lunedì 24 febbraio 2014

Orlando (Pd)... il riformatore con gli occhi di Berlusconi

Napolitano ha imposto alla giustizia un ministro pd che vuole separare le carriere, riformare il Csm ed eliminare l'obbligatorietà dell'azione penale [Franco Fracassi]
«Siamo disponibili a confrontarci in Parlamento sulle questioni più comunemente evocate dal dibattito corrente che attengono a questioni cruciali per il nostro sistema giudiziario: una verifica concreta dei giusti tempi del processo; una seria riflessione per la ridefinizione dell'obbligatorietà dell'azione penale; una riforma del sistema elettorale del Csm che diluisca il peso delle correnti della magistratura associata, rafforzandone l'autorevolezza; la necessaria distinzione dei ruoli tra magistrati dell'accusa e giudici, e un ragionamento sulla efficacia delle attuali azioni disciplinari nel mondo della magistratura». Il neo ministro della Giustizia Andrea Orlando quattro anni fa aveva scritto un articolo su "Il Foglio" intitolato «Ecco le cinque proposte del Pd per riformare la giustizia con la maggioranza», quando per maggioranza si intendeva il governo Berlusconi.
Orlando è stato imposto come ministro della Giustizia dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con la benedizione di Silvio Berusconi.......




«Bisogna separare le carriere dei magistrati, riformare del Consiglio superiore della magistratura, in ostaggio di Magistratura democratica, eliminare l'obbligstorietà dell'azione penale e far pagare di tasca propria multe ai magistrati che sbagliano», così parlò il Cavaliere nel marzo 2011, quandò annuncio una «epocale riforma della giustizia», poi mai votata. Qualche giorno dopo mise particolare accento sulla obbligatorietà dell'azione penale: «Uno strumento da Santa Inquisizione in mano a magistrati eversivi». Se l'azione penale non fosse obbligatoria sarebbe il governo e il parlamento a stabilire di volta in volta le priorità dei reati da perseguire. Un esempio a caso? Il fascicolo Ruby non sarebbe mai stato aperto.

Una sintonia innaturale quella tra il ministro Pd Orlando e Berlusconi. Sempre sul Foglio, il neoministro scrisse: «Su questo terreno potrebbero incontrarsi una destra che riscoprisse la primazia della legge e una sinistra che rammentasse che tra le sue radici c'è la cultura delle garanzie». E ancora: «Tentare di riformare la giustizia italiana in modo il più possibile condiviso».



Forse è per questo che Napolitano ha messo il veto sul procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri non fosse preferito a Orlando. Gratteri per un certo tipo di politici è considerato un «giustizialista di sinistra», come lo definì Angelino Alfano in un'intervista sul Corriere della Sera.

Gratteri voleva riformare la giustizia dando altre priorità, come quella di snellire i processi impedendo l'ostruzionismo di taluni avvocati, inasprire il 41bis per i mafiosi e permettere al contempo ai detenuti non pericolosi di essere assegnati ai servizi sociali, liberando così le sovraffollate celle delle carceri.

Ma su Gratteri c'era il veto di Napolitano. Doveva essere ministro Orlando, l'uomo che potrebbe fare la riforma della giustizia che Berlusconi non è riuscito a realizzare.
http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=98154&typeb=0&Orlando-il-riformatore-con-gli-occhi-di-Berlusconi

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