PS: Bande di ladri bipartisan....!
umberto marabese
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Gabriello Mancini, ex vertice della Fondazione del Monte dei Paschi
ha spiegato ai magistrati che la sua nomina fu decisa su proposta di
Alberto Monaci, ex Margherita e ora nelle fila del Pd. In una riunione a
Roma, partecipò anche Rutelli. Per i consiglieri Querci e Pisaneschi
ci fu l'assenso di Letta e Berlusconi. Mussari e l'insider trading: "Non
sapevo di commetterlo".
MILANO - "La mia nomina, come quella dell'avvocato
Mussari alla guida della banca, fu decisa dai maggiorenti della politica
locale e regionale e condivisa dai vertici della politica nazionale".
E' quanto dichiara il presidente della Fondazione Mps, Gabriello
Mancini, interrogato il 24 luglio 2012 dai pm titolari dell'inchiesta su
Mps......
Mancini spiega ai magistrati a proposito della sua nomina a presidente avvenuta nel maggio 2006 che il suo sponsor principale, Alberto Monaci
(nel 2006 Margherita ora Pd), attuale presidente del Consiglio
regionale della Toscana, gli riferì "che era stato trovato un accordo
con i Ds". Secondo quanto riferisce alle riunioni, "a Siena,
partecipavano l'onorevole Franco Ceccuzzi, il segretario provinciale
della Margherita, Graziano Battisti, il sindaco e il presidente della
Provincia di Siena".
A Roma, poi, vi fu un'altra riunione "con l'onorevole Francesco Rutelli,
alla quale partecipai io e alla quale erano presenti l'onorevole
Alberto Monaci, l'onorevole Antonello Giacomelli e Battisti". Il via
libera arrivò da Rutelli, al quale "venne prospettato l'accordo
raggiunto e lui diede il suo assenso". Davanti ai pm Mancini spiega poi
che "l'onorevole Ceccuzzi mi riferì che anche per i Ds vi fu un assenso a
livello nazionale" e che poi, lo stesso Mussari, "mi confermò di avere
il sostegno del partito a livello nazionale".
Per il via libera, invece, ad Andrea Pisaneschi quale espressione del Pdl nel Cda di Mps e di Carlo Querci come "espressione dei soci privati", Gianni Letta telefonò a Silvio Berlusconi
e poi richiamò Gabriello Mancini, presidente della Fondazione Mps,
dicendogli che "il presidente aveva dato il suo assenso", ha messo a
verbale l'ex presidente.
Pisaneschi, ha spiegato Mancini ai pm
senesi che lo hanno ascoltato il 24 luglio 2012, "era persona vicina
all'onorevole Gianni Letta" così, per "il rinnovo del Cda telefonai
all'onorevole Letta e chiesi appuntamento con lui a Palazzo Chigi". Nel
corso dell'incontro, "chiesi indicazioni all'onorevole Letta circa la
nomina del componente del Cda in quota Pdl ed egli mi disse che andava
certamente bene la conferma di Andrea Pisaneschi, ma che avrebbe dovuto
parlarne con il presidente Berlusconi per la definitiva conferma".
Stessa
cosa per Querci. Dopo alcuni giorni Letta ha telefonato a Mancini
dicendogli che aveva parlato con Berlusconi, che "aveva dato il suo
assenso alle due nomine". Per Querci, Mancini afferma di aver parlato
anche con Francesco Gaetano Caltagirone, "che
raccoglieva il consenso dei privati", al quale disse "che la proposta
proveniva dall'onorevole Letta anche con il consenso del presidente
Berlusconi. Dopo alcuni giorni Caltagirone mi confermò l'indicazione di
Querci come componente dei privati nel cda della banca".
L'ex presidente di Banca Mps Giuseppe Mussari aveva "come punto di riferimento nel Pdl l'onorevole Verdini",
ha confermato Mancini. "Posso affermare - ha poi precisato Mancini-che
l'altra persona con cui Mussari aveva dei rapporti era Gianni Letta.
Ricordo che Letta affermava che Mussari era il suo riferimento in banca,
mentre il sottoscritto era il suo riferimento in Fondazione". Mancini
ha poi aggiunto che "Mussari aveva un cordiale rapporto anche con Veltroni
quando questi divenne segretario del Pd". Mancini ha anche sottolineato
parlando delle nomine nelle società controllate dalla banca che vi era
"una forte ingerenza dei partiti. La Fondazione - ha precisato - non
esercitava alcuna ingerenza pur segnalando talvolta dei nominativi".
Le richieste dei politici.
Alla Fondazione Mps arrivavano continuamente "sollecitazioni politiche"
sui progetti in ordine alla concessione degli stessi. Mancini non
ricorda "richieste esplicite" di Franco Ceccuzzi (ex
deputato Pd ed ex sindaco di Siena), "richieste potevano venire,
eventualmente, dagli uomini di riferimento di Ceccuzzi che indico in
Luca Bonechi e Alessandro Piazzi". La Fondazione Mps "ha avuto in
Ceccuzzi", allora componente della Commissione Finanze della Camera, "un
interlocutore privilegiato": era deputato dei Ds, tra il 2006 e il
2007, quando era in discussione una modifica sul voto delle Fondazioni
nelle assemblee dei soci delle banche, (con un limite al 30%), "si battè
per il suo ritiro". "L'emendamento danneggiava la nostra Fondazione -
aggiunge Mancini -, oltre alle Fondazioni Carige e CariFirenze.
All'epoca il presidente della Commissione finanze era l'onorevole Paolo
De Mese, che, per quanto mi consta, era in ottimi rapporti con
Ceccuzzi". '
Il riferimento politico di Mussari era Ceccuzzi che
"a sua volta può essere inquadrato nell'area dalemiana dei Ds. Posso
dire altresì che Mussari aveva un rapporto cordiale anche con Veltroni,
quando questi divenne segretario del Pd". Riguardo le nomine "nelle
società controllate di banca Mps" era "il presidente Mussari che
decideva" e "a tal proposito posso dire che, per quanto concerne dette
nomine, vi era una forte ingerenza dei partiti" così come quando si
trattava dei "finanziamenti dei progetti da parte della Fondazione".
Le accuse di insider trading a Mussari. "Non
ricordo, ma non posso escluderlo, di aver parlato né con Ceccherini né
con Cenni e, se l'ho fatto, non l'ho fatto per violare la norma in
contestazione, ma perché ritenevo che ciò fosse collegato alle funzioni
istituzionali da costoro e da me ricoperte". Lo ha detto Giuseppe
Mussari durante l'interrogatorio con i pm di Siena, a febbraio 2013.
Mussari è accusato di insider trading perché "in possesso di
informazioni privilegiate", la stipula dell'accordo con il Santander per
l'acquisizione di Antonveneta, avrebbe comunicato la notizia, prima che
questa venisse ufficializzata ai mercati, all'allora sindaco di Siena
Maurizio Cenni e all'ex presidente della Provincia Fabio Ceccherini,
oltreché al responsabile dell'investment banking di JP Morgan Enrico
Bompieri.
Riguardo a quest'ultimo, "non ricordo di avergli
risposto - dice Mussari ai pm che gli mostravano una mail del
funzionario di Jp Morgan - Ne deduco che la notizia dell'acquisizione
iniziò a circolare".
A proposito del mandate agreement tra Nomura e
Mps trovato a ottobre 2012 nella cassaforte di Vigni, Mussari ha
risposto: "Non l'ho mai visto, non è a mia firma né è stato trovato in
mio possesso".
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