“L’effetto paradosso”
Dice l’Istituto Superiore di Sanità che “si verifica il cosiddetto ‘effetto paradosso’ per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile tra vaccinati e non vaccinati, per via della progressiva diminuzione del numero di questi ultimi”. Eppure, non si capisce che senso abbia farsi un vaccino che, dati alla mano, può comunque portare al decesso nel giro di alcuni mesi, dopo che era stata promessa una protezione di almeno un anno. L’unico paradosso sembra invece quello di doversi fare un vaccino al mese, per poi venire rinchiusi comunque nella propria abitazione.
Con il passare del tempo continuano ad emergere nuovi studi riguardo all’efficacia dei vaccini anti-Covid, in particolare per quelli funzionanti con la tecnologia innovativa a mRNA. Che l’efficacia tenda a ridursi drasticamente nell’arco di un paio di mesi è ormai cosa nota. Se da un lato si ha assistito a una riduzione momentanea delle ospedalizzazioni, la tendenza si è presto invertita. Secondo uno studio portato avanti dall’Università di Umea in Svezia e consultabile in pre-print sul The Lancet, soltanto dopo due mesi dalla doppia dose, la protezione tende a ridurre il rischio di infezione solo del 48%. Lo studio è stato effettuato a fine maggio del 2021 su un campionario di 1.684.958 soggetti.
Una situazione simile si è potuta osservare anche in Israele dove la popolazione sta ormai andando verso la quarta dose. Ma la narrazione unica del Covid non prevede l’osservazione di altri contesti per cercare di mettere in pratica una gestione efficace. E questo al costo di rimangiarsi anche decisioni precedenti, evidentemente prive di evidenze scientifiche. Così il tampone ri-passasserà da 72 a 48 ore, mentre il Green Pass potrebbe ora non durare più dodici mesi, bensì la metà e forse potrebbe addirittura essere revocato nel caso in cui non ci si volesse sottoporre alla terza dose. Resta da chiedersi quando i “no terza dose”, verranno considerati i nuovi “no vax”.
Quanto sono realmente esposti i bambini?
E improvvisamente i bambini, che sino ad ora in rarissimi casi hanno presentato infezioni gravi del Covid, vengono adesso dipinti dai media generalisti come i nuovi untori. Quasi come chi andava a correre da solo al parco quando 60 milioni di italiani erano agli arresti domiciliari, forse ricorderete. Ad ogni modo, la rappresentazione dei bambini fatta dai mass media non coincide lontanamente con la realtà. Lo dice lo stesso Istituto Superiore di Sanità, che nel rapporto del 3 novembre ha illustrato i dati dell’ultimo mese. Emerge che nella popolazione italiana di età inferiore ai 19 anni, tra il 18 e il 31 ottobre non si è verificato nessun decesso per Covid. Nella stessa fascia di popolazione, da inizio epidemia si sono verificati 783.996 casi, che hanno portato al decesso in totale di 36 soggetti.
Non si capisce quindi il bisogno di questa corsa sfrenata al vaccino anche per i più piccoli, considerato che il rischio di effetti avversi dalla vaccinazione è più frequente proprio nei soggetti più giovani. Non solo, secondo l’ISS dal 10 ottobre al 10 novembre vi sono stati più decessi tra i vaccinati che tra quelli che non hanno ricevuto la somministrazione. 423 erano vaccinati con doppia dose, mentre 27 con una sola, per un totale di 450 morti. Inferiore invece il dato riguardo ai morti di Covid non vaccinati che corrisponde a 416 individui.
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