Il capo dello Stato prende atto delle richieste di Cinquestelle e Lega perché non intende impedire la nascita di un governo politico. Ma nello Studio alla Vetrata si evidenziano i contrasti, con il leader del Carroccio, in particolare su immigrazione ed Europa. ROMA. Hanno chiesto altro tempo, e Mattarella lo concederà. Il presidente non intende infatti impedire la nascita di un governo politico, per dare il via finalmente alla legislatura. Ha preso atto della richiesta, e adesso aspetta che siano Salvini e Di Maio a quantificare il tempo necessario. Non molto, ancora un paio di giorni. Ma le consultazioni al Colle, che avrebbero dovuto chiudere la partita del governo, riportano tutto in alto mare.
Non c'è intesa fra Di Maio e Salvini. E nello Studio alla Vetrata è andato in scena soprattutto il grande gelo fra il presidente e il leader leghista, che si è trovato di fronte al niet del capo dello Stato sulla richiesta di avere mano libera sul futuro ministero dell'Interno per risolvere a modo suo la questione delle espulsioni degli immigrati. Così come sui rapporti con la Ue, con Salvini deciso a inserire nel programma una premessa per sganciare il nostro paese dai troppi vincoli europei, e Mattarella pronto a fermare la richiesta. Anche di fronte al silenzio dei due sul nome del premier, il capo dello Stato avrebbe lanciato un ultimatum: o lo presentate al prossimo giro oppure sarò costretto a proporre io una soluzione....Alle 19, quando Salvini ha lasciato il Quirinale, la situazione restava comunque sul filo della rottura. Il presidente si è riunito subito con il suo staff, per valutare gli incontri, e per verificare una possibile data del prossimo round. Filtra comunque il forte disappunto del capo dello Stato per dei colloqui che gli erano stati prospettati come risolutivi, con i due pronti a " riferire su tutto", e che invece alla prova dei fatti si sono risolti in un groviglio di dubbi, contrasti, incertezze e confusioni. Perfino sulla proroga richiesta, con il leader grillino che parla di "giorni" e quello leghista invece di "ore", pur descrivendo la situazione come vicina al collasso ("non faccio accordi un tanto al chilo"). Ad un passo dal fallimento, allora, il capo dello Stato è chiamato a quello che sembra il miracolo di rimettere insieme i cocci.
Il Colle smentisce che il presidente abbia bocciato il professor Giulio Sapelli, ma nello studio alla Vetrata sarebbero echeggiati comunque nominativi non graditi al capo dello stato. Di Maio e Salvini il nome secco, condiviso per Palazzo Chigi ancora non lo hanno. Sul tavolo avrebbero perciò messo delle figure di ripiego, chiedendo tempo. La proroga invocata dal tandem sembra infatti, più che alle convergenze sul programma, finalizzata alla soluzione del rebus Palazzo Chigi.
Il nome di alto profilo che Sergio Mattarella chiede ha dunque messo Di Maio e Salvini di fronte all'affannosa ricerca, che era già protratta fin quasi all'appuntamento al Colle con il capo dello Stato. I nomi filtrati ieri sera e anche questa mattina sarebbero infatti stati accolti con una certa freddezza al Quirinale. Smentita l'ipotesi Sapelli, in pista è arrivato Giuseppe Conte, giurista e docente universitario, che siede tra l'altro nel consiglio di giustizia amministrativo che è presieduto da Alessandro Pajno, buon amico personale del capo dello Stato e il cui nome girava anche come possibile premier per il governo di garanzia di Mattarella. Ma è un profilo, quello del professor Conte, già inserito da Di Maio nella squadra cinquestelle in campagna elettorale, che non ha alle spalle esperienze di governo, mentre si tratta di rappresentare il nostro paese anche a livello internazionale, e in alcuni delicatissimi vertici europei, a cominciare dal consiglio Ue di fine giugno. Anche da qui i dubbi e i paletti posti da Mattarella pronto ad esecitare il potere di scelta del presidente del Consiglio se il curriculum e le qualità del nome proposto non fossero all'altezza della situazione. Che cosa in concreto può fare il capo dello Stato?
Se arriva il via libera al nome indicato, se indicato, nei prossimi giorni da Lega e 5stelle, si mette in moto il meccanismo che porta alla nascita del governo. Il nome però può essere bocciato dal presidente della Repubblica. In questo caso, si aprono due scenari. Di Maio e Salvini vengono "rimandati" ancora indietro a cercare un altro nome, concedendo altri tempi supplementari ai due. Oppure Mattarella a quel punto può rompere gli indugi, mettere in campo la sua moral suasion, suggerire lui un nome a grillini e leghisti. Ne ha tutti i poteri costituzionali ma è chiaro che politicamente si tratta di un passaggio delicato, non trovandosi di fronte ad un governo tecnico ma ad uno politico. Il leader della Lega e quello dei 5Stelle potrebbero perciò sentirsi commissariati dal capo dello Stato. Un'operazione perciò che sarebbe una carta da giocare solo in condizioni di emergenza.---
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