Uno slittamento semantico, in linguistica, è un fenomeno che comporta la modificazione del significato di una parola. Negli ultimi due anni hanno subito questo processo vari termini della lingua italiana. Un esempio particolarmente emblematico in questo senso sta in un discorso del segretario del partito democratico Enrico Letta.
“Il vaccino è libertà. Libertà di andare a scuola, libertà di lavorare, di guadagnare, di incontrare gli altri, libertà di viaggiare, di divertirsi, di fare sport, di godersi spettacoli e la ripresa delle attività culturali…”.
Era il 12 settembre 2021, con queste parole Letta chiudeva a Bologna la festa dell’unità nazionale. In quei giorni il governo Draghi, retto come sappiamo anche dal PD, si apprestava a estendere progressivamente l’obbligo di green pass in praticamente tutti gli ambiti della quotidianità dei cittadini: dal lavoro alla vita sociale e culturale, passando per i trasporti e le visite in ospedali ed RSA. Per far digerire tutto questo agli italiani, in un periodo in cui ad aver completato il cosiddetto ciclo vaccinale di due dosi era il 65% della popolazione, a quanto pare, secondo Letta, servivano slogan forti, un discorso dall’alto impatto comunicativo e un messaggio tanto chiaro quanto inconsistente sul piano logico: “il vaccino è libertà”. Uno slogan che ricorda da vicino un trittico di affermazioni contenute in un caposaldo della letteratura contemporanea, come ci ha spiegato Alberto Contri, esperto di comunicazione e docente alla IULM di Milano:
Sicuramente siamo in presenza dell’applicazione contemporanea e moderna della neolingua di George Orwell, quando aveva rilevato che per cambiare la realtà bastava cambiare le parole, il regime in corso faceva questo. In questa occasione sono stati chiamati vaccini dei trattamenti sperimentali e da lì è saltato tutto l’inganno. Queste affermazioni fanno il paio con quelle di Mario Draghi quando aveva detto: “Se non ti vaccini ti ammali e fai morire”, il che non è vero per stessa ammissione delle virostar. C’è quindi qualcosa che non torna e che ha a che fare proprio col tentativo di limitare la libertà.
“La guerra è pace, l’ignoranza è forza, la libertà è schiavitù”, scriveva Orwell nel 1948. Questi slogan sono stati riproposti in chiave moderna dai partiti dell’area Draghi. Pace diventa sinonimo di vittoria dell’Ucraina, tenere all’oscuro i cittadini delle evidenze scientifiche che smentivano l’efficacia delle politiche sanitarie è stata la forza di chi ha esercitato il potere in questi anni, e la libertà è stata trasformata in cieca obbedienza.
Il concetto di libertà in questo caso di articola come “sei libero di fare certe cose solo se esegui ciò che io stabilisco essere per il tuo bene. Sono disposizioni che abbiamo visto che in altri paesi non si sono tenute e lì il covid ha colpito di meno. Quindi c’è dietro un tentativo di seminare la paura, e anche l’allarme sul vaiolo delle scimmie fa parte di questo quadro.
In 1984, Orwell descriveva le dinamiche di un totalitarismo, una dittatura collocata in un futuro distopico. Calato nel presente italiano il trittico di affermazioni orwelliane potrebbe continuare, ad esempio, con questa sentenza: “il partito di letta è… democratico”.
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