L’Ungheria ha firmato un contratto con Gazprom per la fornitura di massimo 5,8 milioni di metri cubi circa di gas naturale in più su base giornaliera, in aggiunta alla quantità contrattuale già in essere. A comunicare l’accordo è stato Zoltan Kovacs, portavoce del presidente ungherese Viktor Orban. “L’approvvigionamento energetico dell’Ungheria è sicuro”, ha sottolineato il portavoce. Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha specificato che a settembre e ottobre, Gazprom invierà all’Ungheria un massimo di 5,8 milioni di metri cubi di gas naturale in più al giorno di quanto precedentemente accordato in un contratto a lungo termine. Il gas confluirà attraverso la Serbia.
La ricetta di Orban
Dinanzi al pericolo di lasciare la propria popolazione al buio e al gelo, il presidente magiaro ha deciso di mantenere saldi i propri rapporti commerciali con la Russia. Il Governo ungherese si è sempre opposto alle sanzioni esercitate da buona parte dei paesi europei nei confronti della Federazione russa. Orban si è schierato dalla parte del popolo per le tematiche più sensibili, incassando l’ennesimo trionfo alle scorse elezioni presidenziali che si sono tenute nel Paese ad aprile 2022. Come altre potenze europee, l’Ungheria è fortemente dipendente dal gas russo. Circa l’80% delle importazioni dell’Ungheria di gas provengono dalla russa Gazprom.
Il piano italiano: docce brevi e termosifoni spenti
Il 31 agosto, Gazprom ha bloccato per motivi di manutenzione i flussi del gasdotto Nord Stream 1. L’azienda ha inoltre sospeso l’esportazione di gas in favore dell’azienda energetica francese Engie “per il mancato pagamento complessivo degli approvvigionamenti di luglio”. Nel frattempo, Berlino inizia a sperimentare le città a luci spente per risparmiare energia. Sulla falsa riga anche il piano italiano stilato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani: “termosifoni giù di 1 grado (e forse spenti a novembre)”, lo riporta il Corriere della Sera. “Cominciamo col ridurre la durata della nostra doccia di due minuti e riduciamo di tre gradi la temperatura dell’acqua”, spiega il presidente dell’ENEA (Energia Nucleare Energie Alternative), Gilberto Dialuce.
Baerbock: “Non importa cosa pensano i miei elettori”
Insomma, “è finita l’era dell’abbondanza”, come ha dichiarato il presidente francese Macron, e inizia ora l’era della carestia e dei razionamenti forzati. La classe dirigente europea non sembra farsi più di tanto problemi a lasciare al freddo la popolazione. In realtà, la popolazione non sembra proprio più interessare ai politici delle postdemocrazie. “Noi stiamo con l’Ucraina fino a quando avranno bisogno di noi – ha detto il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock nel corso di un summit organizzato da Forum 2000 a Praga – Non importa cosa pensano i miei elettori tedeschi, voglio stare dalla parte del popolo ucraino”, ha aggiunto la leader dei Grünen.
Modello Ungheria o modello carestia?
È chiaro che il martoriato popolo ucraino c’entri ben poco e che Baerbock abbia giurato fedeltà eterna alla NATO e agli Stati Uniti d’America, profondamente coinvolti nel conflitto ai margini dell’Europa. Non le interessa cosa pensano i suoi elettori, tanto ormai l’hanno votata. Il piccolo problema è che Baerbock dovrebbe rappresentare gli interessi dei suoi elettori, del suo popolo e non quelli di una qualche potenza straniera. A fare gli interessi della propria nazione e dei propri cittadini è Viktor Orban che, per qualche motivo, viene descritto come un terribile dittatore. Eppure, chi affronterà il prossimo inverno in tranquillità e chi invece no?
Nessun commento:
Posta un commento