di Giulietto Chiesa.
A otto settimane dal voto presidenziale americano la candidata che veniva data da molti per probabile vincitrice, viene azzoppata da una"polmonite".
Con ogni probabilità non si tratta di una polmonite (e già questa bugia peserà molto negativamente sul finale di questa per molti versi inquietante campagna elettorale), ma di qualcosa di molto più serio.
Di cosa si tratti è, per il momento, impossibile dire. C'è stata e c'è unabarriera invalicabile che permette di vedere poco e male nelle condizioni di salute della candidata democratica.
Sulle quali gravavano interrogativi da tempo sospetti.
Lasciamo da parte l'analisi delle diverse versioni, sicuramente interessate, che circolano ormai su tutti i media americani e che rimbalzano nel mainstream mondiale. Ma una cosa è certa: che Donald Trump farà fuoco e fiamme per chiedere il "certificato medico" autenticato, delle condizioni dell'acerrima nemica.
Richiesta per altro legittima e niente affatto peregrina, perché gli elettori dovrebbero sapere quali sono le capacità di resistenza del futuro comandante in capo di fronte agli stress e alle situazioni imprevedibili cui egli, o ella, sarà sottoposto nel quattro anni del suo mandato.....
È dunque in causa, direttamente, la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. E vedremo come Hillary e la sua squadra sapranno cavarsela. Perché il minimo errore sarà fatale per loro.
Dire il vero sarà molto difficile. Le riprese video dell'ultimo malore sono ormai state viste da milioni di persone, ma non sono le uniche. C'è già un archivio di stranezze, di mancamenti, di tossi irrefrenabili, di amnesie, di risposte sconclusionate, di assenze ingiustificate a incontri con il pubblico. Dire il falso (o lasciare aperta la porta al sospetto) sarà equivalente a perdere sicuramente milioni di voti.
Una cosa è certa: Hillary Clinton non si ritirerà di propria volontà. Piuttosto di rinunciare sarebbe disposta a fare la Giovanna D'Arco del XXI secolo. E i finanziatori della sua campagna non vorranno rassegnarsi alla perdita finanziaria cui si sono condannati. Quindi insisteranno, lei e gli altri.
Si moltiplicano le rivelazioni di chi l'ha conosciuta da vicino, sulla sua smania di potere e sulla sua testardaggine. Ma non è chi non veda che la strada è ormai in salita. E ripida.
Non è dunque escluso che il Partito Democratico, cioè l'élite che lo sostiene, inclusa la lobby filo-israeliana, si renda conto che la partita rischia di essere già perduta nei prossimi venti giorni. E si prepari per una sostituzione d'urgenza. Ma anche questa strada si annuncia impervia. Nuove primarie d'emergenza? Ma sarebbe equivalente a partire per il rush finale di Formula Uno con una ruota sgonfia. Candidati ce ne saranno, uno è già pronto e si chiama John Kerry, ma non avrà il fiato neanche per gonfiare una gomma di bicicletta. E, in ogni caso è questione assai difficile da realizzare.
In caso di difficoltà insuperabili - dovute o a un aggravamento delle sue condizioni, o a un collasso dei suoi ratings - potrebbe essere necessario riunire gli oltre 350 grandi elettori del Partito Democratico per decidere una nuova candidatura.
L'alternativa - sempre passando, metaforicamente parlando, sul cadavere di Hillary - sarebbe portare avanti il candidato democratico appena sconfitto, Bernie Sanders. Ma l'anziano signore, che si è dovuto piegare all'uragano Hillary, puzza di "socialismo". E, per quanto il socialismo di Sanders sia all'acqua di rose (e non potrebbe essere altrimenti), questa è una parola tabù per la stragrande maggioranza degli elettori americani. Da quasi due secoli educati a reagire con la bava alla bocca di fronte a ogni pur vago accento di solidarietà e equità sociale.
L'unica speranza è la vulnerabilità di Donald Trump proprio su questo terreno: la salute fisica. E si preannuncia uno scontro all'ultimo bollettino medico. Ma c'è da aspettarsi molte trovate originali, come quella suggerita nei giorni scorsi dalll'autorevole Washington Post: potrebbe essere stato Putin ad avvelenare Hillary. Ci sarebbe da ridere, ma il fatto è che c'è chi queste cose le scrive e c'è chi a queste cose crede.---
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