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Non è certo impresa facile parlare delle dimissioni del papa.
E’ uno di quei casi in cui la dietrologia più spicciola troverà
gioco facile, e la gente più strana si sentirà autorizzata a fornire le
più fantasiose interpretazioni.
La mia opinione al riguardo, quindi, anche se nasce come frutto di
lunghe riflessioni e confronti con diversi amici (della vita reale) che
conoscono bene lo svolgimento dell’attività religiosa, politica,
finanziaria e sociale all’interno della Chiesa (perché ne fanno parte
integrante) vale quanto quella di chiunque altro.
Faccio questa premessa per precisare che non sto fornendo delle notizie, delle informazioni o dei links.
E’ la mia idea personale su questa vicenda, che sintetizzata al
massimo, si presenta così: si tratta del primo (non l’unico, ma
certamente il primo) clamoroso avvenimento di natura politica e sociale
che segna e segnala la svolta planetaria nella vita post-Maya........continua....
PS: Da leggere......!
E’ un evento epocale.
E come tale va trattato e preso in considerazione, senza minimizzarlo.
Una breve premessa sulla simbologia papense si rende necessaria,
per spiegare le importanti funzioni che il papa assolve, dato che non
tutti i papi sono uguali, così come non sono tutti uguali i leader
politici, i premier di Stato, ecc.
Il Vaticano è una struttura complessa e importante, nel bene e nel
male, perché dentro di sé li accoglie entrambi, il bene e il male.
Rappresenta il punto di riferimento religioso più vasto sul pianeta
Terra, per centinaia di milioni di esseri umani, che vanta più di
duemila anni di tradizione alle spalle; gestisce la più diffusa e
gigantesca rete di protezione nel campo dell’assistenza sociale e
sanitaria nel territorio a livello globale; è la più potente centrale di
produzione, controllo, gestione dell’istruzione nel mondo; e per ciò
che riguarda la parte amministrativa rappresenta il più ricco e diffuso
consorzio finanziario privato mai esistito nel nostro pianeta: ancora
oggi, lo Ior, se vuole e lo decide, con una telefonata spazza via per
sempre Goldman Sachs, J.P.Morgan e Merryl Lynch tutte insieme rimanendo
indenne.
Proprio perché il Vaticano –come istituzione- rappresenta
formalmente la sintesi di tutti questi aspetti incrociati, è inevitabile
(quanto ovvio) che contempli al proprio interno delle rappresentanze
molto diverse, decisamente oppositive tra di loro. Nei momenti topici
della Storia, queste opposizioni vengono catalizzate e diventano
apertamente antagoniste. Se il momento topico è anche il punto di
incrocio di una crisi sistemica, allora questo antagonismo diventa una
vera e propria guerra tra le diverse anime che compongono la struttura
del Vaticano.
Noi ci troviamo in uno di quei momenti.
Tanto più essendo l’Italia il paese cattolico più importante del
mondo, in quanto centro nevralgico e mediatore di tutte le diverse
componenti in gioco.
Papa Ratzinger è prima di tutto un poderoso teologo, un grande intellettuale.
La sua elezione è stata accolta dai gestori della Chiesa come
necessaria, per mettere una pezza allo sconvolgimento provocato dal suo
predecessore Karol Woytyla, l’uomo che ha completamente scardinato il
Senso della Chiesa Cattolica Romana, l’ha letteralmente strappata via
dal suo humus spirituale e credente immettendola in un corridoio
mondano, dal punto di vista squisitamente teologico “deturpando le
fattezze della Chiesa” e abbassando e riducendo il livello di scambio e
confronto a una consorteria di faccendieri diplomatici al servizio di
agenti segreti. Papa Giovanni Paolo II era un uomo motivato dall’odio
furioso, un odio doppio: quello per il comunismo e quello per i russi,
da bravo polacco, Woytyla è stato un grande guerriero mondano politico,
il migliore generale a disposizione della Cia nel combattere la guerra
fredda. E per raggiungere il proprio obiettivo ha completamente
squilibrato e sbilanciato l’asse di mediazione della Chiesa.
Quando Woytyla muore, la Chiesa è in ginocchio, a un millimetro dalla sua dissoluzione.
Ormai completamente priva di una qualsivoglia funzione spirituale, è
diventato il punto di incontro di consorterie internazionali di loschi
affaristi dediti soltanto alla speculazione e alla corruzione. Ma
all’interno della Chiesa si scatena una lotta furibonda, tra
“spiritualisti” e “mondano-affaristi”, rappresentati entrambi da una
parte dal cardinale Bergoglio, incline alle politiche sociali
(arcivescovo di Buenos Aires e grande accusatore spirituale e politico
dei crimini del generale Videla in Argentina) e dall’altra dal cardinale
Bertone, vicino all’opus dei, il punto di riferimento dell’attuale
classe politica dirigente italiana. Il conclave sceglie un uomo “terzo”
ed eleggono Ratzinger, di cui è stata sottovalutata la vis spirituale.
Inizia così il suo pontificato, con il dichiarato intento di abbandonare
la strada mondana imposta dal suo predecessore e riportare la Chiesa
nel suo ambito di evangelizzazione, di recupero della spiritualità di
matrice teologica, a scapito di quella mondano-finanziaria.
E dentro la Chiesa, le due fazioni si scontrano.
Papa Ratzinger interpreta se stesso e il proprio ruolo come
l’immagine di un traghettatore, colui che deve salvare la Chiesa prima
di tutto come centro spirituale, per poi passare il bastone del comando a
un giovane “guerriero spirituale” con il preciso compito di avviare un
gigantesco repulisti interno, aprendosi a delle forti innovazioni
rivoluzionarie per la Chiesa, anche estreme, come il matrimonio per i
preti, la scomunica ufficiale per i pedofili, la denuncia –con adeguata
documentazione- dei nefasti grovigli della speculazione finanziaria
internazionale. Il discorso del papa il 1 gennaio 2013 segna e segnala
la svolta definitiva, quando Ratzinger accusa, denuncia e sconfessa le
politiche dell’austerità e del rigore volute in Europa cercando di
spingere la Chiesa a un recupero della sua funzione sociale.
Le sue dimissioni, quindi, rappresentano una necessaria
accelerazione di un piano preordinato all’atto della sua elezione, in
conseguenza della radicalizzazione dello scontro in Europa e il
peggioramento della situazione nel continente che può anche far
prefigurare il rischio di pericolosi quanto sanguinosi conflitti
sociali, a quel punto insanabili.
Da notare, in aggiunta, due elementi, da non sottovalutare:
1). E’ la prima volta che in Italia si svolge una elezione politica
senza che il vaticano possa partecipare “ufficialmente” in maniera
attiva; da oggi, infatti, nessun cardinale né vescovo sarà autorizzato a
sostenere questo o quel partito, questa o quella linea, essendo loro
vacanti.
2). Il riferimento al precedente, avvenuto alla fine del ‘200, con
Celestino V, in un momento fondamentale della Storia d’Europa, quando
era in corso una lotta furibonda tra i regnanti francesi e quelli
spagnoli per il controllo del territorio e delle risorse alimentari e
finanziarie dell’epoca. Il 13 dicembre del 1294, viene emessa una bolla
papale che recita così: « Io Papa Celestino V, spinto da
legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità
della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione
della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e
spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla
dignità, all’onere e all’onore che esso comporta, dando sin da questo
momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e
provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa
Universale. ».
Il riferimento anche linguistico a quella bolla è fin troppo
chiaro, a dimostrazione di come (ahinoi) l’attuale vita post-moderna
europea non sia poi tanto diversa da quella medioevale. Quando elessero
Celestino V il conclave venne sospeso perché arrivò una epidemia di
peste che uccise due cardinali del concistoro. L’elezione venne
rimandata di un anno e infine venne eletto nel luglio del 1294 un monaco
benedettino, Pietro da Morrone, che viveva ritirato dal mondo, dedito
alla meditazione e alla preghiera, un individuo al di fuori delle lotte
faziose per il potere di Roma. Venne eletto proprio per questo
motivo. Celestino V non riesce a soddisfare le esigenze politiche di chi
seguiva, all’interno della Chiesa, le esigenze dei re europei per il
controllo del territorio in Italia: erano in gioco il possesso della
Sicilia, della Sardegna, del Regno di Napoli e della Calabria. E così si
dimise dopo aver ammonito i cardinali sul tragico errore nell’aver
abbandonato la strada della spiritualità. Così lo racconta il grande
storico belga Henry Pirenne nella sua monumentale Storia d’Europa:
“Undici giorni dopo le sue dimissioni infatti, il Conclave, riunito a Napoli in Castel Nuovo, elesse il nuovo papa nella persona del cardinal Benedetto Caetani, laziale diAnagni.
Aveva 64 anni circa ed assunse il nome di Bonifacio VIII. Caetani, che
aveva aiutato Celestino V nel suo intento di dimettersi, temendo uno
scisma da parte dei cardinali filo-francesi a lui contrari mediante la
rimessa in trono di Celestino, diede disposizioni affinché l’anziano
monaco fosse messo sotto controllo, per evitare un rapimento da parte
dei suoi nemici. Celestino, venuto a conoscenza della decisione del
nuovo papa grazie ad alcuni tra i suoi fedeli cardinali da lui
precedentemente nominati, tentò una fuga verso oriente fuggendo da San
Germano per raggiungere la sua cella sul Morrone e poi Vieste sul Gargano, per tentare l’imbarco per la Grecia, ma il 16 maggio 1295 fu catturato presso Santa Maria di Merino da Guglielmo Stendardo II, connestabile del regno di Napoli, figlio del celebre Guglielmo Stendardo, detto “Uomo di Sangue”.
Celestino tentò invano ancora una volta di farsi ascoltare dal Caetani
chiedendo di lasciarlo partire, ma il Caetani restò fermo sulle sue
decisioni al riguardo. Celestino si rese conto
dell’inutilità delle sue richieste e mentre veniva portato via sussurrò
una frase rivolta al Caetani che sembrò essere un presagio: «Hai
ottenuto il Papato come una volpe, regnerai come un leone, morirai come
un cane» Raggiunto dai soldati, questi lo rinchiusero nella rocca di Fumone, in Ciociaria, castello nei territori dei Caetani e di diretta proprietà del nuovo Papa; qui il vecchio Pietro morì il 19 maggio 1296,
fortemente debilitato dalla deportazione coatta e dalla successiva
prigionia: la versione ufficiale sostiene che l’anziano uomo sia morto
dopo aver recitato, stanchissimo, l’ultima messa. Riguardo la morte si
sparsero subito voci e accuse. Anche se la teoria secondo la quale
Bonifacio ne avrebbe ordinato l’assassinio fosse priva di fondamento, di
fatto il Papa ordinò l’arresto che ne causò la morte. Il cranio di
Celestino presenta un “foro” che, secondo alcuni, potrebbe essere la
conseguenza di un ascesso di sangue. Due perizie sulla salma datate 1313
e 1888 rilevarono la presenza di un foro corrispondente a quello
producibile da un chiodo di dieci centimetri”.
Questa fu la fine di Celestino V, ucciso con un chiodo conficcato
in testa mentre pregava. Il suo successore, Bonifacio VIII, chiude
l’accordo con Carlo d’Angiò, con il re d’Aragona, che consegnerà
definitivamente, in segue alla guerra dei Vespri, le regioni Sicilia,
Calabria, Campania, Sardegna e Corsica, ai principi e re di Spagna e
Francia, sottraendole al controllo territoriale dei signori locali.
Secondo esperti vaticanensi europei, la Chiesa si prepara ad
eleggere un papa più giovane, molto probabilmente sudamericano, e di
sicuro schierato contro la finanza speculativa, nell’estremo tentativo
di svolgere un ruolo attivo nella politica sociale in tutto l’occidente a
favore dei ceti più disagiati: questa è l’opinione corrente più
accreditata.
Tutto ciò conferma la visione dell’Europa (e soprattutto
dell’Italia) come un luogo dal sapore medioevale, dove lo scontro
avviene tra consorterie di signori appoggiate –a seconda degli interessi
globali- da questo o quel papa.
Tutto ciò conferma la necessità, per tutti noi, di accelerare il
processo di consapevolezza collettiva per la fondazione di uno stato e
di un’Europa laica.
Con l’auspicio che ci si possa liberare di questa forma di
esercizio del potere collettivo, dove a turno, nel nome di Dio, o del
comunismo, o del fascismo, o del liberismo, o del libertarismo, a turno,
gruppi di individui che si considerano superiori al resto della
collettività usano le preoccupazioni generali nate dal disagio comune
per decidere del destino delle masse.
Sono contento di questa novità epocale per i credenti, se la
prospettiva auspicata dai vaticanensi ottimisti troverà la conferma dei
fatti.
Per quanto riguarda noi piccoli animaletti che subiamo le decisioni
del vertice senza poter opporre, per necessità storiche, una diversa
visione del mondo, mi auguro davvero che questa “scelta epocale” di papa
Ratzinger, squisito teologo, serva a tutti noi, per convincerci sempre
di più della assoluta necessità di cambiare capitolo della Storia del
mondo: mandare a casa tutta l’attuale classe dirigente italiana,
corrotta, falsa, disonesta.
Lo fa il papa con i suoi, non possiamo farlo noi con i nostri politicanti?
Questo, a mio avviso, è il messaggio forte da parte sua.
Questo è ciò che mi hanno spiegato alcuni cattolici credenti,
soggetti politici attivi, amici personali, che vedono in questo atto di
Ratzinger, una generosa modalità di denuncia dell’attuale sistema
vigente.
“E’ lo Spirito Santo che dà la sveglia alla Storia: è arrivato il
momento di cambiare”, così i teologi e i cattolici più evoluti
socialmente impegnati, oggi, leggono gli attuali avvenimenti.
Come dire (tradotto per noi tutti laici) “Forza ragazzi! Abbiamo
perfino Iddio dalla nostra parte; possiamo mandarli tutti in pensione”.
Come dicono su un loro sito i cattolici pensanti americani che partecipano aoccupy wall street: “Thank you Pope, for the great input!”.
Fonte http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/02/non-ne-puo-piu-figuriamoci-noi-e-se-ne.html
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