domenica 2 agosto 2015

IL MANIFESTO - Ankara ha ucciso 260 kurdi Barzani: «Il Pkk si ritiri»

















PS: Leggo, copio, incollo e ringrazio.
<<Di fronte agli Interessi Politici, in particolare USA e NATO, che ha le sue Basi in Turchia, la Comunità Internazionale è decisa a tenere gli occhi ben chiusi di fronte alla Politica di aggressione al Popolo Curdo decisa dal Dittatore Erdogan.....>>
umberto marabese
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Turkia.  La richiesta del leader regionale in Iraq «per evitare ulteriori vittime»


Si infiamma lo scon­tro tra kurdi. Il governo regio­nale kurdo in Iraq di Mas­sud Bar­zani ha chie­sto al Pkk di riti­rare le sue truppe dal Nord dell’Iraq. Secondo il lea­der kurdo, la richie­sta ha lo scopo di evi­tare ulte­riori vit­time dopo la cam­pa­gna avviata dalla Tur­chia con­tro il par­tito di Oca­lan lo scorso 24 luglio.
Fin qui Bar­zani si era man­te­nuto ambi­guo e non aveva né con­dan­nato né ade­rito ai raid tur­chi con­tro otto delle dieci basi del Pkk, pre­senti in ter­ri­to­rio ira­cheno, nell’ambito degli attac­chi che Ankara ha lan­ciato con­tro i jiha­di­sti dello Stato isla­mico ma soprat­tutto con­tro le oppo­si­zioni kurde interne.
Nella nota dif­fusa, Bar­zani si sca­glia anche con­tro le vit­time civili cau­sate dalle auto­rità tur­che, chie­dendo che si rimetta in moto il pro­cesso di pace tra Ankara e Pkk, messo a dura prova da raid, arre­sti di massa e per­qui­si­zioni in que­sti giorni.....

Il lea­der del par­tito demo­cra­tico del Kur­di­stan (Pdk) ha anche accu­sato il Pkk di aver lan­ciato una serie di attac­chi a un oleo­dotto nel Nord dell’Iraq. Il governo kurdo auto­nomo ha ven­duto per anni petro­lio diret­ta­mente alla Tur­chia inne­scando un duro scon­tro poli­tico con il governo a mag­gio­ranza sciita di Baghdad.
Secondo la stampa locale, sareb­bero 260 i morti e quat­tro­cento i feriti fin qui tra com­bat­tenti e civili del par­tito dei lavo­ra­tori del Kur­di­stan, cau­sati dai bom­bar­da­menti tur­chi. Il numero delle vit­time non è stato con­fer­mato né da fonti kurde né dal governo turco. Tra i feriti gravi ci sarebbe anche il fra­tello del lea­der del par­tito del popolo (Hdp), Nurettin.
Sela­het­tin Demir­tas, lea­der della sini­stra filo-kurda la cui vit­to­ria elet­to­rale (13% e 80 depu­tati) ha scom­pa­gi­nato i cal­coli poli­tici di Erdo­gan, ha con­fer­mato che suo fra­tello aveva rag­giunto la resi­stenza anti-Isis. Demir­tas rischia 24 anni di reclu­sione se venisse con­dan­nato nell’ambito di un’indagine, avviata dalla pro­cura di Diayr­ba­kir, che lo vuole coin­volto nelle con­te­sta­zioni dello scorso otto­bre con­tro il man­cato soste­gno turco ai com­bat­tenti kurdi siriani di Kobane.
Le accuse inclu­dono aver «armato» i con­te­sta­tori. Negli scon­tri con la poli­zia mori­rono 52 per­sone. Come se non bastasse, secondo Demir­tas, Erdo­gan vor­rebbe met­tere fuori legge Hdp. Sarebbe il poli­tico Buhan Kuzu, con­si­gliere di Erdo­gan, non eletto nel nuovo par­la­mento, l’incaricato del pre­si­dente turco per otte­nere la messa al bando del par­tito entro la fine dell’anno. Pur di for­mare un governo di coa­li­zione prima della sca­denza di ago­sto che por­te­rebbe ad ele­zioni anti­ci­pate, il lea­der del par­tito kema­li­sta, Kemal Kilic­da­ro­glu sarebbe pronto a qual­siasi con­ces­sione in poli­tica economica.
Il rife­ri­mento è alla piat­ta­forma comune di riforme, appro­vata da Akp e Chp, che potrebbe favo­rire la for­ma­zione del nuovo governo dopo quasi due mesi di trattative.
«Anche a costo di per­dere dei voti nel breve periodo», ha aggiunto Kilic­da­ro­glu (che ha posi­zioni più aperte di Erdo­gan verso la sini­stra di Demir­tas), mostrando la sua volontà di risol­vere la crisi poli­tica in pochi giorni. Anche sul ver­sante del Kur­di­stan siriano (Rojava) le Unità di pro­te­zione maschile e fem­mi­nile (Ypg-Ypj) stanno accu­sando Ankara di col­pire obiet­tivi dei com­bat­tenti che hanno respinto lo Stato isla­mico con il soste­gno della coa­li­zione inter­na­zio­nale dalle città di Tel Abyad, Kobane e Sar­rin. IIl governo di Ankara ha assi­cu­rato che il can­tone di Kobane non è tra gli obiet­tivi della cam­pa­gna anti-Pkk e Isis.
Una safe-zone turco-statunitense è stata impo­sta nel Nord della Siria con l’avallo della Nato. Solo ieri l’aviazione turca ha col­pito il vil­lag­gio di Zar­kel, nella pro­vin­cia di Rawan­duz a est di Erbil in Iraq. Due donne sono tra i sei uccisi nel raid che ha distrutto varie abi­ta­zioni. Ankara ha anche attac­cato le città kurde tur­che di Gare, Zap, Xakurke, Metina e Haf­ta­nin. Nella notte tra venerdì e sabato, gli aerei da guerra tur­chi hanno bom­bar­dato il vil­lag­gio di Zer­gele, cau­sando 9 morti e decine di feriti.
Tre atti­vi­sti di Hdp, Sezai e Ahmet Yasar, Mir­zet­tin Gok­turk sono stati uccisi dalla poli­zia nella città di Agri. Secondo fonti del par­tito, molti sono i civili feriti bloc­cati nelle loro abi­ta­zioni che non pos­sono essere tra­spor­tati in ospe­dale e muo­iono per le ferite ripor­tate. Il Pkk ha lan­ciato attac­chi con­tro tir dell’esercito turco a Dersim.
«Chie­diamo all’opinione pub­blica di opporsi ai bom­bar­da­menti indi­scri­mi­nati del governo turco e di met­tere fine alla sua cam­pa­gna di ter­ro­ri­smo di Stato», si legge in una nota del Con­gresso nazio­nale del Kur­di­stan (Knk). «Il silen­zio inter­na­zio­nale, insieme agli attac­chi mili­tari tur­chi, sta raf­for­zando il ter­ro­ri­smo dell’Isis», con­clude il comunicato.

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