La nostra intervista a Giorgio Cremaschi, ex Segretario Fiom e candidato a Napoli e
Bologna per la Lista Potere al popolo. "Lavoro, Welfare e diritti sociali possono tornare protagonisti in questo paese solo con la rottura chiara con Bruxelles".
di Alessandro Bianchi
Partiamo dalla sua candidatura. Perché dopo 50 anni di militanza attiva, come ha ricordato in un suo recente scritto, ha scelto di candidarsi alle elezioni al Parlamento italiano solo ora? E cosa l’ha convinto di Potere al Popolo?
Mi hanno convinto la crisi drammatica che vive la politica nel nostro paese e il coraggio e l'entusiasmo dei giovani di Je So Pazzo. Qualcosa dobbiamo fare e dobbiamo farlo ora. Il delirio mediatico, economico e culturale che espelle tutto ciò che non è conforme al pensiero unico dominante è stata sicuramente la spinta decisiva. Vorrei essere molto chiaro su questo punto: siamo tornati al livello della politica borghese ottocentesca in cui il mantra del sistema verso le classi meno abbienti era: “Non si può far nulla”. Prendete la decisione ultima votata ieri sul Niger auspicata dall’UE e voluta da Macron. Abbiamo deciso di mandare i nostri soldati all’ordine di Macron in un’iniziativa neo-coloniale per difendere il governo più corrotto dell’Africa, responsabile di disastri economici che spingono tante persone ad emigrare, e, pensate, lo hanno votato insieme centro destra e centro sinistra, che poi alla sera fanno finta di litigare in TV. Ecco se la Politica oggi in Italia si è trasformata in un’enorme e perenne fake news, mettersi in gioco è un dovere ed è per questo che ho accettato la sfida....
Perché Potere al Popolo?
Tanti motivi assieme mi hanno convinto a compiere questa scelta. E ad essi aggiungo anche il disgusto per una competizione elettorale che vede tre diverse forze liberiste scontrarsi, in attesa di governare assieme, se nessuno avrà i voti sufficienti per farlo da solo. E contro queste forze una finta sinistra, in realtà una corrente esterna del PD, che già prima del voto comincia ad accordarsi con quel partito. Non ci sarebbero stati appelli al voto utile, al meno peggio, a turarsi il naso, che mi avrebbero convinto a votare uno di questi. Nasce una lista diversa da tutte le altre, che si propone di organizzare il popolo oppresso e sfruttato ben oltre la scadenza elettorale. La passività di fronte alle ingiustizie è davvero l’elemento più forte della società attuale. Ed è proprio su questo che vorrei essere molto chiaro: il voto non è che un primo passo di per sé del tutto insufficiente. Serve modificare i rapporti di forza che oggi si sono strutturati nella nostra società e per farlo dobbiamo riorganizzare la lotta popolare contro i padroni interni ed esterni. Per questo è nata Potere al popolo.
A proposito di fake news. In questi giorni i giornali sono invasi dalla retorica renzista della “ripresa economica”, della “ripresa dell’occupazione”... Se guardiamo i numeri però in questo paese sono milioni e milioni i poveri e coloro che ci stanno diventando, i disoccupati, i precari, coloro che decidono di non curarsi più perché inadempiente. Sono centinaia di migliaia le persone senza una casa. Sono queste persone il vostro riferimento elettorale?
Siamo un’autoconvocazione in cui chiunque può sentirsi coinvolto e portare la propria esperienza di lotta. Da questo punto di vista è veramente un piccolo miracolo. Nato da un appello dell’Ex Opg di Napoli, in cui sono confluite forze organizzate è vero, non ha un centro. Vive di proposte di lotta quotidiane e di assemblee territoriali. Ad oggi siamo l’unica forza politica che ha un programma chiaro per punti e che ha identificato con altrettanta chiarezza quali sono i nemici che si devono combattere per applicarlo: le corporazioni transnazionali, l’Unione europea e la NATO. Da loro non chiediamo legittimazione perché sono i nostri nemici.
In molti vi stanno associando a Syriza. Che ne pensa?
Personalmente ritengo l’esperienza di Syriza un fallimento e un tradimento delle richieste popolari espresse con il famoso referendum anti-austerità disatteso da Tsipras. Il nostro punto di riferimento più vicino, anche se sono contrario sempre a fare paragoni con l’estero, è la France Insoumise di Melenchon.
La piattaforma Eurostop negli ultimi mesi aveva coraggiosamente messo al centro tre NO chiari: Ue, Nato e euro. Leggendo il programma di Potere al Popolo manca all’appello l’euro. Perché? E qual è la posizione della lista verso le organizzazioni sovranazionali europee?
Deve essere chiaro come premessa che noi siamo l’unica forza politicha che nel programma indica la rottura con l’Unione Europea. Certo mi capita di essere d’accordo con esponenti del Movimento Cinque Stelle in alcune loro dichiarazioni e perfino con l’economista della Lega Claudio Borghi che ha posizioni addirittura socialisteggianti quando parla dell’Unione Europea. Ma poi si ritrova alleato di Berlusconi e il Cinque Stelle ha ormai chiarito che non ha nessuna intenzione di fare la guerra a Bruxelles. Quindi, e questo lo voglio ribadire con forza, noi siamo gli unici a porre la rottura dell’Unione Europea come cardine del nostro programma. Del resto - come ci ha ricordato da ultimo Moscovici facendo capire che il prossimo governo sarà concordato con la Troika - lavoro, Welfare e diritti sociali possono tornare protagonisti in questo paese solo con la rottura chiara con Bruxelles.
E’ vero che sull’euro nella Lista non c’è una posizione chiara come quella di Eurostop. Ci sono forze che hanno una posizione diversa e che pensano che sia possibile concordare nuovi parametri in vista di un maggior coordinamento dei paesi dell’Europa del sud. Questo chiaramente in un contesto in cui l’Unione Europea e le logiche mercantiliste non esiteranno più. Io, al contrario, rimango fermamente convinto che sia necessario ritornare alla sovranità monetaria. Del resto, il nostro programma economico pone al centro la nazionalizzazione della Banca d’Italia, la modifica dell'art.81 della Costituzione che ha introdotto il pareggio di bilancio e il ritorno ad un forte controllo pubblico dell’economia.
Nazionalizzazioni, diritti sociali e lavoro. Il programma di Lista Potere al Popolo è di fatto l’antitesi dell’Unione Europea e della zona euro. A proposito di Melenchon e prendendo a riferimento anche Linke e il nuovo corso laburista di Corbyn, sempre più forze a sinistra in Europa non hanno più molte remore nell’attaccare frontalmente queste organizzazioni. In Italia invece si è sempre molto timorosi. Perché?
Noi siamo gli unici che facciamo finalmente chiarezza e che facciamo un discorso molto preciso anche sul debito. Mentre Pd e Forza Italia - che hanno lo stesso programma anche su questo - pensano a svendere ulteriormente il nostro patrimonio pubblico noi diciamo basta. Noi diciamo con forza che non ripagheremo più i 70 miliardi di euro di usura che ogni anno diamo alle banche come paese. Questi soldi verranno utilizzati per istruzione, sanità e lavoro. Non per le banche.
Il nostro è il programma più sovrano che esiste sul panorama politico italiano. Non c’è niente di più sovrano nell’affermare il ritorno della sovranità popolare contro i poteri esterni come facciamo noi. E’ vero c’è ancora troppa timidezza nel dirlo.
Viviamo, del resto, nei fallimenti della sinistra e ne paghiamo le conseguenze. Noi come Lista lo abbiamo nel programma. Gran parte delle candidature sono storie personali e politiche che nulla hanno a che vedere con i fallimenti della sinistra. Tante persone candidate hanno vissuto con la loro esperienza diretta di lotta la malvagità del peggiore dei sistemi possibili, quello dell’Unione Europea. Ma sono d’accordo, la richiesta di rottura deve essere gridato con più forza. Bisogna essere meno timidi nel dire che l’Unione Europea, insieme alla Nato, sono oggi il nostro principale nemico contro cui combattere. Spero che la nostra crescita possa essere da stimolo per rompere questa timidezza.
A proposito di sovranità. In Europa diverse forze a sinistra iniziano a interrogarsi sul concetto di nazione e sulla costruzione di un programma di immigrazione meno utopico. Potere al popolo che posizioni sta maturando?
La nazione è il popolo. E la sovranità appartiene al popolo come chiarisce la nostra Costituzione. Solo in quello strano paese che è l’Italia tutto questo ha assunto connotati di destra. Noi siamo per rifare della sovranità popolare sancita dalla Costituzione il perno di riferimento del paese. Rifiutiamo qualunque connotato etnico o razziale. Per me il riferimento è il popolo senza distinzione alcuna di razza. Sono gli oppressi, i lavoratori sfruttati…
Sull’immigrazione c’è il punto di rottura più forte con le destre. Il punto di partenza dell’analisi che manca sempre quando si affronta la questione è che il sistema attuale ha reso l’Italia un paese in cui i giovani scappano. C’è un’emorragia di gente che scampa. Secondo punto che manca sempre nel dibattito: basta alimentare questa perenne guerra contro i poveri. E’ l’assenza di parità di diritti che crea l’emarginazione e lo scontro. Quando ci sono pari diritti, pari dignità non c’è scontro tra poveri.
Il vero razzismo è quello contro i poveri. Quando lo sceicco di turno compra la squadra di calcio non c’è razzismo, anzi. Il razzismo è contro la povertà. Quindi iniziamo ad aggredire la povertà, iniziamo a puntare sui diritti, e iniziamo ad interrompere le politiche imperialiste di guerre e sfruttamento economico contro quei paesi da cui sono costretti a sfuggire in migliaia e migliaia. Il neo-colonialismo e l’imperialismo ad esempio di Minniti con la Libia alimentano i problemi non li risolvono. Prendiamo poi a riferimento il Niger e la nuova scellerata decisione del Parlamento italiano. Cosa andiamo a fare in quel paese esattamente? E se le popolazioni di quei paesi scappano dalle miserie, dalle guerre e dallo sfruttamento delle multinazionali di chi è la colpa? Fermare la migrazione aggredendo la povertà e le politiche imperialiste. Le migrazioni si fermano quindi, anche qui, attaccando i veri nemici: Unione Europea e Nato.
Veniamo finalmente alla NATO da Lei citata più volte. Potere al Popolo è per la rottura? E perché nel programma non si fa riferimento ai criminali interventi compiuti in ex Jugoslavia, Libia, Siria, Ucraina e da ultimo l’attacco al Venezuela?
La rottura con la NATO come quella con l’Unione Europea è il cardine del nostro programma. Rottura immediata senza se e senza ma. Ma nel nostro programma è spiegata bene la motivazione con i contenuti e con i riferimenti alla condizione di servitù cui il nostro paese è costretto e per cui è costretto a delinquere. Ad esempio il 20 saremo a Ghedi per dire basta alle armi nucleari nel nostro paese. Quello che non si sa perché non si dice è che l’Italia è un paese canaglia per colpa della NATO, violiamo il nuovo Trattato Onu installando armi atomiche di nuova generazione, costruite per essere utilizzate ecco la novità rispetto a quelle presenti in passato. E’ una politica di criminali. Quante volte ho ripetuto di criminali in quest’intervista? Legalità in campagna elettorale la sento nominare all’infinito, ma quando la politica legale è criminale la ribellione è l’unica strada.
Sui riferimenti ai paesi della domanda, questi esempi di crimini della Nato del passato e del futuro sono sempre presenti nei nostri dibattiti e nelle assemblee che hanno prodotto il problema. Sono quegli esempi che hanno maturato le nostre linee guida e che ci differenziano totalmente da Liberi e Uguali, al cui interno, al contrario, ci sono diversi fautori di “imprese umanitarie” passate e future.
Vorrei finire con il Lavoro. Dopo la tragedia di Milano, anche oggi dobbiamo registrare l’ennesima morte di un giovane diciannovenne a Brescia. Il mondo del lavoro in Italia che livello ha raggiunto? E quali le proposte di Potere al Popolo?
Il Lavoro è in una situazione di disastro totale. Ogni linea rossa è stata superata. Si vede nella faccia di quegli operai di quell’azienda di Milano che avevano paura di dire che i loro colleghi erano stati assassinati barbaramente per paura di perdere il loro posto. Il lavoro è stato trasformato in schiavitù materiale ed etica. Si permette che si muoia di cancro, di gas, ci si ammali. La responsabilità non è mai delle vittime, ma dei carnefici. E provo ribrezzo ascoltando quegli economisti che ancora oggi, nonostante tutto, parlano di produttività o ad Agorà, trasmissione TV, in cui si mostrava per l’ennesima volta la storia dei furbetti del cartellino quando anche nel pubblico ci sono infermieri che muoiono per troppo lavoro. Siamo di fronte ad una società culturalmente fascista verso il lavoro. Il lavoro è oggi oppresso come non lo è mai stato a mia memoria. I diritti nel passato li abbiamo conquistati, persi ma mai come oggi la situazione è in mano ad un pensiero criminale che produce morti. Tanti morti.
Cosa propone la lista del popolo? L’abbattimento totale del sistema attuale con la cancellazione immediata di una serie di provvedimenti: Legge Fornero, Buona scuola con l'alternanza scuola lavoro gratis, il Jobs Act e i suoi precedenti (dalla legge Treu). Il punto di partenza immediato è la lotta allo sfruttamento. Gli sfruttati devono riprendersi in mano le loro vita. Anche e soprattutto questo è Potere al popolo.
Sempre sul lavoro. Non crede sia giunto il momento di allargare la sfera all'interno dei quali si considerano gli sfruttati? Mi spiego meglio, l’artigiano, le Partite Iva che non arrivano a fine mese, i piccoli imprenditori che lavorano 15 ore al giorno per salvare i posti di lavoro dei loro dipendenti e che conservano un salario minimo dignitoso per le loro famiglie non devono rientrare oggi in questa categoria? E se per “padroni” nel 2018 sono da considerare le corporazioni economiche e finanziarie transnazionali, non è il momento di allargare gli strati sociali di persone a cui rivolgere la proposta di rottura dalle catene attuali?
Assolutamente si. Bisogna costruire un blocco sociale d’intesa che sappia unire gli sfruttati tutti, i poveri e coloro che subiscono le oppressioni di questo sistema. Badate bene: questo sistema per mantenersi in vita ha bisogno di mettere uno contro l’altro il pensionato con l’artigiano, la partita Iva con il dipendente pubblico. Il popolo insieme può uscire da questa gabbia e per questo bisogna lavorare per un blocco sociale.---
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