzi, e così, dopo aver speso parole non proprio encomiastiche nei confronti del sindaco di Firenze, adesso è il momento di virare.
Ex popolare, prima prodiano poi dalemiano, poi veltroniano, poi fedelissimo di Bersani, poi lettiano, infine rottamatore.
La parabola del ministro per i rapporti col Parlamento è costellata di cambi di casacca. Nessun timore, nessuno scrupolo: Franceschini è il simbolo dell'antitesi. E l'emblema della par condicio. Perché non c'è stato uno che abbia sostenuto e che non abbia poi criticato una volta passato alla concorrenza. E così il copione si ripete anche col rottamatore.....
Era il maggio 2012 quando Franceschini parlava così di Renzi: "'Nel Pd ci sono troppi galli, convinti che il sole sorga solo quando cantano loro. Matteo è un giovane effervescente con delle qualità. Ma non ho capito, francamente, su che linea si candidi a guidare l'Italia, se non su un dato anagrafico di giovinezza tra virgolette. Mi pare un po' pochino.... Per governare serve una personalità che abbia la forza di confrontarsi, al posto di Monti, con la Merkel, con Hollande, con i problemi europei''.
A settembre dello stesso anno continuava sulle stessa linea: "La candidatura di Renzi alle primarie è un fattore di arricchimento, io però voto Bersani perché si tratta di scegliere non il segretario del Pd ma il premier che prenderà il posto di Mario Monti, la figura che che dovrà continuare a convincere le borse e il mercato internazionale''.
Due mesi più tardi, Franceschini rincarava la dose: "Ho letto che Renzi dice di non allearsi con nessuno. Capisco l'autostima, ma bisogna avere il senso della misura.... Con tutto il rispetto per Renzi, non so cosa accadrebbe se dovesse toccare a lui di subentrare a Monti''. Neanche un mese fa, a luglio, Franceschini continuava a pensarla così: "Matteo più che sognare un governo che faccia contenti gli italiani sogna più concretamente un governo guidato da lui''. Poi vennero i pranzi, gli incontri sempre più frequenti col sindaco, fino all'appoggio concreto di oggi. "Dopo anni di scontri nel centro sinistra c’è bisogno adesso di unità e se Renzi, come ha detto, lavorerà da segretario per innovare il Pd, tenendolo unito e non dividendolo sono pronto a votarlo".
Anche Beppe Fioroni si schiera con Renzi: "Conosco Matteo da quando era segretario della Margherita e presidente della provincia, lo ritenevo un giovane di grande valore già allora, e i fatti mi hanno dato ragione". Eppure, il 3 settembre 2012 lo invita a sistemare il traffico di Firenze. "Renzi fa bene il sindaco di Firenze e, secondo me, se lo continua a fare meglio e se aggiusta il traffico cittadino è una buona cosa''.
Il 9 ottobre, oltre a dichiarare il suo sostegno alle primarie per Bersani, accusava Renzi di "mutismo furbo" e di opportunismo. Qualche settimana dopo, Fioroni si esprimeva così: "Temo che la tanto annunciata fase due di Renzi consista nella ricorsa agli elettori di sinistra-sinistra''. Nel periodo dell'elezione del presidente della Repubblica, Fioroni ammoniva il rottamatore: "Renzi è una risorsa, ma deve smetterla di fare il gioco delle tre carte. Capisco la sua smania legittima di scendere in campo, e che per chi aspetta il tempo non passa mai. Si è proclamato alfiere del rinnovamento, ma il vero cambiamento è eleggere un capo dello Stato con la convergenza più larga possibile e mandare in soffitta la politica del nemico da abbattere".
Nello stesso periodo, Fioroni tuonava: "Quando all'interno dello stesso partito non si riesce ad avere il rispetto dell'altro nella diversità di vedute con l'aggressione così pesante subita da Finocchiaro e Marini si commette un errore politico che fa male al Paese. Aggredirli con la voglia di umiliarli non è dignitoso e lesivo del rispetto degli altri. Bisognerebbe collegare la lingua al cervello senza perdere il rispetto dell'altro prima di sferrare un colpo; questo è un episodio brutto accaduto per smania di discesa in campo che auguro a Renzi di non ripetere''. Contrordine compagni.
La parabola del ministro per i rapporti col Parlamento è costellata di cambi di casacca. Nessun timore, nessuno scrupolo: Franceschini è il simbolo dell'antitesi. E l'emblema della par condicio. Perché non c'è stato uno che abbia sostenuto e che non abbia poi criticato una volta passato alla concorrenza. E così il copione si ripete anche col rottamatore.....
Era il maggio 2012 quando Franceschini parlava così di Renzi: "'Nel Pd ci sono troppi galli, convinti che il sole sorga solo quando cantano loro. Matteo è un giovane effervescente con delle qualità. Ma non ho capito, francamente, su che linea si candidi a guidare l'Italia, se non su un dato anagrafico di giovinezza tra virgolette. Mi pare un po' pochino.... Per governare serve una personalità che abbia la forza di confrontarsi, al posto di Monti, con la Merkel, con Hollande, con i problemi europei''.
A settembre dello stesso anno continuava sulle stessa linea: "La candidatura di Renzi alle primarie è un fattore di arricchimento, io però voto Bersani perché si tratta di scegliere non il segretario del Pd ma il premier che prenderà il posto di Mario Monti, la figura che che dovrà continuare a convincere le borse e il mercato internazionale''.
Due mesi più tardi, Franceschini rincarava la dose: "Ho letto che Renzi dice di non allearsi con nessuno. Capisco l'autostima, ma bisogna avere il senso della misura.... Con tutto il rispetto per Renzi, non so cosa accadrebbe se dovesse toccare a lui di subentrare a Monti''. Neanche un mese fa, a luglio, Franceschini continuava a pensarla così: "Matteo più che sognare un governo che faccia contenti gli italiani sogna più concretamente un governo guidato da lui''. Poi vennero i pranzi, gli incontri sempre più frequenti col sindaco, fino all'appoggio concreto di oggi. "Dopo anni di scontri nel centro sinistra c’è bisogno adesso di unità e se Renzi, come ha detto, lavorerà da segretario per innovare il Pd, tenendolo unito e non dividendolo sono pronto a votarlo".
Anche Beppe Fioroni si schiera con Renzi: "Conosco Matteo da quando era segretario della Margherita e presidente della provincia, lo ritenevo un giovane di grande valore già allora, e i fatti mi hanno dato ragione". Eppure, il 3 settembre 2012 lo invita a sistemare il traffico di Firenze. "Renzi fa bene il sindaco di Firenze e, secondo me, se lo continua a fare meglio e se aggiusta il traffico cittadino è una buona cosa''.
Il 9 ottobre, oltre a dichiarare il suo sostegno alle primarie per Bersani, accusava Renzi di "mutismo furbo" e di opportunismo. Qualche settimana dopo, Fioroni si esprimeva così: "Temo che la tanto annunciata fase due di Renzi consista nella ricorsa agli elettori di sinistra-sinistra''. Nel periodo dell'elezione del presidente della Repubblica, Fioroni ammoniva il rottamatore: "Renzi è una risorsa, ma deve smetterla di fare il gioco delle tre carte. Capisco la sua smania legittima di scendere in campo, e che per chi aspetta il tempo non passa mai. Si è proclamato alfiere del rinnovamento, ma il vero cambiamento è eleggere un capo dello Stato con la convergenza più larga possibile e mandare in soffitta la politica del nemico da abbattere".
Nello stesso periodo, Fioroni tuonava: "Quando all'interno dello stesso partito non si riesce ad avere il rispetto dell'altro nella diversità di vedute con l'aggressione così pesante subita da Finocchiaro e Marini si commette un errore politico che fa male al Paese. Aggredirli con la voglia di umiliarli non è dignitoso e lesivo del rispetto degli altri. Bisognerebbe collegare la lingua al cervello senza perdere il rispetto dell'altro prima di sferrare un colpo; questo è un episodio brutto accaduto per smania di discesa in campo che auguro a Renzi di non ripetere''. Contrordine compagni.
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