venerdì 17 giugno 2016

TorinoFassinoPd:"Le tasse ultimi 4 anni radoppiate, da 454 a 916 pro capite"...continuate a votarlo?



Rispetto al suo predecessore, Fassino non ha potuto contare su generosi trasferimenti statali, del Governo RenziPd.... Negli ultimi quattro anni i tributi a Torino sono raddoppiati passando da 454 euro pro capite a 916. Un trend analogo a quello delle principali città, Roma , Milano...sempre però governate dal Pd...! Lo studio di Openpolis. In dieci anni a Torino le tasse sono aumentate del 31,82%, negli ultimi cinque anni, quelli dell’amministrazione di Piero Fassino, sono più che raddoppiate, passando da 454 euro pro capite a 916. Un salasso per i cittadini......
se si pensa che dal 2005 al 2014, il periodo preso in esame, si sono ritrovati a fare i conti con una crisi economica che nel capoluogo piemontese ha picchiato più che nel resto d’Italia e dalla quale la regione sta uscendo solo negli ultimi anni, come testimonia la rilevazione di Bankitalia, pubblicata ieri, in cui emerge nel 2015, per la prima volta, una crescita del pil, seppur solo dello 0,7%. Le tasse aumentano, i cittadini si impoveriscono e i governanti arrancano, ma se si analizzano i “numeri” di Palazzo Civico emerge come l’aumento dei tributi locali sia sostanzialmente in linea con quello delle altre grandi città italiane (Roma, Napoli, Milano) e che in gran parte sia servito per far fronte al crollo dei finanziamenti statali, passati dai 319,20 euro medi pro capite nel secondo mandato di Sergio Chiamparino ai 97,36 euro di Fassino. E' quanto emerge da una rilevazione di Openpolis.....
In sostanza, quel che registrano i ricercatori, è che in un “quinquennio caratterizzato dal blocco degli investimenti, la crescita delle tasse locali, il taglio dei trasferimenti statali”, Fassino ha perseguito sostanzialmente le stesse politiche del suo predecessore, incrementando alcune spese strategiche (ambiente e polizia) e riducendo quelle relative al personale e alla burocrazia. La pressione fiscale è mediamente più alta rispetto a quella delle altre grandi città, ma si tratta di un fenomeno costante dal 2005, cioè dagli anni di Chiamparino, con un’unica eccezione nel 2012.
Insomma, a fronte della proverbiale “fortuna” dell’attuale governatore del Piemonte, che ha certamente amministrato Palazzo di Città negli anni più ricchi, vista anche la concomitanza delle Olimpiadi, il suo successore si è ritrovato a pagare i debiti dellagrandeur subalpina, peraltro coi rubinetti romani sigillati. Così l’indice di dipendenza di Torino dai trasferimenti statali è passato dal 29,83% del 2010 all’1,63% dell’anno successivo, il primo dell’attuale sindaco. Una percentuale che è aumentata in modo significativo solo nel 2013, con i provvedimenti espansivi di Monti (il cosiddetto Cresci Italia), in cui si attesta al 15,53%, per poi ridursi l’anno seguente al 7,24. La penuria di risorse ha portato, però, anche a provvedimenti virtuosi (per quanto imposti), a partire dalla riduzione dei costi di funzionamento della macchina amministrativa. Voce passata dal 25,40% del bilancio complessivo al 18,60%, complice anche la riduzione progressiva delle spese per il personale che nel 2012 erano di 403 milioni e nel 2015 sono scese a 373 milioni. Il blocco dei mutui fino al 2014, inoltre, ha consentito di ridurre il debito da 3,3 miliardi del 2011 ai 2,9 attuali. Quel che più stupisce è che, nonostante la penuria di risorse, in alcune macrocategorie l’amministrazione di Fassino ha messo più risorse di quella di Chiamparino:  la spesa pro capite per le politiche ambientali è passata dai 276,42 euro con Chiamparino ai 282,99 con Fassino e un incremento c’è stato anche nel settore della polizia municipale (da 107 a 113 euro). Resta il grande nodo degli investimenti: negli anni olimpici si viaggiava tra il miliardo e il miliardo e mezzo, nel 2015 sono stati 245 milioni. E senza quelli difficilmente si torna a crescere e a creare occupazione.------------

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