Da quando è iniziata la nuova fase del conflitto tra Russia e Ucraina, ormai più di due anni fa, il crollo del Paese guidato da Vladimir Putin è stato annunciato infinite volte.
Aspettando il default-Godot: da Repubblica a Draghi
Tra i vincitori di fatto della rubrica dedicata “alle ultime parole famose” un posto d’onore spetta per esempio alla giornalista di Repubblica Carlotta Scozzari che 14 marzo 2022 titolava “La Russia ha un mese per salvarsi ma il default è ormai a un passo”.
Aspettando il default russo è diventato così sempre più simile all’opera teatrale Aspettando Godot, dove Godot, esattamente come il default, sembra debba presentarsi da un momento all’altro in scena, senza però apparire mai. Sempre nella rubrica della “ultime parole famose” non si può poi non inserire Mario Draghi, con le sue previsioni decisamente ottimistiche sull’effetto delle sanzioni.
E si arriva così alla primavera 2024, la Russia non è fallita e non sta perdendo la guerra, mentre i nostri media non hanno perso l’abitudine a darla per spacciata un giorno sì e l’altro pure.Il fallimento, inesistente, di Gazprom
“Gazprom in profondo rosso: perdita record per il crollo delle vendite di gas in Europa”, “L’azienda energetica russa Gazprom ha registrato la prima perdita dal 1999”, “Gazprom crolla, primo segnale di crisi per l’economia russa”. La notizia rilanciata in pompa magna dai media italiani fa riferimento al bilancio del 2023 della principale azienda energetica russa, di proprietà del Cremlino. Secondo questo documento per la prima volta dal 1999 Gazprom ha infatti registrato nel 2023 una perdita pari a 6,4 miliardi di euro.
Questo è successo per due motivi principali: le vendite di gas, in particolare verso i Paesi europei, si sono dimezzate proprio a causa della guerra, mentre il prezzo del gas si è ridotto notevolmente l’ultimo anno, rispetto all’impennata registrata nel 2021 e nel 2022. Tanto è bastato per far festeggiare le redazioni di tutta Italia per l’ennesima previsione su un imminente crollo russo.
La Russia sta compensando le perdite grazie all’UE
In realtà osservando i dati in modo più approfondito si può facilmente comprendere come i quasi sette miliardi persi dalle porte di Gazprom siano già rientrati dalle finestre. A rivelarci il lato nascosto della luna è l’insospettabile Federico Fubini, vicedirettore del Corriere, non di certo tacciabile di filoputinismo:
I segni di forza dell’economia e del bilancio russo sembrano ancora prevalenti. Le entrate da petrolio e da gas fanno da sole quasi metà del gettito dello Stato e nei primi tre mesi dell’anno viaggiano del 79% sopra i livelli di un anno fa. Anche le altre entrate sono cresciute (del 24%), al punto che il governo sembra comodamente sulla rotta per chiudere l’anno con un deficit sotto all’1% del prodotto lordo, da fare invidia a chiunque in Europa.
E andando ulteriormente a fondo si scopre che è proprio l’Unione europea a compensare le perdite di Gazprom. Da una parte con l’incremento delle importazioni gas naturale liquefatto, cresciute del 40% nel 2023, di cui solo la Francia ne ha acquistato 320 milioni di euro, al netto dell’eccitazione bellica di Emmanuel Macron. Non solo.
Nei conti che sta pagando l’Unione europea c’è anche il gas dell’Azerbaijan, di cui il terzo produttore è l’azienda russa Lukoil. Morale della favola: grazie all’incremento delle importazioni europee dall’Azerbaijan, la Lukoil dovrebbe guadagnare 7 miliardi di euro in più rispetto all’anno precedente. Una cifra superiore alla perdita di Gazprom. In pratica le perdite di Gazprom sono compensate con i soldi dei contribuenti europei, a cui si sommano le perdite che l’Europa sta registrando a causa dei tredici pacchetti di sanzioni contro la Russia.
Non stiamo quindi assistendo al fallimento di Mosca, ma all’ennesima grottesca previsione sballata dei nostri media.
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