Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’invasione dell’Ucraina è una tragedia tremenda.
E su questo credo che non si possano avere dubbi di nessun genere.
Draghi ha detto ieri che quanto «succede in Ucraina riguarda il nostro vivere da liberi».
Ma queste parole vengono da una persona responsabile di un evento che – personalmente – ritengo forse altrettanto tremendo; ed è il fatto che la mia esistenza e quella di altri milioni di persone sia soggetta a tempo indefinito a qualcosa che si chiama “Green Pass”, strumento di controllo sociale che con la fine dell’emergenza al 31 marzo non avrebbe più nessuna ragione di esistere.
Perdonatemi, corro il rischio di essere meschino, provinciale ed egoista, ma la constatazione di non vivere più in un Paese libero, da uomo libero, fino al momento in cui non commetto un crimine per cui la Giustizia decide di privarmi della libertà, mi sembra qualcosa di altrettanto tremendo della guerra in corso.
E il pensiero che centinaia di migliaia di persone, milioni, per vivere, lavorare, viaggiare, avere uno stipendio e poter provvedere alla propria famiglia devono – DEVONO – chiedere allo Stato un permesso, o cedere al ricatto, e partecipare a una sperimentazione medica (inutile, a questo punto, e pericolosa), oggi; domani chissà? in quello che era una volta un Paese libero, è un pensiero orrendo.
Così come è orrendo il pensiero, la constatazione che il Parlamento, per motivi che non voglio giudicare, ma che ritengo abietti (se faccio un confronto fra quelle che erano le dichiarazioni programmatiche di molti parlamentari, anni fa, 5 Stelle in particolare, e il loro comportamento di adesso) ha approvato una dichiarazione di guerra nei confronti di una larga fetta della popolazione.
Qualcosa che nessun altro Paese al mondo si è permesso di fare.
Questo Governo, questo Parlamento mi hanno dichiarato guerra; mi aggrediscono, e vogliono farlo a tempo indefinito, come recita il decreto in approvazione. Che prevede la fine dell’emergenza, ma non quella del Green Pass.
Ci sono due possibilità, per cercare di spiegare questa evidente contraddizione in termini: finisce lo stato di emergenza, ma non uno dei suoi strumenti?
La prima: la Banda del Siero, quell’insieme di interessi che hanno pervaso e pervadono medicina, politica, giornali, televisioni non è ancora sazia; i miliardi incassati con l’ampiamente inutile terapia non le bastano, e bisogna stringere la morsa del ricatto non solo su chi rifiuta di farsi inoculare qualcosa che ormai – è evidente – forse poteva avere qualche utilità due anni fa, ma ora…; ma soprattutto su chi si è fatto una, due, dosi, e giustamente rifiuta il rischio e i probabili effetti avversi di una terza. Sono poteri forti, dai lunghi tentacoli, da cui emanano il Kommissario bugiardo e la sua propaganda.
La seconda è che avessero, abbiano ragione quelli che sostenevano che il Green Pass pandemico era solo la punta del cuneo di un controllo sociale statuale sempre più pervasivo, dai confini illimitati e indefiniti nel tempo e nelle forme.
In entrambi i casi, lo scenario è orrendo; e se la tragedia dell’Ucraina ci provoca solidarietà, tristezza e compassione, non possiamo non sentire l’oppressione che avanza come un’ombra sulle nostre vite, qui ed ora.
E ascoltare Draghi che parla di libertà, o Salvini che esulta per la fine dell’emergenza il 31 marzo…beh, non so se è più forte l’indignazione o l’ilarità amara. Molto amara.
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