"Mi hanno accoltellato": sono state queste le ultime parole di Mario Cerciello Rega. La frase è citata dal gip della Capitale, Chiara Gallo, nell'ordinanza con cui ha disposto il carcere per Elder e per il suo connazionale Christian Natale Hjorth. C'è anche la testimonianza di Andrea Varriale, l'altro carabiniere aggredito, a confermare: "Basta, fermatevi, siamo carabinieri", avrebbe urlato Mario prima di accasciarsi a terra.
Marcio Cerciello Rega e Andrea Varriale avevano “avvicinato i due ragazzi qualificandosi e mostrando loro i tesserini”. Si tratta “di una modalità comunemente utilizzata in simili operazioni di polizia”. Dunque “il tentativo difensivo di ipotizzare una sorta di legittima difesa putativa, sostenendo di aver avuto paura per la propria vita e di essersi difeso non appare compatibile con gli elementi di fatto emersi dalle indagini”. Lo accerta il gip di Roma, Chiara Gallo, nell’ordinanza con cui ha disposto il carcere per Finnegan Lee Elder e per il suo connazionale Christian Natale Hjorth, accusati di omicidio e concorso in omicidio del vicebrigadiere 35enne accoltellato a morte a Roma nella notte fra giovedì e venerdì....
Se confermato, dimostrebbe che i due americani avrebbero potuto avere piena contezza di trovarsi davanti a delle forze dell’ordine. D’altronde è stato lo stesso Natale Hjorth – tra i due è quello che parla un po’ d’italiano – a confermare agli inquirenti che i due militari si sono qualificati. E c’è anche la testimonianza di Andrea Varriale, l’altro carabiniere aggredito, a confermare: “Basta, fermatevi, siamo carabinieri“, avrebbe urlato Mario prima di accasciarsi a terra.
La ricostruzione fin qui conosciuta pare confermata dalle carte del gip. “E’ pacifico che Elder Lee sia l’autore materiale dell’omicidio”, conferma il giudice. Cerciello Rega e il collega Varriale sono quindi andati sul posto in borghese, a caccia dei due. Inoltre non ci sarebbe “alcuna evidenza che il carabiniere lo avesse afferrato al collo”. Dalla testimonianza di Sergio Brugiatelli, il “tramite” che ha subito il furto ha aspettato in macchina: “Sentivo le urla”, ha dichiarato agli inquirenti. “Sono stato aggredito con calci e pugni”, ha riferito Varriale ai magistrati. “Abbiamo anche trovato un telefono simile a quello rubato”.
Importante proprio la testimonianza di Brugiatelli: “Ho contattato un mio amico per rimediare la droga – ha detto – Io e il ragazzo con i capelli biondi (Elder, ndr) siamo andati da lui per prendere la droga“. Dopo il furto “ho detto ai carabinieri che parlavano in inglese, con accento americano”. Per il gip esiste il “concreto il pericolo di reiterazione del reato alla luce delle modalità e circostanze del fatto e in particolare della disponibilità di armi di elevata potenzialità offensiva”.
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