giovedì 28 giugno 2018

Maurizio Blondet - GRANDE CONFUSIONE SOTTO TRUMP. DUNQUE LA SITUAZIONE CI AVVANTAGGIA.

GRANDE  CONFUSIONE SOTTO TRUMP. DUNQUE LA SITUAZIONE CI AVVANTAGGIA.

Certo che vedere John Bolton addomesticato  mentre, sulla via per Mosca dove porta un invito di Trump a Putin, fa tappa a Roma per invitare il nostro premier Conte alla Casa Bianca, fa una certa impressione: molto è cambiato in poche settimane, e il cambiamento viene da Trump. Quello stesso che in pochi giorni ha voltato pagina con a Corea del Nord e fatto amicizia con  Kim, rovesciato il verbo globalista vigente in Occidente  portando l’America su posizioni protezioniste e isolazioniste, mandato all’aria il G-7  con gran sgomento di quelli che si credono “alleati occidentali”,  minato l’anti-russismo vigente in UE,  sostenuto palesemente il governo “populista” italiano contro Macron  e l’establishment europeista,  assestato  un colpo alla Merkel e alla egemonia tedesca sull’Europa.
Tutto insieme e in poche settimane.
Una così folle e completa seminagione del caos negli ordinamenti  internazionali consolidati dal dopoguerra, e che  sono ordinamenti “americani”, lascia interdetti.  Perché  lo fa? C’è del metodo in questa follia, secondo la suggestiva ipotesi di Philippe Grasset:  Trump installa il caos totale per liberarsi dalla stretta del Deep State, rendendolo folle a sua volta....
Lotta contro il tempo: i democratici  puntano a vincere le elezioni di mid-term  per avviare immediatamente una procedura di destituzione contro di lui, democratici e i media sono frenetici e paranoici nell’accelerazione fino al grottesco della  “reductio ad Hitlerum” di Donald, ottenendo però il risultato contrario sugli elettori (non sfuggirà che è la  stessa operazione che sferrano i democratici nostrani, e tutti i media, contro Salvini e il governo in generale).
Un’altra tesi  invece suggerisce  che una volta che Trump ha aderito  – come ci risulta da altre fonti –  alla volontà di Netanyahu, guerra totale all’Iran, anche atomica (salvo un cambio di regime a Teheran indotto dal disastro economico “pilotato”), la porzione o fazione di Deep State che chiamiamo i Neocon (spesso con doppio passaporto), ha cominciato a collaborare con Trump invece di scavargli la fossa. Alcuni neocon, mi scrive l’amico Pascali da Washington, hanno cominciato a dire cose molto trumpiane a proposito della Russia. Nikki Halei, la sfegatata sionista ambasciatrice all’Onu, che  sfidava apertamente Donald Trump e non faceva mistero di volerne prendere il posto alle prossime elezioni, è stata isolata nelle sue farneticazioni, e con lei,  la rivolta endemica del partito repubblicano sembra  al momento sedata. Il generale Mattis, ministro della Difesa, ritenuto uno dei controllori messi a fianco del Matto per guidarlo  secondo i criteri dell’Ordine Globale, è isolato. Secondo Zero Hedge, le  decisioni politico militari  cruciali, dalla decisione di spostare la  capitale  a Gerusalemme a quello di stracciare il trattato con l’Iran e perfino l’interruzione delle manovre militari Usa-Corea del Sud  che tanto spiacciono a Kim, sono state prese  senza consultare il capo del Pentagono; al punto che si dà per imminente la cacciata “alla Trump”  del generale, l’ultimo dei controllori rimasti dopo la cacciata di Tillerson e McMaster.
John Bolton, fanatico sionista, uomo delle rotture piuttosto che delle mediazioni, mandato a riallacciare le  relazioni con Putin, farebbe parte appunto della nuova fase di collaborazione dei Neocon, del resto non sgradito a Netanyahu (sono noti i suoi ambigui rapporti di “amicizia”) con Putin, ma soprattutto, forse, motivati dalla volontà di regalare a Trump un successo diplomatico  che gli faccia vincere le elezioni di mid-term: i neocon non vogliono che rivincano i democratici, si ricorderà l’odio sbavante che nutrivano  contro Obama,   “colpevole” di aver fatto il patto  sul nucleare  con l’Iran, che il giudaismo ha votato al destino di Amalek, lo sterminio totale  (Dt 25,19)

Londra e la NATO  allarmatissime

Fatto sta che  la  rivolta dall’alto di Trump al Sistema, allarma moltissimo Londra, che ha inventato di sana pianta il caso di avvelenamento Skripal per rendere  definitiva l’emarginazione di Mosca.  “Mr. Trump ha  fatto appello a che la Russia sia riammessa  nel G-8, con ciò facendo naufragare gli sforzi della May di isolare di più Putin dopo l’avvelenamento di Salisbury”, ha scritto il Times  di Londra, “e poi Trump ha collegato il finanziamento americano della NATO alla  disputa commerciale con la UE, prendendo di mira specialmente la Germania”.
Infatti oltre alla May, un’altra personalità è altamente allarmata dall’imprevedibilità del Distruttore: Jens Stoltenberg, il segretario  del’Alleanza Atlantica. Il  vertice  NATO di metà luglio lo rende angosciato.
“Un incontro fra Trump e Putin prima del vertice NATO causerebbe sgomento ed allarme; sarebbe la cosa  più sbagliata da fare, meglio dopo”, ha detto una fonte dell’Alleanza al giornalista Alexander Mercouris, spiegando poi : “La Nato ha in programma di discutere una escalation di misure  per dissuadere l’aggressione russa (sic).  Tutti sono turbati da quel che avviene e temono per il futuro dell’alleanza”.
Effettivamente, dopo il colloquio di  Bolton con Putin a Mosca, sembra  accertato che l’incontro Putin-Trump avverrà “dopo” il vertice Nato di Bruxelles  dell’11-12 luglio, forse ad Helsinki il 13 o 14.   E Bolton ha subito chiarito che le sanzioni contro la Russia rimarrebbero in vigore, e  che il governo degli Stati Uniti  non riconoscerà l’annessione della Crimea alla Russia. Tuttavia non tranquillizza gli atlantisti il fatto che il segretario di stato americano Mike Pompeo abbia  affermato che Trump crede in un ruolo centrale della Russia nella politica mondiale, che è proprio il contrario di quel che vuole Londra. Visto che Trump non esita, con la sua guerra sui dazi, a provocare una recessione mondiale pur di divincolarsi dal Sistema e dal Deep State, molti temono che non esiterà a seminare il caos nella NATO, che (ha detto in un tweet) “ci costa un sacco e non ci serve niente”.
E’ nell’angosciosa (per loro)  prospettiva   di una  devastazione dell’Alleanza che Macron e Merkel (il duo Mercron) hanno accelerato il simulacro di “difesa europea” autonoma,  Lussemburgo il 25 giugno, a cui  aderiscono  nove Paesi (Germania, Francia, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Spagna, Portogallo ed Estonia), e non l’Italia. Che ha fatto benissimo a non entrarci, come ha spiegato in un limpido intervento il generale Carlo Jean, un altro atlanticista: “Con la Brexit, l’Unione europea ha perduto le forze armate più efficienti. Una difesa europea dell’Europa è divenuta così ancora meno credibile. Inoltre, malgrado le sue alquanto ridicole ambizioni napoleoniche, Macron ha diminuito il bilancio della difesa, riducendo ancora le già ridotte capacità d’intervento francese, tanto da provocare le dimissioni del Capo di Stato Maggiore della Difesa”.
Insomma si tratta di una ridicola e velleitaria manifestazione di impotenza. Come scrive Grasset, “il duo Mercron che pretende di governare  riformare l’Europa somiglia all’idillio terminale di uno zoppo con una paralitica”. Crudo, ma rende l’idea. Basti ricordare che appena il duo ha firmato un minuscolo progetto del genere “Ci vuole Più Europa”,   si è avuta la rivolta organizzata, e capeggiata dal ministro olandese Hoekstra, dei ministri delle finanze di Belgio, Lussemburgo, Austria, Svezia, Danimarca, Finlandia, i tre baltici, Irlanda – e Malta.  La rivolta del Nord ricco, e satellite di Berlino, al completo.  Aggiungete il Gruppo di Visegrad in piena insubordinazione, e l’Italia “sovranista”, e dell’egemonico, soffocante, autistico  “ordine” di Berlino non resta molto.
In questo disordine, confusione  e indebolimento degli “alleati” nemici, molto può ottenere il nostro governo.  Dalle parti  che l’azione di Trump ha reso deboli, soprattutto. Salvini, durante il braccio di ferro contro le ONG scafiste, ha fatto appello alla NATO: “Chiederemo di difenderci. L’Italia è  sotto attacco da sud, non da est”.
Frase che implica un profondo  ri-orientamento geopolitico:  verso la valutazione delle ondate migratorie  africane (che i francesi lasciano passare dal Niger) non più come un tema umanitario, di  “accoglienza di chi fugge dalla fame, dalle guerre” eccetera, bensì come un atto di guerra. Guerra ibrida, come sono caratteristiche dei nostri tempi di caos, dove i civili sono usati come scudi e come arma, terroristica o economica.
Sembra andare in questa direzione il caldo invito di “Usa e Italia con gli alleati” alle fazioni della Libia di ritirarsi dagli impianti petroliferi

Libia, Usa e Italia con alleati chiedono ritiro fazioni da impianti petroliferi

“In una nota congiunta, i paesi hanno sottolineato che le risorse petrolifere della Libia devono restare sotto il legittimo controllo della National Oil Corporation.
“Chiediamo che tutti i soggetti armati cessino le ostilità e si ritirino immediatamente dalle installazioni incondizionatamente, prima che siano causati ulteriori danni”, si legge nella nota.
La nota è firmata anche dalla Francia. Ma si sospetta  che i recenti vandalismi delle  “fazioni armate” contro i terminali petroliferi libici, sono parte del “grande gioco libico” senza esclusione di colpi che Parigi conduce contro il “governo legittimo” con  cui Salvini ha stretto patti.  E gli Stati Uniti (finché dura) stanno con il governo italiano.
(ha stato Macron)














“Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole”, diceva Mao.

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