La Procura invia comunicazioni giudiziarie ad alcuni politici sospettati di aver autenticato in modo irregolare le liste pro Chiamparino. Tra questi il presidente della Circoscrizione V, due ex consiglieri provinciali e i regionali Grimaldi e Conticelli.
Primi indagati per le presunte firme false nella sottoscrizione delle liste a sostegno di Sergio Chiamparino alle scorse elezioni regionali. A ricevere il temuto avviso di garanzia sono stati, al momento, sette politici, a vario titolo sospettati di aver compiuto irregolarità all’atto delle autenticazioni nella loro funzione di pubblici ufficiali, ma sarebbero altri quattro o cinque ad essere sulla graticola. Si tratta, per ora, dei consiglieri regionali Marco Grimaldi (Sel) e Nadia Conticelli (Pd, presidente della Circoscrizione torinese VI), degli ex consiglieri provinciali di Torino Umberto Perna, Pasquale Valente e Davide Fazzone, tutti del partito democratico, del presidente democratico della Circoscrizione V Rocco Florio e del suo vice Giuseppe Agostino. Tutti sono invitati a comparire davanti ai pm Patrizia Caputo e Stefano Demontis, titolari dell’inchiesta scaturita dall’esposto presentato nel luglio scorso dall’europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio, direttamente nelle mani del procuratore capo Armando Spataro.
Il primo a parlare di firme false anche nel centrosinistra fu un altro consigliere provinciale, quel Renzo Rabellino che dopo le tante liste civetta ideate e una condanna a 2 ani e 10 mesi per falso è ormai diventato un’autorità in materia, vicenda di cui per primo Lo Spiffero ne diede notizia. L’inchiesta ha poi preso il via dagli esposti della ex consigliera leghista di Palazzo Cisterna Patrizia Borgarello (al Tar, che ha aggiornato l'udienza al prossimo 19 febbraio) e dal compagno di partito Borghezio, quest’ultimo in sede penale, ipotizzando i reati di falso ideologico e abuso d’ufficio. Ed è proprio da qui che è partita l’azione della Procura di Torino, impegnata in questi mesi a sentire centinaia di sottoscrittori delle liste “incriminate”. A finire sotto la lente della magistratura la lista civica Monviso, quella del Partito democratico e il listino bloccato del governatore.
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