Ospitando questo summit storico e in vista dell'imminente summit USA-Corea del Nord, il messaggio di Moon a Trump è chiaro: ho fatto quello che posso, e ho portato Kim al tavolo, ora è il tuo turno
di Jin Kai* - Global Times
"Pace, prosperità e unificazione" sono le tre principali parole d'ordine indicate nella breve ma storica Dichiarazione di Panmunjeom firmata il 27 aprile 2018 tra la Corea del Nord e la Corea del Sud - due nazioni che sono state nemiche ostili negli ultimi decenni, due fratelli di sangue che hanno preso strade divergenti eppure condividono così tanto, ma ora promettono di realizzare la riconciliazione reciproca e di costruire una pace perpetua nella penisola coreana.
Prima della dichiarazione conclusiva, entrambi i leader hanno trascorso insieme del tempo in maniera amichevole, piacevole e sincera, dove c’è stata persino improvvisazione. Ad esempio, il leader supremo della Corea del Nord Kim Jong-un ha invitato il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in ad attraversare il confine tra i due paesi e, insieme, sono entrati nel territorio della Corea del Nord. In seguito, Moon ha suggerito di scattare una foto di gruppo prima che iniziassero i colloqui. Entrambi gli eventi in realtà non erano pianificati...
Le clausole specifiche della dichiarazione potrebbero dirci ancora di più sulla situazione attuale e prossima circa il futuro delle relazioni tra le due Coree e rivelarci diversi messaggi importanti.
Prima di tutto, entrambe le parti hanno affermato “il principio di autodeterminazione del proprio destino per ogni nazionale coreana”. Questo ci ricorda la nube oscura che ha minacciato la penisola coreana per oltre cento anni. E nell'ultimo anno, il Nord ha lottato per garantire la sopravvivenza della sua nazione e mantenere la propria dignità, in particolare a seguito di sanzioni estere, mentre il sud si è dato da fare per trovare il proprio orgoglio di “media potenza” autonoma capace di sopravvivere alla competizione delle grandi potenze nella regione.
Vi sono naturalmente alcune clausole sostanziali nella dichiarazione. Ad esempio, un ufficio di collegamento congiunto con rappresentanti residenti di entrambe le parti sarà costituito a Kaeseong, una città della Corea del Nord. Inoltre, il presidente Moon ha accettato di visitare Pyongyang questo autunno, con gli esperti che prevedono come questi impegni saranno realizzati in pochissimo tempo.
Altre questioni strategiche, tuttavia, potrebbero richiedere molto tempo.
Per quanto riguarda la questione centrale della denuclearizzazione, la dichiarazione rivendica simbolicamente l'obiettivo comune di realizzare, attraverso la nozione di completa denuclearizzazione, una penisola coreana priva di nucleare, ma ovviamente senza dettagli specifici su quando, con quale approccio, in che misura ed a che "prezzo" realizzarlo. Questo è comprensibile, in quanto sono le questioni "di base" da mettere sul tavolo tra Kim e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
L'incontro di questa settimana è stato il terzo vertice tra Nord e Sud dall'inizio del nuovo millennio. I precedenti due summit si sono svolti nel 2000 e nel 2007. Come ha lasciato intendere Moon nei suoi colloqui con Kim, non ci sono stati progressi negli ultimi 11 anni dall'ultimo vertice. Ma lo stesso Moon vuole davvero realizzare un cambiamento, proprio come Kim, anche se questo ovviamente è solo l'inizio del primo ciclo di riconciliazione e processi di pace nella penisola coreana.
Tuttavia, l'incontro e la dichiarazione conclusiva rappresentano passi importanti per le due Coree. Ospitando questo summit storico e in vista dell'imminente summit USA-Corea del Nord, il messaggio di Moon a Trump è chiaro: ho fatto quello che posso, e ho portato Kim al tavolo, ora è il tuo turno di siglare un accordo, quindi per favore non rovinare tutto.
*L’autore è ricercatore presso Yonsei Institute for Sinology e docente presso la Graduate School of International Studies dell'Università Yonsei in Corea del Sud
(Traduzione de l’AntiDiplomatico)
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