Berlino ci dà lezioni. In “chiagne e fotte”.
Precise minacce sono arrivate da Michael Fucs e Ralph Brinkhaus, due vice-presidenti del gruppo parlamentare CDU: “La Germania”, ha detto costui, “deve mettere la BCE sotto pressione per costringerla a giustificarsi, altrimenti nulla cambierà”. Attraverso Spiegel, il governo ha soffiato la minaccia di trascinare in giudizio Draghi se comincia a praticare la “helicopter money” – cosa poi smentita perché troppo ridicola e rozza . Persino il membro tedesco della BCE, il cerbero Weidman, ha implicitamente richiamato alla calma. Giusti o sbagliati, Draghi sta usando i mezzi che in questo momento di deflazione praticano tutte le banche centrali, dalla americana alla giapponese. Gli altri governi sopportano, anzi approvano. Perché tutti questi strilli dalla Germania? Schauble ha fatto sapere di aver reclamato un rialzo dei tassi in una telefonata al ministro Usa del Tesoro Jack Lew (j): “Voi dovete spingere la Federal Reserve e noi dobbiamo spingere la BCE a uscire da questa politica”...
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“E’ tutta colpa di Draghi”
Per metà è sceneggiata, per metà è panico. Il governo Merkel-Schauble è messo sotto enormi pressioni dai tirchi risparmiatori tedeschi, debitamente incendiati al calor bianco dai media: il Welt am Sonntag ha pubblicato uno studio della DZ Bank (la ‘banca centrale’ di 900 banche cooperative) che assicura quanto segue: causa calo dei tassi, i risparmiatori tedeschi hanno perso 200 miliardi di euro, “2.450 euro in meno nelle tasche di ogni tedesco”. Si è scoperto poi che è un calcolo completamente ipotetico, se non onirico. Come la DZ lo ha calcolato? Dal 2010: computando come erano i tassi nel 2010 e come sono oggi, e facendo la differenza. Perché dal 2010? Perché i tassi – dice – erano allora quelli “naturali”.Ovviamente non si sa se ridere o piangere. Non esistono tassi “naturali”, essendo i rendimenti dei depositi soggetti alle vicissitudini della congiuntura; e se i tassi applicato dalla BC sono “artificiali”, lo si deve anche alla politica che la Germania ha imposta all’Europa intera, ed ha portato alla deflazione.
Questo sragionare della classe dirigente tedesca è un indizio di più del panico di cui è preda; hanno bisogno di gettare su altri le colpe delle loro politiche, di cui ora si vedono gli effetti. Il panico è di tipo elettorale. Schauble stesso l‘ha confessato nel suo attacco senza precedenti all’”italiano”: “Mario Draghi può esser fiero: la metà del risultato elettorale di Alternative fuer Deutschland (AfD)è frutto magari della sua politica monetaria”. Frase rivelatrice di una piccineria e viltà quasi incredibile, in questo gruppo egemone europeo: quando è stato lanciato il quantitative easing, nel luglio 2015, l’AfD è rimasto al 3%. Quando la Merkel ha annunciato a tutti i profughi del mondo che la Germania li accoglieva a braccia aperte, il partitino ‘xenofobo’ è salito al 6; adesso che è chiaro che la politica di Merkel sui migranti è un disastro, l’AfD è sul 10, e gli ultimi sondaggi lo danno ormai sul 12-14%. Schauble farebbe meglio a congratularsi con Angela: “oltre la metà” del successo di AfD frutto delle sue politiche sui profughi.
Ora costoro hanno il terrore che il loro elettorato di riferimento – quello dei vecchiotti con un bel conto in banca, pensionati o pensionandi – stia per girare verso l’AfD. Ecco l’urgenza di buttare le colpe sull’”italiano”. E’ un riflesso che conosciamo da troppo tempo.
I tassi sono bassissimi perché sono bassissime – anzi negative – le attese dì inflazione. E queste sono più che basse – ossia deflazione – per le politiche imposte dalla Germania da quattro anni agli stati-cicala: rientro dal debito pubblico, austerità riduzione dei salari… misure per sé deflazioniste, in una congiuntura mondiale compromessa dalla crisi 2008, che richiedeva misure contro-cicliche. Berlino ha gestito nel modo che sappiamo la crisi greca (per salvare le sue banche, creditrici del piccolo paese), mettendo tutti noi a contribuire a questo “salvataggio” (delle sue banche); e non ha voluto in nessun modo contribuire a forme di rilancio economico comune; adesso si lamenta dei risultati del suo rifiuto. La deflazione è instaurata, e quando è instaurata, non se ne va. Come dovrebbe essere scritto nella memoria storica anche tedesca.
Il panico e gli sragionamenti che lo provocano hanno anche un’altra causa, tenuta più o meno nascosta al risparmiatore tedesco (che chiude volentieri gli occhi): la fragilità del sistema finanziario germanico, ben esemplificato dalla crisi della Deutsche Bank. Il sistema è messo a mal partito dai tassi sottozero della BCE, perché è assetato di tassi d’interesse alti: e perché? Perché ha promesso ai risparmiatori tedeschi alti rendimenti. Anzi, peggio: le assicurazioni tedesche gli hanno “garantito” alti rendimenti. Rendimenti troppo alti, irrealistici. E li devono pagare in perdita.
E il governo s’è ben guardato dal risvegliare il risparmiatore alla realtà, dal disabituarlo a rendimenti del risparmio che, nel rallentamento economico globale (ed europeo in particolare) non avevano più rapporto con la realtà. E si capisce il perché: bisognava mandare sempre il messaggio: va tutto bene in Germania, noi siamo ricchi e virtuosi, tutta la nostra economia scoppia di salute, al contrario di quelle del Club Med; noi quasi non abbiamo debito pubblico, i nostri Bund sono comprati a tasso zero, quindi non paghiamo interessi sul debito. E’ qui uno dei problemi: perché i titoli del debito tedesco vanno a ruba a qualunque tasso negativo? Perché se si spacca l’euro, i detentori pensano che saranno rimborsati in marchi, rivalutati del 30%. E da dove viene questa ipotesi? Chissà, magari dal fatto che la Germania mantiene un attivo dei conti correnti enorme, non meno illecito del deficit di altri stati: dovrebbe essere del 3 per cento in più o in meno, l’ha fatto portare da Bruxelles al 6% del Pil a suo favore: ed è l’ottavo anno consecutivo che Berlino sfora anche questo limite – e non vuole ridurlo usando le centinaia di miliardi in sovrappiù per rilanciare l’economia europea. Una politica di miope egoismo e di corta veduta, anzi di illusione impartita al suo elettorato, a cui adesso non possono dire la verità. Finchè il sistema non scoppia.
Di salute, ovviamente.
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Il punto è che Berlino s’è abituata a fare quel che vuole, in Europa tutti sono suoi vassalli e dicono sì alle sue paturnie, al cambio delle regole che impone quando le gira, per il proprio esclusivo interesse .
Deutsche, falso in bilancio legale
Ancora una volta, qualche giorno fa, ha cambiato le regole di contabilità dei derivati per mantenere in vita Deutsche Bank: la quale (cito 24 Ore) “ ha emesso derivati per 75mila miliardi di euro, 20 volte il Pil tedesco, e nel suo bilancio attuale pesano 32 miliardi di euro di derivati ad alto rischio e un’altissima leva finanziaria: fatti due conti, anche un calo del 4% del valore degli attivi potrebbe azzerare il capitale del colosso tedesco”. Si tratta di “ingenti quantità di titoli tossici, strumenti finanziari a cui non si riesce a dare un prezzo perché non trattati sui mercati”.
Ebbene: Berlino ha fatto cambiare dal Comitato di Basilea (il regolatore, diciamo così, composto da 10 banche centrali) le norme: oggi “è la stessa banca a decidere, attraverso dei modelli interni e con ampio margine di discrezionalità”, quale valore dare ai quei titoli tossici che sono impresentabili sul mercato. Anzi, ha imposto a tutte le altre banche di seguire lo stesso metodo di Deutsche Bank. Il metodo si chiama, come anche un inesperto può capire, “falsificare i bilanci”.
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-04-14/la-guerra-lampo-deutsche-derivati-074637.shtml?uuid=ACI1OS7C
Quando un regime giunge a questo sta vivendo nella menzogna, a forza di false statistiche e bugie ufficiali, non diversamente dall’Unione Sovietica prima del collasso. O almeno,, come ha commentato un lettore di 24 Ore, “rispondere alla Germania con le stesse parole che Schauble ha usato per noi: «Le regole valide per tutti non si cambiano per i bisogni di un Paese». Mercato unico, regole uniche”. Invece no. Tutti zitti ad approvare il falso in bilancio della Potenza Egemone. Obbligati a tener bordone, perché il collasso tedesco sarebbe il collasso del mondo. Per quanto riguarda l’Italia, sospetto ci sia un motivo aggiuntivo del nostro silenzio servile. È l’ignoranza. Visco, che paghiamo a milioni, è uno statale incompetente, perciò esegue gli ordini di Berlino, così non sbaglia.
Ma almeno riconoscessero che, se non i tassi zero, la liquidità illimitata fornita da Draghi è proprio ciò che gli permette di tenere in piedi l’immane massa dei derivati Deutsche Bank, pari al Pil mondiale. Coi tassi alti, cosa farebbe? Invece è li che accusa, che strilla. Meglio di Napoli, Berlino chiagne e fotte.--------------
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