(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) –
Leggendo l’ultimo sermone domenicale di Eugenio Scalfari, viene in mente Fantozzi che si martella il pollice montando una tenda col ragionier Filini ma, siccome è notte e non vuole svegliare gli altri campeggiatori, corre per il bosco e solo quando ne esce prorompe in un lungo e liberatorio grido di dolore. Nato a Civitavecchia nel 1924, fascista sotto il fascismo, non pervenuto durante la Resistenza, antifascista dopo la caduta del Duce, da allora Scalfari passa per un sincero democratico: sia da liberale, sia da pannunziano (a Il Mondo, quando andava in via Veneto), sia da radicale, sia da deputato socialista, sia da filocomunista, sia da craxiano, sia da demitiano, sia da occhettiano, sia da dalemiano, sia da prodiano, sia da veltroniano, sia da ciampista, sia da napolitaniano, sia da mangiapreti, sia da papista, sia da lettiano antirenziano, sia da filorenziano – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 17 ottobre 2017, dal titolo “La sera andavamo a Predappio”.
Il travestimento dura 72 interminabili anni. Poi l’altroieri l’anziano reazionario non ce la fa più ed esplode finalmente nell’urlo più liberatorio e fantozziano: la democrazia è una cagata pazzesca!...
Testuale, a proposito del Rosatellum imposto da Renzi&C. con la fiducia al governo per far fuori la prima forza politica del Paese (i 5Stelle) e far vincere le elezioni alle altre: “Zagrebelsky è un mio amico, gli voglio un gran bene e ho grande stima per le sue capacità giuridiche ma sono da tempo in totale disaccordo sulla sua posizione politica. Lui ha molta considerazione per il popolo sovrano. È il popolo che deve decidere e decide e questa è la democrazia. La mia tesi è molto diversa
La sovranità è affidata a pochi che operano e decidono nell’interesse dei molti”. E quei pochi è meglio che non siano neppure eletti, visto che ultimamente il popolo bue (altro che sovrano) sbaglia sempre a votare: meglio farli nominare dai capi-partito, possibilmente da quelli che piacciono a Scalfari o chiedono consiglio a lui. Qualcuno, impertinente, ne ha concluso che, data l’età, il Fondatore non ci sta più con la testa.
Noi invece pensiamo che non sia mai stato così lucido: ha solo perso i freni inibitori e può finalmente dire quello che aveva sempre clandestinamente pensato, ma non gli era mai convenuto scrivere, sennò ti saluto Mondo, Europeo, Espresso, Repubblica e relativi lettori. In effetti era dai tempi del conte de Maistre e del principe di Canosa che non si leggeva un pensiero politico di così ampie vedute. Manca solo un appello a farla finita col suffragio universale e a ripristinare quello per censo o per lombi, onde evitare che il voto di uno zotico grillino valga quanto quello del principe Eugenio e degli altri ottimati.
Ma una di queste domeniche arriverà. Seguirà una perorazione a riscrivere la Costituzione fin dall’articolo 1, ancora attardato su concetti polverosi e comunisti come “la sovranità appartiene al popolo”, che poi contribuiscono a traviare anche le menti migliori. Sfido io che Zagrebelsky “ha molta considerazione per il popolo sovrano”: a furia di lasciarlo lì all’articolo 1, ’sto popolo sovrano, va a finire che uno poi ci si affeziona. Resta da capire che ci stia a fare, sopra gli editoriali di Scalfari, la testata la Repubblica, in luogo della più consona “l’Oligarchia” o “l’Aristocrazia” o “la Dittatura”.
La sovranità è affidata a pochi che operano e decidono nell’interesse dei molti”. E quei pochi è meglio che non siano neppure eletti, visto che ultimamente il popolo bue (altro che sovrano) sbaglia sempre a votare: meglio farli nominare dai capi-partito, possibilmente da quelli che piacciono a Scalfari o chiedono consiglio a lui. Qualcuno, impertinente, ne ha concluso che, data l’età, il Fondatore non ci sta più con la testa.
Noi invece pensiamo che non sia mai stato così lucido: ha solo perso i freni inibitori e può finalmente dire quello che aveva sempre clandestinamente pensato, ma non gli era mai convenuto scrivere, sennò ti saluto Mondo, Europeo, Espresso, Repubblica e relativi lettori. In effetti era dai tempi del conte de Maistre e del principe di Canosa che non si leggeva un pensiero politico di così ampie vedute. Manca solo un appello a farla finita col suffragio universale e a ripristinare quello per censo o per lombi, onde evitare che il voto di uno zotico grillino valga quanto quello del principe Eugenio e degli altri ottimati.
Ma una di queste domeniche arriverà. Seguirà una perorazione a riscrivere la Costituzione fin dall’articolo 1, ancora attardato su concetti polverosi e comunisti come “la sovranità appartiene al popolo”, che poi contribuiscono a traviare anche le menti migliori. Sfido io che Zagrebelsky “ha molta considerazione per il popolo sovrano”: a furia di lasciarlo lì all’articolo 1, ’sto popolo sovrano, va a finire che uno poi ci si affeziona. Resta da capire che ci stia a fare, sopra gli editoriali di Scalfari, la testata la Repubblica, in luogo della più consona “l’Oligarchia” o “l’Aristocrazia” o “la Dittatura”.
Ma poi i lettori potrebbero non capire e soprattutto non comprare. Meglio procedere per gradi: un passo alla volta e si fa digerire tutto. Urge però una maggior collaborazione delle altre firme. Se vogliamo spiegare al popolo che non solo non conta una mazza, ma è pure giusto così, non è che i vari Mauro, Giannini, Zagrebelsky, Ainis e Folli possono sparare sulla fiducia al Rosatellum tutta la settimana, sennò la domenica il lettore legge Scalfari e gli viene la labirintite. Anche perché due anni fa, il 26.4 e il 2.5.2015, quand’era ancora travestito da democratico, pure lui si scagliava contro la fiducia imposta da Renzi sull’Italicum (“Renzi sta smontando la democrazia parlamentare col rischio di trasformarla in democrazia autoritaria” per “comandare da solo”) e contro le leggi elettorali che mandano al potere “una piccola minoranza del popolo sovrano”. Infatti ora il duca-conte Eugenio Cobram le canta chiare a quei pericolosi democratici che ancora infestano il suo giornale: “Mi è molto dispiaciuto di essere praticamente la sola voce che sostiene queste tesi”. Tutti stecchiti con una frase: strike con una sola palla
Poi, non contento, prepara il terreno (e lo stomaco dei lettori) alla prossima, fantasmagorica svolta: la benedizione al Renzusconi prossimo venturo: “La vera funzione del Pd è opporsi al populismo”, cioè ai “Cinquestelle” e poi volendo pure alla “Lega Nord guidata da Salvini… che contamina l’intera destra berlusconiana. Questa presa di posizione di Renzi esclude eventuali alleanze con il Berlusconi attuale… E tuttavia… il Pd secondo Renzi non resterà solo ma potrà allearsi con una parte del centro”. Quindi, di suo, il Berlusconi della P2, della mafia, delle tangenti, della compravendita dei giudici e dei parlamentari, dei falsi in bilancio, delle frodi fiscali, delle cene eleganti, dei conflitti d’interessi, delle leggi ad personam, non è male: è Salvini che lo “contamina” col suo “populismo”. Perciò niente alleanze “con il Berlusconi attuale”, ma con quello che la sera delle elezioni saluterà Salvini e andrà con Renzi, sì: in quel preciso istante B. smetterà di essere “populista”, diventerà “di centro” perché avrà il merito di non lasciare solo Renzi. Insieme, si capisce, al partito Repubblica-Aristocrazia-Oligarchia-Dittatura che – ricorda il Duca-Conte – è l’unica erede di “Giustizia e Libertà”, “dei fratelli Rosselli, di Ugo La Malfa, di Riccardo Lombardi” e delle “brigate partigiane che erano su quella linea”. Tanto prima di arruolarli ha controllato: se Dio vuole, sono tutti morti.
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