Contro le lentezze della burocrazia Ue e per l'indipendenza da Bid
A due mesi dalla telefonata con Vladimir Putin che servì come prima chiacchierata russo-tedesca su Sputnik, ma soprattutto a due giorni dall’attacco di Joe Biden contro il capo del Cremlino (“Un killer”), Angela Merkel esce allo scoperto. La cancelliera sfodera tutto l’armamentario tedesco che le serve per risollevare le sorti della ‘triste’ campagna vaccinale europea, sfidando a viso aperto proprio gli Stati Uniti d’America, il partner privilegiato che Bruxelles dice di aver scelto per vincere la sfida del covid. “Per quanto riguarda il vaccino russo – dice Merkel dopo giorni di silenzio mentre infuocava il caso Astrazeneca in Europa, innescato dal suo stesso governo con la sospensione del vaccino anglo-svedese – io sono dell’avviso che tutti i vaccini autorizzati dall’Ema devono essere utilizzati in Europa”. Però – ed è questo il punto con cui Merkel sfida non solo Biden ma anche gli Stati dell’Ue – “se gli ordini non si faranno a livello europeo, allora seguiremo la via tedesca”. Mario Draghi sta con lei: stessa linea della cancelliera. Della serie: coordinamento europeo come prima strada, altrimenti si fa in maniera diversa. Anche su Sputnik, a maggior ragione. “Anche noi siamo pronti a fare da soli” sul vaccino russo, dice il premier rispondendo alle domande dei cronisti nella sua prima conferenza stampa da quando è a Palazzo Chigi.
Merkel dunque è tornata. Dopo il fiume di polemiche per la scelta tedesca di sospendere Astrazeneca contro il parere dell’Ema e di trascinare in questo ‘tunnel’ mezza Europa (Francia e Italia in primis), la cancelliera riprende parola in conferenza stampa. E lancia il suo guanto di sfida a Biden, che da quanto è entrato in servizio alla Casa Bianca non fa altro che richiamare l’Europa ai suoi doveri transatlantici dopo la ‘parentesi’ amicale e commerciale con Cina e Russia negli anni di Trump. Per Merkel invece la parentesi non si chiude. La cancelliera parla di vaccini, dello Sputnik che tanto serve ad un’Unione in penuria di fiale, visto il mancato rispetto delle forniture da parte di Astrazeneca che tra primo e secondo trimestre consegnerà ben 170 milioni di dosi in meno. Ma è evidente nel suo ragionamento un ammiccamento anche a Nord Stream 2, il gasdotto dalla Russia alla Germania che per Biden non ‘s’ha da fare’, pena sanzioni. Merkel lascia intendere che la Germania non si piegherà ai dictat del nuovo arrivato alla Casa Bianca.
A partire da Sputnik, intanto. Al contrario delle dichiarazioni rese dal commissario Thierry Breton, capo della task-force europea anti-covid, che non manca di assicurare ogni volta che può che “Usa e Ue sono gli unici continenti in grado di vincere la sfida del covid”, Merkel non volta le spalle a Putin. Tanto più che Washington non rinuncia al suo protezionismo sui vaccini: Biden ha detto di volerli esportare verso Messico e Canada, territori considerati di diretta influenza statunitense. Ma non in Europa.
Anche per questo, finora, il rinnovato asse transatlantico tra Ue e Usa è stato rivendicato solo da Breton e Ursula von der Leyen, che ne ha parlato direttamente con il presidente Usa. Le vere ‘prime file’ dell’Ue, vale a dire Merkel soprattutto ma anche lo stesso Macron, non si sono mai intestati questa svolta, che dovrebbe rinverdire i rapporti tra le due sponde dell’Atlantico dopo il trumpismo. Lo ha fatto Mario Draghi, individuando nell’Atlantismo la sua bussola di governo nel discorso alle Camere per la prima fiducia al nuovo esecutivo. Ma anche il premier italiano è alle prese con esigenze pragmatiche: il disperato bisogno di vaccini in Italia e in Ue.
E infatti oggi Draghi dice, all’unisono con Merkel: “Bisogna essere pratici, si cerca di stare insieme ma qui si tratta della salute, se il coordinamento europeo funziona bisogna seguirlo, se non funziona bisogna andare per conto proprio”. Per Draghi le parole della cancelliera sono “pragmatismo” puro. La sveglia è davvero suonata per l’Ue. “Si tratta di affrontare una economia in stato di emergenza, il tempo delle grandi scelte economiche appartiene alla normalità e spero che arrivi presto ma ora non c’è – dice il premier – Il mancato rispetto degli accordi va punito”, aggiunge, in riferimento all’iniziativa europea di rivedere gli strumenti a disposizione (a cominciare del regolamento sugli export) come rivalsa su Astrazeneca, cosa che gli sherpa degli Stati membri cominceranno a studiare a partire dal weekend, in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi a Bruxelles. “Il coordinamento europeo è la prima strada da cercare sui vaccini – continua Draghi - Se l’Ue prosegue su Sputnik bene, sennò si procedere in un altro modo. Con pragmatismo si deve cercare il coordinamento europeo, se non si riesce a mantenerlo si possono vedere altre strade”.
Per cui, se l’Ema darà l’ok a Sputnik, ci sarà anche l’Italia, come la Germania, nel gruppo dei paesi europei che lo acquisteranno, se non ci sarà un’iniziativa comune europea in questo senso, da parte della Commissione. Il governo italiano lo sta dicendo da tempo nelle sedi europee deputate a questa discussione.
L’innegabile esigenza di essere pragmatici per combattere la pandemia stimola una certa idea di sovranismo europeo, sempre cara alla Germania e anche a Draghi che ne ha dato prova con la decisione di bloccare l’export di 250mila fiale Astrazeneca verso l’Australia, prendendo sul serio un regolamento europeo che altri paesi non hanno preso alla lettera, diciamo. Ma il covid è un test, l’ultimo test per l’idea di sovranismo europeo, messa alle strette dalle pressioni di Biden, da una parte, e dalla realtà dei contagi, dall’altra. Se non sarà sovranismo europeo, sarà nazionale? Si potrebbe scommettere che non sarà così. Da stasera la pressione tedesca e italiana insieme sono già una buona porzione di pressione europea. Biden è avvertito.
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