Martedì 27, la NATO ha annunciato l’invio di aerei-radar AWACS
sul cielo siriano: una chiarissima misura di minaccia bellica contro
la Russia, e di sostegno ormai spudoratamente aperto ai terroristi
dell’IS contro Damasco: gli AWACS servono infatti a dare la caccia
agli aerei nemici, di cui lo Stato Islamico è sprovvisto, e non alle
sue Toyota pick-up. Da notare: l’annuncio non è stato dato dagli Usa
impegnati con la loro “coalizione” contro Damasco, ma direttamente dal
segretario della NATO, Jens Stoltenberg, alla fine di una riunione di
ministri della UE. Stoltenberg ha accusato la Russia e la Siria insieme per i
bombardamenti sui terroristi ad Aleppo, e anche della distruzione del
convoglio umanitario del 19 settembre scorso: la falsità di questa
ultima accusa è patente, dato che del convoglio faceva parte, con l’Onu,
la Mezzaluna Rossa siriana, ente collegato con Damasco: assurdo
sostenere che il governo abbia colpito una sua organizzazione.
Le menzogne dei media sono già arma bellica....
Ma la spudoratezza stessa di queste menzogne da parte della NATO –
che fa’ parte della colossale operazione di psy-op denunciata da Manlio
Dinucci – (vedi http://www.voltairenet.org/article193473.html) indica che gli occidentali, in difesa dell’IS alle corde, hanno
innestato la marcia superiore della escalation bellicista.
Demonizzazione finale del “presidente Assad (come già fatto con
Milosevic e Gheddafi), presentato come un sadico dittatore che gode a
bombardare ospedali e sterminare bambini, con l’aiuto dell’amico Putin
(dipinto come neo-zar del rinato impero russo)” fa il paio con
l’accusa di Ban Ki Moon, senza alcuna prova, che l’aviazione russa
“colpisce ospedali, sapendo che è crimine di guerra”, e l’ultimatum di
Kerry a Lavrov; “ sospendete i bombardamenti su Aleppo o è la fine di
ogni rapporto con voi” si unisce con la minaccia di Samantha Power
(spalleggiata dalla Gran Bretagna e dalla Francia) di far cacciare la
Russia dal Consiglio di Sicurezza per indegnità e barbarie. Tutte
queste urla e frenesie vanno intese – insieme con il dispiegamento
degli AWACS – per quello che sono: elementi della preparazione bellica,
escalation e guerra psicologica in atto, la volontà di chiudere le
porte ad ogni pacificazione, compiendo atti irrevocabili, e menzogne
spudorate. Fa’ ripugnanza vedere che nessun governo europeo s’è sottratto a
questa guerra, avanzando come zombi nello scivolo bellico – e allo
scopo strategico di evitare la disfatta dei terroristi islamici. Anzi
anche l’Italia, con la Germania e i rappresentanti UE,
s’è schierata a esigere la “condanna” per “barbarie” della Russia e
della Siria da parte del Consiglio di Sicurezza, in unità servile con
Samantha Power ed i britannici. Circostanze indicative del fatto che il
giornalismo occidentale ha ormai calzato l’elmetto, nessun mezzo di
comunicazione italiano ha ripreso la sensazionale intervista del
giornalista Jurgen Todenhofer al capo militare di Al Nusra che dice:
“Gli Usa sono dalla nostra parte”. Se si deve giudicare dai filmati che
manda il TG 3, la loro inviata Lucia Goracci è ormai embedded coi
Caschi Bianchi, quell’organizzazione fiancheggiatrice dei terroristi
cofinanziata da britannici e americani al ritmo di 60 milioni di dollari
e creata da un militare inglese, James Le Mesurier che La Stampa
chiama “gli angeli di Aleppo”. Adriano Sofri – sempre dalla parte del Bene
Segnale inequivocabile: come chiamato dall’odore del sangue, Adriano
Sofri il mandante del noto omicidio Calabresi, su Il Foglio (noto
giornale neocon) ringhia e freme contro “i pacifisti a tripla
mandata”, quella sinistra arcobaleno che non vuole andare in guerra
per rovesciare Assad: “amate così ad occhi chiusi la ‘pace’ da non
volere l’uso della forza per fermare il massacro”.http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/09/28/aleppo-pacifisti-a-tripla-mandata___1-vr-148249-rubriche_c171.htm Sofri è notoriamente fanatico fautore di ogni intervento umanitario
Made in Usa e per Israel, l’ex capo di Lotta Continua cerca di
superare in settarismo Bernard Henry Lévy di cui è una imitazione nana.
Basta cercare in Rete il suo nome insieme a “Siria” per vedere come
si produce da mesi nella diffusione della propaganda dei Caschi Bianchi:
“L’orrore della Siria negli occhi dei bambini”, rivelava già nel marzo
2013 (“i bambini” sono uno dei motivi più usati per smuovere il
sentimentalismo delle masse e convincerle che è giusto dare la Siria al
Califfato wahabita. Poi: “Avvertite il nuovo pazzo di Damasco che la
sua ora è suonata», in perfetta consonanza con simili minacce di
Hollande e Pentagono, e il franco “Intervenire in Siria” proclamato
sui media il settembre 20015. Insomma fa’ del suo meglio per
partecipare allo sforzo bellico pro-IS. Nessun giornalista italiano dà invece le vere, inquietanti
informazioni che vengono da terreno. Tanto per cominciare, l’aviazione
Usa ha attaccato per la seconda volta in un mese – dopo
il massacro operato freddamente il 17 contro i soldati dell’esercito
siriano, localmente assediati dalla guerriglia da anni – stavolta
colpendo gli edifici della Brigata Politica al centro della città di Al
Mayadin: quanti civili uccisi? Ban Ki Mon e la Goracci non lo dicono.
Inquietanti le truppe turche
Ancora più allarmanti i movimenti delle truppe turche, riportati dal sito francese militare Stratediplo “L’obiettivo prioritario dell’esercito turco, tagliare in due i
territori curdi, non è stato ancora conseguito nonostante la perfetta
coordinazione con lo Stato Islamico che – al contrario di quel che dice
la propaganda turca – si ritira senza combattere da ogni villaggio(da
Jarablus in poi)nel momento stesso dell’arrivo delle forze turche, allo
scopo di evitare di lasciare un intervallo dove potrebbero infiltrarsi
le milizie curde. Ora, i curdi non cercano di opporsi tanto caldamente
all’armata turca, ma continuano a prendere certi territori dello Stato
Islamico, che per parte sua non può contare che sui lanci settimanali
col paracadute”per errore” degli americani di munizioni, essendo stato
il loro cordone logistico con la Turchia tagliato dall’aviazione russa –
che è un’altra ragione per cui la Turchia è entrata in Siria”. Ma “bisogna notare che l’avanzata russa non è stata così rapida come
previsto”, dice il sito. Ma “l’obiettivo della Turchia non è
cambiato, ed ha ancora il 26 settembre annunciato che avanzerà verso Sud
almeno fino alla città di Manbij per stabilirci una “zona di
sicurezza” di 5 mila chilometri quadrati (ossia una zona occupata) che
permetterà da una parte di ristabilire il cordone logistico con lo Stato
Islamico e dall’altra di dividere i territori curdi in una zona est e
una zona ovest”. Da anni Erdogan vuole la “no fly zone” in Siria (e incamerarsene una
parte), e adesso lo sta facendo, con il coordinamento con i terroristi.
Ciascuno vede la pericolosità della situazione: un membro della NATO
sta operando la sua privata invasione dello stato vicino (non è nemmeno
il caso di menzionare il termine di ‘legalità internazionale’) ma se i
russi o i siriano reagiscono, offrono il casus belli all’intervento
diretto NATO. Ovviamente la NATO è assillata dall’urgenza di liberare i suoi
terroristi assediati e bombardati ad Aleppo. “Da assediata che era nei
quartieri ovest e sud dove si era rifugiata i tre quarti della
popolazione, l’armata siriana è passata a liberare quei quartieri nord
dal terrorismo islamista”, scrive Stratediplo: “Ciò spiega la febbrile
attività occidentale per “fare cessare le violenze”, ossia per arrestare
la controffensiva del governo. Ciò s’è tradotto in una campagna di
propaganda mediatica (di cui fanno parte i Caschi Bianchi) accusando il
governo siriano di bombardare la sua propria popolazione civile con
l’aiuto dell’aviazione russa onde far montare una pressione “umanitaria”
che servirà a preparare le iniziative presso l’ONU per stabilire una
zone di sicurezza che vieti il sorvolo dell’aviazione siriana e russa,
insomma il sequestro della spazio aereo siriano. Ovviamente una simile
proposta al consiglio di sicurezza sarà respinta almeno dalla Russia,
sicché non viene presentata in buona fede, ma al solo scopo di
incolpare la Russia. I nemici della Siria formulano tutti i progetti
di risoluzione del conflitto non per facilitarne la accettazione, ma
per assicurare il loro rigetto”. Stratediplo ricorda giustamente che, per contro, “la Russia ha preso
sempre in parola i partner occidentali quanto alle loro intenzioni
pacificatrici”. Nel 2013, quando l’intervento occidentale fu imminente
con l’accusa che Assad usava armi chimiche contro il suo stesso popolo
(accusa che sarà provata falso, poi, dalla giurista svizzera Carla Del
Ponte), Mosca disinnescò l’attacco proponendo il disarmo chimico totale
della Siria, cosa subito accettata da Assad. “Allo stesso modo Mosca propone continuamente agli Stati Uniti di
coordinare insieme le loro pretese operazioni antiterroriste in
territorio siriano. E’ stata la Russia a proporre il cessate il fuoco
in risposta ai grandiloquenti appelli occidentali a far cessare i
combattimenti ad Aleppo” (dove soffrono “i bambini”, eccetera). “Il 9 settembre a Ginevra Lavrov e Kerry hanno firmato un insieme di
cinque accordi che doveva portare, il 12 settembre, alla tregua; tregua
imposta dai russi al governo siriano unilateralmente, perché la
guerriglia estremista non è stata invitata dagli Usa”, e quindi non s’è
impegnata a nessuna tregua, e infatti “la viola ogni giorno decine di
volte” “Gli Stati Uniti si sono opposti alla pubblicazione di questi accordi
(male accetti dal Pentagono), ma hanno dichiarato che un cessate il
fuoco era stato firmato ed hanno invitato tutti i paesi, e anche l’Onu, a
forzare la Siria ad applicarla”. La Siria che aveva accettato, al
contrario dei “nostri” terroristi. Pur sollecitati molte volte da Mosca, gli Usa hanno rifiutato di
pubblicare congiuntamente il testo degli accordi. Poi, unilateralmente
senza accordo previo, il 23 settembre hanno diffuso ai propri media
l’essenziale di uno dei cinque accordi, tratto fuori dal contesto,
allo scopo di accusare la Russia di non averlo fatto applicare alla
Siria. Ciò ha obbligato la Russia a pubblicare l’integrale di questo
accordo (uno dei cinque, senza svelare gli altri quattro – fedele al suo
impegno – senza l’assenso Usa) “!sottolineando che la prima clausola di
questo accordo, chiave di volta della tregua, era la distinzione e
designazione, da parte degli Usa, dei guerriglieri che essi considerano
terroristi da combattere, e quelli secondo loro “moderati” da
risparmiare”. Gli Usa non possono semplicemente fare questa distinzione,
ovviamente. I Caschi Bianchi, parte dell’apparato di propaganda
Come ne sono usciti gli americani, sollecitati con insistenza dai russi a fare la distinzione fra buoni e cattivi terroristi?Sabato 17 settembre caccia Usa attaccano le posizioni siriane a Deir
Ez-Zor (il massacro dei soldati), “rinforzati da aviazioni di altri
paesi, palesemente per diluire le responsabilità”, nota Stratediplo.
Attaccano, ripeto, soldati assediati da mesi e immobili. Ecco una versione dei fatti che la Goracci non vi ha raccontato.
“ Preoccupato di evitare un confronto diretto, lo stato maggiore russo
ha immediatamente protestato presso lo stato maggiore americano, che in
un primo tempo ha rifiutato di rispondere onde condurre a termine
l’operazione – quattro ondate successive della durata di oltre un’ora, consistente
non solo in bombardamenti ma, secondo testimonianze, in mitragliamento
coi cannoncini di bordo da 30 mm per finire gli ultimi testimoni (un
crimine di guerra in più)”. Il bombardamento era “operazione di appoggio a un’offensiva terrestre
dello Stato Islamico, ed è stata coordinata con esso al minuto (…). Di
fatto lo sfruttamento di un attacco aereo da parte di truppe di terra
deve essere condotto al minuto: se a terra si avanza troppo presto si
rischia di bombardare le proprie truppe, se troppo tardi, il nemico ha
tempo di ‘rialzare la testa”. Ciò fa’ indovinare, dicono i militari
francesi, “la presenza di un ufficiale di collegamento e di guida al
suolo americano in seno alle forze dello Stato Islamico”. Infatti “il presidente del parlamento siriano ha rivelato, il 26
settembre, che i servizi siriani avevano registrato le comunicazioni di
coordinamento fra lo Stato Islamico e l’aviazione Usa”: notizia che la
stampa italiana, ormai impegnata nelle forze armate NATO, non vi ha
dato. Naturalmente gli Usa hanno detto che il bombardamento l’avevano
fatto “per errore”. E’ stato, commenta Stratediplo, “il primo attacco frontale diretto
contro l’esercito siriano dall’intrusione americana nel paese”; cosa
nuova, perché “gli Usa, più abituati alle azioni strategiche che alle
tattiche, praticano poco l’attacco al suolo contro bersagli militari
potenzialmente reattivi, preferendo il bombardamento delle popolazioni
civili ad alta quota”. Se hanno cambiato in questo caso, è perché “i
loro suppletivi islamisti al suolo non sono più in grado di segnare dei
punti senza l’appoggio diretto aereo, e finivano per perdere Aleppo”,
allo stesso modo in cui anche le provate truppe di Assad “non sono più
in grado di liberare il triangolo orientale siriano senza il sostegno
russo”. I Russi si riducono volontariamente alla porzione occidentale
viva del Paese, ed evitano di intervenire nell’Est, dove l’armata
siriana è stata cacciata >”e gli Usa hanno stesso la loro cappa
aerea”. Per gli americani e i terroristi, “Deir Ez Zor dispone
dell’aeroporto più orientale ancora tenuto dall’esercito siriano, che
controlla la strada verso l’Irak”; ciò che spiega il proditorio attacco
proprio alle truppe siriane lì assediate, per far sì che i terroristi
si impadronissero della zona. “Sul piano operativo – spiegano i militari-blogger francesi –
sembra che gli Usa abbiano deciso di cacciare la Siria all’est
dell’Eufrate e, data la reticenza delle milizie curde di uscire dai
loro territori, per spingere (i siriani) verso Sud, e della inattesa
lentezza delle forze turche (per sua parte reticente a un confronto
diretto con la Russia), di spingere Al Nusra verso il nord per attuare
la congiunzione con l’armata turca, permettendo allo Stato Islamico di
ritirarsi verso l’Est per ridi spiegarsi nel triangolo orientale fuori
portata dell’esercito siriano bloccato ad Ovest dell’Eufrate e
fornire così un pretesto all’intervento americano tra quello e la
frontiera irachena”. “In ogni caso sul piano strategico,l’operazione statunitense a Der
ez-Zor era l’occasione di annunciare un’entrata in guerra diretta
contro la Siria e eventualmente contro la Russia”. A questo siamo. E i governi europei, compreso il nostro, tengono bordone. E i tg si son messi l’elmetto.
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