La "Legge diStabilità" contribuisce a dimezzare il cuneo sui redditi bassi, ma ci sono due nodi da sciogliere. Se sarà intesa come agevolazione, rischia di avere paletti troppo stretti per accedervi. L'esperto: "Andrà a finire come il bonus Letta: 200mila assunzioni attese, 20mila effettive". La disposizione, inoltre, cancella le agevolazioni del 1990: dal 2016 rischiano di scomparire gli sgravi e al Mezzogiorno un tempo indeterminato da 19.600 euro può costare oltre 7mila euro in più.
di RAFFAELE RICCIARDI x La Repubblica.itMILANO -Il taglio dei contributi per tre anni per i neoassunti è una delle misure della Legge di Stabilità - che sta concludendo l'iter alla commissione Bilancio della Camera - accolta con maggiore entusiasmo da parte della Confindustria. Ma rischia di trasformarsi in un trappolone per le imprese, o almeno per alcune loro tipologie. L'allarme, lanciato dai Consulenti del Lavoro, è duplice: c'è il rischio che accedano alla misura meno aziende del previsto e pure che il conto dei vantaggi economici sia meno conveniente delle precedenti detrazioni, con la perdita di qualche migliaia di euro nel giro di un triennio....
L'articolo 12 della Stabilità, come noto, azzera i contributi Inps (ma non Inail) fino a un limite di 8.060 euro per tre anni, per gli assunti dal 1° gennaio al 31 dicembre 2015. E' riservato a coloro che non siano stati assunti a tempo indeterminato nei sei mesi precedenti e non è ripetibile per il lavoratore. L'intento è quello di favorire l'ingresso nel lavoro a tempo indeterminato (con le nuove tutele crescenti) di quasi un milione di persone. Come dicono Bankitalia e l'Ufficio parlamentare dei bilancio (Upb), la manovra è decisiva per abbattere il cuneo fiscale: dalle simulazioni Upb si vede che - insieme al bonus da 80 euro e al taglio dell'Irap - il peso di fisco e contributi su un neoassunto di reddito basso può dimezzarsi fino al 20,6%, dal 43,5% attuale. Le stime ufficiali, sulla base dei dati Inps, dicono di 637mila tempi indeterminati in arrivo (ma che sarebbero comunque stati contrattualizzati in quel modo, magari tra fine 2014 e inizio 2016) e altri 363mila tempi determinati in via di conversione.
Ma restano dei dubbi. La prima richiesta di chiarimento riguarda la natura di questa manovra. Il testo la introduce come "Sgravi contributivi", mentre nello svolgimento dell'articolo 12 si parla di "esonero del versamento". Qui il ministero deve spiegare, perché nella prima accezione, "è da intendersi come agevolazione contributiva", sostiene Enzo de Fusco, coordinatore scientifico della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, "e per eccedervi un'azienda dovrebbe rientrare in una serie di condizioni molto stringenti per fruirne".
"Potremmo dire che si tratta di paletti quasi impossibili, per quanto un datore di lavoro faccia di tutto per risultare in linea con la normativa". Si va dalla regolarità dell'adempimento degli obblighi contributivi, passando per le norme a tutela delle condizioni di lavoro fino "alla complicatissima definizione del mantenimento dell'incremento netto dell'occupazione, rispetto alla media della forza occupata l'anno prima dell'assunzione. Un calcolo che per molti imprenditori è talmente complesso da risultare dissuasivo". Per De Fusco, si rischia "di fare la fine del Bonus Letta: attese per 200mila assunzioni, ma risultati di poco superiori alle 20mila persone a causa della complessità burocratica".
Questa prima questione è importante ma non l'unica. Nel merito, l'articolo dispone anche la soppressione, a partire dal prossimo anno, dei benefici della legge 407 del 1990. Questa prevede uno sgravio del 50% per tre anni dei contributi per gli assunti a tempo indeterminato di lavoratori disoccupati o in cassa integrazione da almeno due anni. Se ad assumere è un'azienda del Mezzogiorno o di tipo artigiano, lo sgravio abbatte il 100% dei contributi. Il nuovo, invece, vale al massimo 8mila euro di contributi Inps.
Il semplice calcolo economico rischia così di diventare svantaggioso proprio per le imprese del Sud e quelle artigiane. I Consulenti del Lavoro lo spiegano con una simulazione su un assunzione dal 2 gennaio 2015 e una retribuzione lorda annua di 19.600 euro, che significa una aliquota contributiva Inps del 30,88% a carico del datore di lavoro e una Inail del 130 per mille.
Con lo sgravio della legge 470/90, per l'impersa meridionale o artigiana, in questa situazione si avrebbe un beneficio annuo di 8.600,48 euro (decontribuzione per 6.052,48 euro di Inps e 2.548 di Inail). In tre anni, significa 25.801,44 euro di risparmi. Con la configurazione della Stabilità, la stessa impresa potrà avere solo lo sgravio Inps, quindi un risparmio di 18.157,44 euro per tre anni. La differenza di 7.600 euro andrebbe 'in cavalleria'.
"Inoltre, a differenza del nuovo sgravio, la misura della legge 470/90 è ripetibile per il lavoratore e non prevede un termine, tanto che è in vigore da 25 anni. Invece la misura della Stabilità è una 'finestra' che si apre nel 2015, poi sarà necessario rinnovarla". Allo stato attuale, infatti, la Stabilità decontribuisce solo le assuzioni nell'arco del 2015, con l'effetto che dal 2016 non saranno più previste agevolazioni. Ovviamente, si tratterà di rendere strutturale la nuova agevolazione o di rinnovarla con la prossima Stabilità, ma per ora bisogna ragionare a termine. Tanto che la stessa relazione tecnica annota i benefici a lungo termine per i conti pubblici: se il primo triennio accuserà il colpo dei minori incassi contributivi fino ai circa 5 miliardi del 2015, poi il saldo sarà positivo. Dal 2019 cesserà infatti l'effetto dello sgravio della Finanziaria 2015 e non ci sarà più la vecchia agevolazione del 1990, con un saldo complessivo positivo per circa 900 milioni.
Nessun commento:
Posta un commento