PS: Siamo avanti di 94 anni dalle dimissioni di Don Sturzo per ordine di Pio XI...<<"per non opporsi alla legge Acerbo di Mussolini e mettersi contro il fascismo">>...Io chiedo:" Considerando che tale legge è stata copiata-incolla + peggioramento da partiti politici dal Governo odierno....nessuno si sente un...Don Sturzo...?
umberto marabese
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Il 5 luglio, in una lettera a padre Pietro Tacchi Venturi (un gesuita responsabile dei rapporti tra il Vaticano e i politici italiani), il cardinale Gasparri riferiva che le dimissioni di Sturzo erano un'esplicita richiesta di papa Pio XI, poiché "ora il Santo Padre ritiene che, nelle attuali circostanze, in Italia un sacerdote non può restare alla direzione di un partito, anzi dell'opposizione di tutti i partiti avversi al governo, auspice la massoneria."[3]
A tale richiesta, il 9 luglio 1923 Sturzo rispose con una lettera nella quale, pur ribadendo la sua obbedienza al pontefice, esprimeva le sue perplessità sulle conseguenze politiche delle stesse in quanto, così facendo, sarebbe stato palese l'intervento diretto della Santa Sede "negli affari politici d'Italia", "verrebbe minorata la libertà politica dei cattolici", e il Partito Popolare Italiano ne sarebbe rimasto "scompaginato o ridotto ad un puro organismo elettorale alla mercé di qualsiasi governo"....
Testo della lettera scritta da don Sturzo a Pio XI... |
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Di seguito il testo della missiva; in grassetto sono riportate le note apposte dal Papa.
Beatissimo Padre, (...) ho ricevuto comunicazione del desiderio di V[ostra] B[eatitudine] che io lasci
senza indugio la segreteria politica del partito popolare italiano; e nella forma come mi è stato espresso il desiderio e per la testimonianza della pia e veneranda persona che me l'ha comunicato, debbo ritenere che si tratti d i un comando [desiderio motivato].
Ed al comando di V.B. io non posso che rispondere: obbedisco, con la serenità di chi compie
semplicemente il proprio dovere. (...) Anzitutto tanto gli avversari di ogni colore quanto gli amici del partito popolare italiano, attribuiranno il mio ritiro ad un intervento della S. Sede; e ciò alla vigilia della discussione alla Camera dei deputati del disegno di legge sulla riforma elettorale e politica. Come smentire ciò? Con quali mezzi? Forse con delle menzogne? [No certo; ma con i riflessi suggeriti: il bene del Ppi e della Chiesa Cattolica.] Non potrei.
Del resto (...) nessuno vi presterebbe fede e sarebbe vana e pericolosa qualsiasi smentita. Le
conseguenze, secondo il modo di vedere, sarebbero tre: a) che verrebbe accreditata l'opinione che la S. Sede interviene negli affari politici d'Italia (...); b) che verrebbe minorata la posizione e la libertà politica dei cattolici a formarsi un partito politico autonomo (...); c) che il partito popolare italiano verrebbe ad essere scompaginato o ridotto ad un puro organismo elettorale alla mercé di qualsiasi governo. Non posso né debbo attribuire alla mia persona il merito di tenere stretta la compagine popolare in momenti difficili; però non posso dissimulare che in un periodo nel quale ogni ausilio umano e ogni aiuto economico sono mancati[4], quando sono state sciolte a centinaia e centinaia di amministrazioni pubbliche popolari; quando le leghe sindacali o sciolte o rese impotenti o costrette a passare al fascismo e circoli e cooperative devastate, e persone innumerevoli o messe al bando o bastonate, martoriate e persino uccise, la possibilità di una difesa politica della libertà e delle leggi umane e civili ha tenuto i nostri uomini e il nostro organismo ancora in piedi e il mio povero nome è servito a creare fiducia e forza al partito, anche presso le popolazioni che vivono nel regime del terrore. Ecco perché io credo che il mio repentino ritiro oggi può danneggiare quel partito che si ispira veramente ai principi cristiani del vivere civile, e che nella mancanza di qualsiasi carattere di virilità oggi serve a limitare nella mia coscienza pubblica, l'arbitrio della dittatura. Don Sturzo ----------------------------------------
Nella lettera con la quale mi è stato espresso il desiderio della B.V. è detto che nell'opposizione al
governo, da me diretta, ne sia stata auspice la massoneria [A Pisa la massoneria deliberava testé di sostenere don Sturzo nella opposizione al G.]. (...) Debbo aggiungere che mai, né direttamente né indirettamente, la massoneria ha avuto un solo momento di tolleranza verso il partito popolare italiano. (...) Nella stessa lettera succitata è detto che questo atto (l'ordine che io mi ritiri da segretario politico) non debba ritenersi come poco benevolo verso il partito popolare, ma solo ispirato agli nteressi superiori della Chiesa.
Ringrazio la B.V. di questa assicurazione ma non saprei come poter fare a che gli altri amici
ed avversari riconoscano e si convincano che sia veramente così [Veramente è così]. Purtroppo, il ritiro sarà fatto passare come una implicita sconfessione del partito popolare italiano (...). Tenderà a far credere che la Chiesa appoggi il governo fascista e il fascismo, i cui metodi non solo nel campo politico ma anche in quello etico sono per tante ragioni a riprovarsi.
La lettera proviene dall'Archivio di Pio XI aperto alla consultazione il 18 novembre 2006. Le
dimissioni di Sturzo crearono non poco scalpore all'epoca in particolar modo perché arrivarono alla vigilia della discussione parlamentare sulla legge elettorale Acerbo, fortemente voluta dal governo e osteggiata dall'opposizione. Le dimissioni di Sturzo indebolirono grandemente il partito popolare, minandone la legittimazione verso la base cattolica, e vennero interpretate come la sconfessione da parte della chiesa cattolica dell'opposizione politica al fascismo.---- |
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