“Più Europa”, ha voluto chiamare il suo partitino (annesso al PD) Emma Bonino. Vien da esclamare: ma la mamma(na) d’Italia non è ancora sazia di infliggere morte? Aborto, eutanasia, tutte le guerre per Israele che hanno devastato Irak, Siria e Libia sono state dalla Bonino sostenute – e adesso anche Più Europa.
L’Europa che ci ha dato la UE è il regresso: dovuto a due decenni di ricetta economica sbagliata, l’austerità e l’egemonia tedesca. “Più Europa” significherà anche peggio. “Gli idioti che dominano l’oligarchia europea – scrive l’economista Bruno Bertez – non hanno preso atto dello sconvolgimento del Brexit, dell’avvento di Trump, della presa del potere di Xi Jinping, delle mutazioni in Medio Oriente. Non hanno ancora capito che conducono una battaglia di retroguardia, e di adattamento a un mondo che sta per schiattare; che è stata girata la pagina di una certa forma di globalizzazione, di cooperazione e di organizzazione del mondo”....
Macron, creato nel laboratori Rotschild per realizzare un processo europeo di “riforme”, ovviamente in accordo con la Merkel, si ritrova col progetto mancato dalla sconfitta della Cancelliera – e dalla paralisi della politica tedesca,la supposta egemone, che ne deriva. Nonostante ciò, pronuncia discorsi di questo tipo:
“La nostra sfida al cuore della zona euro, è sapere come fare di questa zona una potenza economica concorrente della Cina e degli Stati Uniti, e come possiamo risolvere il problema che da dieci anni non riusciamo a risolvere, creare occupazione”.
Patetico. La Cina sta costruendo la colossale rete infrastrutturale eurasiatica, Trump sta almeno cercando di reindustrializzare l’America con dosi di protezionismo e riduzioni fiscali. Ma in Europa “nessuno grande progetto, niente America First, nessuna Silk Road; l’Europa non finisce mai di tentare di rinascere da se stessa, di voler rinascere contro natura e contro cultura”, scrive Bertez: “Le riforme cui pensano (gli eurocrati) sono puramente difensive, meramente destinate a far durare a prolungare – se occorre uccidendo quel che resta di volontà, coraggio ed energia nei popoli; non dà alcun respiro per andare avanti,per partire all’assalto di una nuova frontiera. Il gran progetto d’Europa, è l’organizzazione del suo declino attraverso la Sostituzione [demografica] e l’Esportazione [bottegaia alla tedesca].
Mentre i cinesi hanno visto il benessere, una gran parte di europei non han guadagnato strettamente nulla dalla creazione della moneta comune. Anzi: crescita rallentata, angherie fuori misura [vedi Grecia, Portogallo, Italia – minacce di sanzioni a Ungheria e Polonia], regresso, ecco ciò che hanno ricevuto le popolazioni. La sola cosa che davvero tiene questi popoli passivi,invecchiati e in declino attaccati alla UE, è la paura: la paura di uscire dall’euro, la paura del caos immaginario che le centrali della propaganda bancaria e mediatica mantengono accuratamente viva . Ma il fatto è che la popolazione, che vede il crescere delle disuguaglianze, la disoccupazione di lunga durata, l’invasione incontrollata di immigrati, non partecipa più alla costruzione. Il voto nella stessa Germania, per non parlare dell’Austria, lo dice chiaro; l’insubordinazione di Ungheria e Polonia allarma gli eurogarchi. L’unica intenzione che li assilla è: impedire con ogni mezzo l’affermazione di “populisti”, tutti quelli che non vogliono “più Europa” ma se mai Europa delle patrie, nei governi via libere elezioni. Tutti i ridicoli sforzi di formare un governo qualunque in Germania, escogitando le coalizioni più improbabili, neutralizzare i partiti critici della UE, AfD, FDP, CSU. Per l’Italia, le elezioni di marzo, il progetto concepito a Berlino è una pseudo-grande coalizione Renzi-Berlusconi, per sbarrare il passo sia al Movimento 5 Stelle e alla Lega, restare sotto l’euro facendo paura alla gente se si esce dall’euro. Per intanto, si approfitta di un miglioramento puramente congiunturale, che passerà, per battere la grancassa pubblicitaria: l’Europa è uscita dalla crisi! Cresce del 2 %! Solo l’Italia resta indietro! Eccetera. E’ una corsa contro il tempo (quando Draghi lascerà il posto e si dovrà rientrare dalla stampa forsennata pseudo-capitale), contro le ricomposizioni politiche indotte dalla presa di coscienza popolare, la quale va ritardata sempre più. “Si stanno precipitando per rendere ogni consultazione popolare inutile e senza effetto.
Attraverso riforme istituzionali, di forzare e violentare per ottenere quel che non sanno ottenere nel quadro nazionale. Di rendere irreversibile la costruzione difettosa (“l’eurozona non rispetta quasi nessuno dei criteri richiesti per rendere efficace un’unione monetaria ottimale”) per adesso tenuta insieme dalla creazione monetaria di Draghi attraverso un corsetto istituzionale non votato. Schiacciando al passaggio quel poco che resta di democrazia”.
Questo significa oggi, in neolingua orwelliana, “Più Europa”: più centralizzazione sovrannazionale.
La “riforma” la stanno elaborando i paesi del Nord uniti attorno a Germania e Olanda. Più decisi che mai a non mutualizzare i loro attivi coi paesi del Sud, Italia e Spagna ma anche Francia, che loro considerano fare una politica di bilancio troppo lassista e poco seria. Il che è vero (per l’Italia), ma allora ciò significa che la zona euro è impossibile, essendo sub-ottimale e riducendo a disoccupazione e salari bassi il Sud, e quindi va sciolta ordinatamente. Invece no: il Nord propone (impone) riforme consistenti in “un migliore rispetto del Patto di Stabilità: deficit pubblico sotto il 3% del Pil, debito pubblico inferiore al 60%, la miglior difesa contro future crisi finanziarie”. Insomma più dosi di quel che già conosciamo: il Patto di Deperimento del Sud Europa, vero nome dell’orwelliano Patto di Stabilità. Ovvio che Berlino voglia che riduciamo il nostro debito pubblico sotto il 60%, e “solo poi” metterà in comune i suoi attivi col nostro passivo: perché allora non avremo più passivo. Ma vi pare che ciò sia, semplicemente, possibile? Ridurre il debito pubblico oggi al 35%, al 60?
Eppure è quello che hanno promesso tutti i governi non-eletti. E che prometterà ancora il governo Renzi-Berlusconi (o Gentiloni-Tajani-Grasso-Alfano, quel che sarà).
Ci gabelleranno un “bilancio comune europeo” e persino un “ministro delle Finanze europeo”, ma solo perché a Berlino la Merkel non ha chiuso all’idea, a patto naturalmente che di vedere come sarà finanziato e a chi servirà il primo, e a condizione che il ministro delle Finanze europeo abbia come missione il far valere il controllo sui deficit e il debito: insomma uno Schauble – direttamente sulle nostre teste, del tutto insindacabile – un prefetto di quei collegi per poveri che due secoli fa bacchettava i ragazzini sulle dita col righello. Ma dotato di poteri “europei”.
Poi ci si parlerà del “Fondo Monetario Europeo”: la Germania ha capito che conviene, dopo che il Fondo Monetario Internazionale aveva preso le distanze, agghiacciato (ed è tutto dire) di fronte alla tortura inflitta dalla UE alla Grecia, più precisamente dalla banche tedesche e francesi che l’avevano indebitata nel modo più demente, e volevano tornare dal pessimo e stupidissimo investimento. In pratica, il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), creato anche coi soldi nostri per aiutare i paesi in difficoltà facendo loro dei prestiti, sarà ribattezzato FME, con la stessa dotazione, 500 miliardi.
Però però, attenzione: Berlino è inquieta, perché nel MES ha il suo peso proporzionale al capitale che apporta, 27%, e invece nel FME, istituzione “comunitaria”, il suo peso sarebbe uguale a quello degli altri. Potete scommettere che alla fine i nostri governanti accetteranno che la Germania abbia anche nel nuovo organo il potere preponderante che ha nel MES.
Sono a buon punto per gabellarci come “unione bancaria” la finzione che hanno messo in atto dal 2014, per rendere le banche dell’eurozona più sicure: dicono di aver già risolto la “supervisione delle banche”: certo, supervisione a cui sono stati sottratti i derivati nelle pance delle banche tedesche e francesi, “ 6.800 miliardi di euro, oltre 12 volte l’ammontare dei crediti deteriorati” nostri, di cui solo ora Bankitalia s’è accorta e su cui aprirà la discussione “a Bruxelles”, per avere qualcosa in cambio sul piano dello sforamento dei conti nostri. S’intende che la gamba principale della presunta Unione Bancaria, la garanzia europea sui depositi per rassicurare i risparmiatori, sarà come minimo difficile attuarla, perché (avete indovinato) la Germania non vuole pagare – e nemmeno può, essendo le cifre titaniche.
DIECI ANNI DI RECESSIONE
Un accordo invece sembra esserci sulla “armonizzazione fiscale”, per impedire la concorrenza che i paesi si fanno detassando le multinazionali che si degnano di prendere sede fiscale nel loro territorio. Ciò riguarda soprattutto i colossi Usa, Google, Apple, Facebook e Amazon, e quindi si può. La Commissione europea ha scoperto che mentre le imprese normali pagano il 20% in media di imposte sulle società, i titani del web pagano il 9. L’Osservatorio delle politiche economiche europee in Europa (Strasburgo) ha scoperto che negli ultimi 20 anni il l’imposta media sulle società in Europa è calata del 33% – qualcuno l’ha lasciata calare, adesso se n’è accorto.
Anche questo significa “più Europa”.
Frattanto, scade il decimo anniversario della grande depressione; dieci annimai curati dagli oligarchi e dalle elites.
“Le elites”, ricorda Bertez, “vogliono farci credere di aver ben lavorato – cosa falsa”.
– Anzitutto, sono state loro a creare la crisi
– La “crescita” non è mai davvero ripartita: 1,4% l’anno – e loro si sono inventati il “rallentamento secolare”, il nuovo normale, eccetera.
- La crescita appena migliore degli ultimi mesi di cui le elites si vantano, “l’hanno ottenuta al prezzo di trilioni di nuovi debiti, di una creazione monetaria senza precedenti che manda in putrefazione i bilanci delle banche centrali, e di una disparità tra ricchissimi e poverissimi, mai vista nemmeno nei cosiddetti secoli bui, che azzera gli ultimi residui di democrazia intesa come”uguaglianza” dei cittadini e rende le masse, agli occhi dei privilegiati nel lusso, “popoli superflui”.
- Oltretutto, e qui è “il costo storico fenomenale delle loro politiche”, una pseudo-crescita ottenuta “con una miriade di bolle finanziarie globali che, un giorno o l’altro, scoppieranno. Il costo dello scoppio è lo abbiamo davanti, il prezzo non è stato pagato”.
L’ultima: la Bonino “ha litigato col PD”, perché non ha mantenuto la promessa di raccogliere le firme di cittadini per la presentazione della sua nuova lista “Più Europa”, e “le dobbiamo raccogliere da soli” – come si fa in democrazia. E inoltre, non è una specialità dei radicali, la raccolta? Ma ecco l’ultimissima, la vera notizia: il partito radicale, quello che ha i 20 milioni l’anno di denaro pubblico per Radio Radicale, ha rifiutato di aiutare Emma Bonino – perché ha mancato di rispetto, a suo tempo, Pannella, il guru divinizzato ed imbalsamato della setta. Ma non importa, non serve più la Bonino. Chiunque altro ci darà “Più Europa”.
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