Due parlamentari olandesi costringono L'Aia a riconoscere che Kiev ha diritto di omissis per l'inchiesta sul volo MH17. E anche altre ammissioni smentiscono la narrativa corrente.
di Enrico Santi.
Il 30 agosto 2014 Giulietto Chiesa e Pino Cabras hanno rivelato su Megachip e su Pandora TV l'esistenza di un accordo dell'8 agosto 2014 fra i quattro Stati (Paesi Bassi, Ucraina, Australia e Belgio) che compongono ilJIT (Joint Investigation Team), la squadra che conduce le indagini sull'abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines, avvenuto il 17 luglio 2014. In base a tale accordo, questi Stati avrebbero un diritto di veto sulla divulgazione delle notizie e dei risultati delle indagini. È il primo tassello giuridico del diritto all'omissis sulla «Ustica ucraina». I grandi media occidentali non ne hanno parlato.
di Enrico Santi.
Il 30 agosto 2014 Giulietto Chiesa e Pino Cabras hanno rivelato su Megachip e su Pandora TV l'esistenza di un accordo dell'8 agosto 2014 fra i quattro Stati (Paesi Bassi, Ucraina, Australia e Belgio) che compongono ilJIT (Joint Investigation Team), la squadra che conduce le indagini sull'abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines, avvenuto il 17 luglio 2014. In base a tale accordo, questi Stati avrebbero un diritto di veto sulla divulgazione delle notizie e dei risultati delle indagini. È il primo tassello giuridico del diritto all'omissis sulla «Ustica ucraina». I grandi media occidentali non ne hanno parlato.
A metà novembre il Ministero della giustizia olandese, in risposta a una specifica interpellanza, si è rifiutato di rivelare il contenuto dell'accordo per «preservare la stabilità delle relazioni internazionali». Risposta reticente, da cui è nata un'interrogazione parlamentare, la n. 2014D47806, firmata da due giovani parlamentari della Camera Bassa degli Stati Generali dell'Aia: il cristiano-democratico Pieter Omtzigt e il social-liberale Sjoerd Wiemer Sjoerdsma (del partito D66). Sono quattordici domande incalzanti. Il 22 dicembre 2014 arrivano le risposte del governo, con le firme congiunte di ben tre ministri: Ivo Opstelten (sicurezza e giustizia), Bert Koenders (esteri), Jeanine Hennis-Plasschaert (difesa). Il testo è scaricabile dal sito istituzionale della Camera bassa.
La domanda n. 3 dell'interrogazione chiedeva se l'Ucraina disponga di un diritto di veto nell'ambito dell'indagine penale. I ministri rispondono che i membri del JIT si sono reciprocamente impegnati ad astenersi dal fornire informazioni investigative all'esterno, salvo che ci sia il consenso sul fatto che la divulgazione non pregiudichi l'inchiesta. I tre ministri concludono affermando che «il consenso fra i partner del JIT non equivale al veto di uno di loro» ("Consensus onder de JIT-partners is iets anders dan een vetorecht van een van hen"). Un giro di parole che in realtà non cambia la sostanza: è sufficiente che ci sia il dissenso di uno solo degli Stati membri del JIT per fare in modo che le notizie non vengano rese pubbliche. Il diritto di veto per esistere non ha bisogno di essere esplicitato.....
È così anche per il Consiglio di Sicurezza dell'ONU: infatti il diritto di veto non è esplicitamente formulato nello Statuto delle Nazioni Unite (art. 27 c.3), il quale recita che «le decisioni del Consiglio di Sicurezza su ogni altra questione sono prese con un voto favorevole di nove Membri, nel quale siano compresi i voti dei Membri permanenti». Siccome nel voto ci devono essere tutti e cinque i Membri permanenti, se uno di loro fa mancare il suo voto, giocoforza scatta un veto. Stesso meccanismo nel caso dell'inchiesta sul Volo MH17. Abbiamo dunque la prima conferma ufficiale di quanto si diceva nella rivelazione dell'agosto scorso: «le chiavi del mistero della 'Ustica ucraina' sono saldamente nelle mani del governo di Kiev, che potrà decidere se tenerle per sé».
È così anche per il Consiglio di Sicurezza dell'ONU: infatti il diritto di veto non è esplicitamente formulato nello Statuto delle Nazioni Unite (art. 27 c.3), il quale recita che «le decisioni del Consiglio di Sicurezza su ogni altra questione sono prese con un voto favorevole di nove Membri, nel quale siano compresi i voti dei Membri permanenti». Siccome nel voto ci devono essere tutti e cinque i Membri permanenti, se uno di loro fa mancare il suo voto, giocoforza scatta un veto. Stesso meccanismo nel caso dell'inchiesta sul Volo MH17. Abbiamo dunque la prima conferma ufficiale di quanto si diceva nella rivelazione dell'agosto scorso: «le chiavi del mistero della 'Ustica ucraina' sono saldamente nelle mani del governo di Kiev, che potrà decidere se tenerle per sé».
Contraerea del Donbass, anzi no...
Nelle settimane precedenti all'abbattimento del volo MH17 il governo di Kiev aveva lanciato di volta in volta, puntualmente, pesanti accuse ai "ribelli" del Donbass, dichiarandoli colpevoli dell'abbattimento di aerei ed elicotteri militari, con una correlata presunta complicità della Russia come fornitrice degli armamenti. Per esempio, sono ancora consultabili sul web le notizie di varie agenzie di stampa per constatare che il governo ucraino aveva incolpato esplicitamente i miliziani del Donbass per l'abbattimento di questi mezzi aerei dell'esercito ucraino:
- il 26 aprile 2014 un elicottero;
- il 2 maggio 2014 quattro elicotteri;
- il 29 maggio 2014 un elicottero;
- il 6 giugno 2014 un aereo da ricognizione;
- il 14 giugno 2014 un aereo militare che trasportava 49 soldati;
- il 14 luglio 2014 un aereo cargo Antonov 26, proprio tre giorni prima della tragedia del volo MH17 della Malaysia Airlines.
Nonostante questi eventi, l'Ucraina non aveva chiuso lo spazio aereosopra una ragionevole quota di sicurezza. Tale omissione configurerebbe necessariamente una forma di responsabilità, sia pure indiretta, dell'Ucraina per il disastro dell'MH17. Ma ecco il colpo di scena, a distanza di circa 5 mesi dal tragico evento. In una lettera del 18 dicembre 2014 indirizzata al Presidente della Camera bassa, i tre ministri olandesi hanno presentato un riepilogo aggiornato di alcune criticità delle indagini relative al volo abbattuto, anch'essa scaricabile dal sito istituzionale della Camera bassa olandese.
In particolare, in risposta a una specifica interpellanza - sempre del parlamentare Omtzigt, a pag. 6 del documento i tre ministri affermano che nel periodo dal 15 aprile al 17 luglio 2014 nella zona orientale dell'Ucraina sono caduti undici aerei e otto elicotteri. Tuttavia - e questa è la clamorosa novità - precisano che:
- il numero non è sicuro;
- in alcuni casi i separatisti hanno rivendicato l'abbattimento, ma i filmati che costituirebbero la prova risultano essere stati manipolati;
- probabilmente i velivoli non stati abbattuti;
- le cause degli incidenti non sono chiare, ma probabilmente risiedono nell'inesperienza degli equipaggi e nel cattivo stato di manutenzione.
Ma allora, se tutte le accuse per gli abbattimenti di mezzi aerei rivolte per mesi dal governo ucraino ai "ribelli" del Donbass (e di volta in volta indirettamente alla Russia, che avrebbe fornito i missili) non sono più completamente valide per stessa ammissione di chi conduce le indagini (e molto probabilmente della stessa Ucraina, che ha interesse così a sottrarsi alla responsabilità di non aver chiuso lo spazio aereo), quale credibilità possono ancora avere le restanti accuse di Kiev per l'abbattimento del Boeing della Malaysia Airlines?
Ma per avere la risposta non c'è fretta. Infatti, come annunciato a dicembre dal procuratore capo olandese Fred Westerbeke in una lettera indirizzata ai familiari delle vittime, le indagini dureranno ancora molti mesi e, soprattutto, non sarà facile individuare i responsabili del tragico evento. La verità può attendere.
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