24 Settembre 2021Michele Crudelini
Qual è il destino di quella che un tempo era la principale azienda automobilistica italiana? Sempre più fuori dall’Italia. Un tempo si chiamava FIAT, poi FCA e ora si chiama Stellantis, dopo la fusione don il gruppo francese PSA.
E nei piani di questo nuovo grande aggregato multinazionale i principali investimenti sembrano non prendere in considerazione l’Italia, ma altre regioni d’Europa.
L’accordo tra Stellantis e il colosso tedesco
È quello che emerge a seguito dell’accordo che starebbero per sottoscrivere la stessa Stellantis e Daimler, colosso tedesco nella produzione di automobili e mezzi di trasporto. I due gruppi andranno a costituire l’Automotive Cells Company, una nuova joint venture che sarà specializzata nello sviluppo e nella produzione di batterie per le auto elettriche in Europa. C’è però un grosso problema.
Il progetto prevede infatti la costruzione delle gigafactories, le fabbriche per la produzione della batteria, in Germania e in Francia, ma non in Italia. Si tratta del riflesso automatico della totale assenza dello Stato italiano all’interno di queste fusioni, che rappresentano invece per gli altri Paesi grandi opportunità di espansione economica e geopolitica.
L’Automotive Cells Company ha infatti annunciato di aver ricevuto 1,3 miliardi di euro di supporto finanziario da parte del Governo francese e di quello tedesco. Soldi che chiaramente influenzeranno i piani di investimento della joint venture nei rispettivi Stati, portando così benefici in termini occupazionali e di sviluppo economico.
Lo sbilanciamento a favore di altri Stati
Risulta così del tutto evidente il ruolo di passiva subalternità giocato dall’Italia in questa trattativa che coinvolge un mercato, quello dell’elettrico, che diventerà predominante nei prossimi anni. Eppure era prevedibile la creazione di questo squilibrio, dal momento che già la fusione tra FCA e il gruppo francese PSA appariva del tutto sbilanciata verso Parigi.
Il Governo francese ha infatti mantenuto la propria quota del 12% all’interno del Gruppo, anche a seguito della fusione con Stellantis. D’altra parte in quella che era FCA non erano presenti partecipazioni dello Stato italiano.
Mentre il futuro mercato dell’auto elettrica in Europa avrà quindi i suoi centri principali in Francia e Germania, in Italia i posti di lavoro nel settore automobilistico continuano essere ridimensionati.
La staffetta generazionale di Stellantis: 260 lavoratori in meno
A darne notizia in maniera del tutto surreale è il Sole 24 Ore che così titola: “In Stellantis parte la staffetta generazionale: 130 assunzioni e 390 uscite”. Per poi continuare poco più avanti nell’articolo scrivendo che “Stellantis apre le porte a 130 giovani che entreranno nel gruppo grazie all’accordo sul contratto di espansione”.
Per chiunque sia in grado di fare una banale operazione di sottrazione matematica, può facilmente comprendere come quella che viene presentata come un’ “apertura delle porte dell’azienda” rappresenti invece una drastica strategia di tagli. Perché 130 nuovi assunti meno 390 uscite significa 260 lavoratori in meno all’interno di Stellantis.
D’altronde è quanto aveva già anticipato Carlos Tavares, amministratore delegato del gruppo, che aveva descritto il lavoro in Italia come troppo caro. Sembra così che l’Italia sia all’interno di un processo di desertificazione industriale e quello che era stato presentato come un Governo in grado di farsi rispettare in Europa, sembra complice di questa parabola discendente.
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