PS: << Cosa vuol dire essere di sinistra? È un impulso prepolitico, una
radice antropologica che viene prima di una scelta di campo consapevole.
Davanti alle disparità di classe o di censo o di condizione sociale,
c'è chi si compiace, traendone la certificazione del proprio essere
superiore. E c'è chi si scandalizza, come capitò a Norberto Bobbio
quando scoprì da bambino la miseria dei contadini che morivano di fame.
Lo "scandalo della diseguaglianza", lo chiamò proprio così.
Un'indignazione naturale, che non è comune a tutti.>>.
umberto marabese
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Abbiamo monopolizzato l'idea della trasgressione senza riuscire a costruire un mondo vivibile e alternativo.
Nella casa dove visse Gobetti, tra i libri di Antonicelli e i grandi
faldoni dell'azionismo, Marco Revelli ci fa strada lungo i segreti
cunicoli di un palazzo ottocentesco, da cui forse ha inizio parte della
storia. Una storia di sinistra che nel caso di Revelli - classe 1947 e
una nutrita bibliografia tra storia, economia e sociologia -
s'incarna anche nella figura del padre Nuto, cantore del "mondo dei
vinti" e mitico comandante di Giustizia e Libertà. "Una montagna troppo
alta da scalare", dice il figlio con la mitezza di chi se lo può
permettere.
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Lo "scandalo della diseguaglianza". Lei quando cominciò ad avvertirlo?
"Da bambino, quando facevo le scuole elementari a Cuneo. Negli anni
Cinquanta la frattura sociale era molto visibile, e nella mia classe
convivevano ceti molto diversi. Una mattina venne chiamata la madre di
due miei compagni, a quel tempo alloggiati in una caserma abbandonata.
Davanti a tutta la scolaresca fu severamente rimproverata perché i suoi
bambini non si lavavano. Io provai un grande disagio. Non dissi nulla a
casa".....
E anche oggi, in una realtà nazionale radicalmente mutata, lo scandalo si ripete.
"Quello nato dopo la morte del Novecento è un mondo infinitamente più
diseguale. Ed è un mondo che non offre alternative a se stesso. Sono
queste le grandi sconfitte storiche della sinistra, ossia di una forza
politica e culturale che possiede nel Dna il valore dell'eguaglianza e
la capacità di immaginare un'alternativa allo stato di cose presente".
Però ogni volta che ha promesso un mondo più felice ha prodotto grande infelicità.
"La catastrofe del socialismo reale è parte della scomparsa della
sinistra, che ne è stata paralizzata. Ma una sinistra che rinuncia a
proporre un altrove cessa di essere sinistra. È nata proprio per quello.
Accadde nel 1789 a Versailles, quando alla sinistra della presidenza
dell'assemblea si schierarono coloro i quali erano contro il potere di
veto del Re. Così cadde l'ultimo pilastro dell'Ancien Régime. Non c'è
bisogno di alzare la ghigliottina. Basta un voto per sancire la fine di
un ordine. E l'inizio di un altro".
La sinistra come il Candide di Voltaire, che gioisce del mondo in cui vive ritenendolo il migliore possibile.
"Sì, un Candide un po' tardivo, con un risvolto beffardo. La sinistra ha
rinunciato a immaginare un'alternativa proprio nel momento in cui il
mondo in cui aveva deciso di identificarsi stava entrando in crisi. Mi
riferisco all'ultima reincarnazione del capitalismo - il
"finanzcapitalismo" secondo la felice definizione di Luciano Gallino -
cioè un'economia già provata, che per tenersi in piedi ha bisogno del
doping della finanza. Bene, quando la casa cominciava a manifestare le
prime crepe, la sinistra s'è seduta alla tavola apparecchiata, contenta
di esserci: finalmente siamo come gli altri".
Finalmente siamo uomini di mondo: le scarpe di buona fattura, le belle case, gli agi borghesi un tempo contestati...
"Una sorta di apocalisse culturale, sia sul piano delle filosofie - la
fine della ricerca di senso - sia su quello sociale. Più che
combattere il privilegio, l'impressione è che si sia cercato di entrare
nella sua cerchia. Ma le radici cattive affondano nel Pci, di cui forse
andrebbe riscritta la storia".
Dalla sua ricostruzione, però, i padri sembrano migliori dei figli.
"Gli eredi delle sinistre novecentesche non sono stati all'altezza del
compito. È un universo popolato di figure fragili. O perché continuano a
proporre categorie che sono morte con il Novecento, con effetti
patetici. O perché dalla Bolognina in poi - più che interpretare e
governare i processi storici - hanno scelto di galleggiare su un senso
comune condiviso".
Vuole dire che la sinistra è rimasta senza eredi?
"C'è una sinistra radicale che muore volontariamente intestata, ossia
senza testamento, ed è quella espressa da Rossana Rossanda. E la
sinistra più istituzionale ha seguito altre rotte. La mia generazione -
in questo senso - ha completamente fallito. Rappresentiamo nella
politica un enorme buco nero. E il fallimento s'acuisce nei confronti
delle nuove generazioni, che hanno tutte le ragioni per metterci sotto
processo. Abbiamo monopolizzato l'idea della trasgressione senza
riuscire a costruire un mondo vivibile e alternativo".
Sta parlando della generazione sessantottina.
"Sì, le nostre idee non sono state utilizzate dai poveri del mondo, ma
dai supermercati. Vogliamo tutto, lo vogliamo subito. Però ci sono state
anche cose buone".
Come reagì suo padre Nuto alla scelta del figlio di militare in Lotta Continua?
"Lo spaventava il nostro estremismo, ma era affascinato dalla diversità
rispetto al mondo politico ufficiale. Però vedendomi troppo impegnato al
ciclostile una volta mi disse: scegli la professione che vuoi, ma fai
in modo di non dover dipendere dalla politica. Non saresti un uomo
libero".
Cosa significò per lei crescere in una famiglia di sinistra?
"Mio padre rappresentava il peso della storia. Una volta il maestro
disse in classe che i partigiani rubavano le mucche. Tornai a casa un
po' turbato e gli raccontai tutto. La sera mi diede un pacchetto con Le
lettere dei condannati a morte della Resistenza, e una dedica per il mio
insegnante: "Perché sappia come sanno morire i partigiani". Passai una
notte insonne, stretto tra due autorità. L'indomani consegnai il libro
al maestro, che restò in silenzio".
Una guida preziosa.
"Anche faticosa. Una montagna troppo alta da scalare, come dice
Venditti. Era impegnativo nell'adesione ai suoi valori perché ne
avvertivo una responsabilità famigliare. Ma era impegnativo anche nel
necessario conflitto. Con i padri è un passaggio obbligatorio, se no ti
porti dietro il complesso di Telemaco".
Entrambi dalla parte dei vinti. Però ai contadini di Nuto Revelli lei ha sostituito gli operai.
"Un'altra cosa che gli devo: mi ha insegnato ad ascoltare. Da giovane
arrogante, che distribuiva i volantini davanti ai cancelli della
Michelin, io allora lo contestavo: ma cosa vai ad occuparti di un mondo
che è già morto? È una fortuna che, da egoisti coltivatori anche
reazionari, siano diventati classe operaia, dunque rivoluzionaria, eredi
della filosofia classica tedesca... ".
E lui?
"Sorrideva, ma non cambiava idea. E aveva ragione lui. Quelli che sono
andati in fabbrica non sono diventati gli eredi della filosofia classica
tedesca. E dall'altra parte è finita una civiltà che aveva certo
elementi di ferocia, ma era provvista di un esemplare equilibrio nel
rapporto tra uomo e natura, quello stesso che oggi dovremmo avere
l'umiltà di ripristinare. Lui diceva sempre: abbiamo trasformato decine
di migliaia di specialisti della montagna in operai di fabbrica
dequalificati, e poi le montagne ci cadono in testa. Sì, aveva ragione
lui. Per fortuna sono riuscito a dirglielo".
E ora, a sinistra, da cosa si riparte?
"Intanto bisogna uscire dall'involucro. Rompere la bolla in cui si è
cacciata la politica. Una costellazione di oligarchie, in cui si diventa
oligarchi alla velocità della luce. Nel momento in cui vieni eletto in
Parlamento diventi altro da te. Ho visto persone cambiare, nello
sguardo, nel linguaggio, nel modo di vestire. L'ho visto in tutti, quasi
senza eccezioni. Se vuole ripartire, la sinistra deve spezzare
quell'involucro".
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=83837&typeb=0&Bisogna-sentire-lo-scandalo-della-
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