giovedì 3 luglio 2014

Cosca e sezione Pd, duro colpo all'ndrangheta piemontese. La doppia militanza di cumpare Vincè


PS: Circoli del Pd..."covi di rivoluzionari bolsevichi? "...ma mi faccia il piacere......!...noi siamo "pidiessini-doc"...baciamo le mani a vossia!

umberto marabese
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Donato, uno degli arrestati nell'operazione San Michele, è iscritto al circolo di Venaria. Secondo la sua segretaria pensava molto alla politica. Morri: "E' già stato sospeso dalla commissione di garanzia". Ma Corgiat attacca: "Siamo troppo permeabili".

Nessuno lo ha mai visto in faccia, il segretario del circolo Pd di Venaria Elio Perotto se lo incontra per strada, dice «non lo riconoscerei», intanto Vincenzo Donato, uno dei dieci arrestati dai Ros nell’operazione San Michele, è un iscritto del Pd. O meglio era, dal momento che si sono messe in moto le procedure di sospensione – così come era già accaduto per Primo Greganti– da parte della Federazione provinciale di Torino e comunque «nel 2014 non ha ancora rinnovato la tessera» tiene a precisare lo stesso Perotto. La pezza è messa, ma il buco è di quelli difficili da coprire. L’ennesima testimonianza di un partito troppo “permeabile” e sempre più appetibile da quando governa di fatto tutto il Piemonte e condensa su di sé, attraverso i propri amministratori, la gestione di un potere immenso, che si articola attraverso opere pubbliche, appalti, concessioni. Un’inchiesta, quella che ha portato a sgominare la cosca “piemontese” dei Greco che ha già lambito, con responsabilità diverse altri esponenti del Pd: Nino Triolo, assessore a Bruzolo e  Franco Zaccone, funzionario Sagat e fondatore del circolo di Caselle......
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Vincenzo Donato, 48 anni, per tutti Vincè, impresario edile, dal 2010 abita in una villa nella frazione Arè di Caluso. È originario, come il cugino Antonio detto Antonello (anche lui finito al gabbio) proprio di San Mauro Marchesato, provincia di Crotone, patria della ‘ndrina che ha poi allungato le sue maglie sino in Piemonte, ed è imparentato con la famiglia Greco, avendo sposato la figlia di Anastasia. Insomma, uno della cerchia ristretta del clan, non un semplice affiliato, come si deduce dagli stretti rapporti con il capo locale Mario Audia. È lui ad assoldare l’investigatore privato per far “pulire” telefoni e automobili, ed è sempre lui che si danna per raccogliere, tramite un carabiniere infedele della stazione di Beinasco, informazioni attraverso la rete Sdi (sistema di indagine) su complici e nemici. Risulta essere il più ricco del sodalizio criminale: proprietario di ben 135 appartamenti, soprattutto nel comune di Rivoli, di sette auto, di diversi conti correnti, e persino di uno yacht, ormeggiato nel porto di Savona. Sembra infatti che il facoltoso imprenditore amasse la bella vita.

La segretaria di Donato, interrogata sul caso, pare abbia ammesso che il suo titolare negli ultimi tempi fosse parecchio assorbito dalla politica, parlava di voler rafforzare il Pd a Venaria, dove peraltro la situazione politica è tutt’altro che serena. Durante il direttivo cittadino di ieri, infatti, è stata votato a larghissima maggioranza (24 su 27) un ordine del giorno nel quale si considera di fatto conclusa l’esperienza del Pd nella maggioranza che sostiene il sindaco dipietrista Giuseppe Catania, con conseguente ritiro dei propri assessori dalla Giunta. Una decisione che rischia di portare la città al commissariamento in attesa delle elezioni del prossimo anno. Regista dell’operazione Salvatore Ippolito, consigliere comunale ed ex consigliere provinciale, che controlla un ingente pacchetto di tessere nel partito e che, secondo qualcuno, avrebbe convinto lo stesso Donato a iscriversi al partito. Perotto rifiuta ogni tipo di connessione tra le due vicende: «L’iscrizione di un singolo, che non si sa bene in che circostanze sia avvenuta, non c’entra nulla con una risoluzione politica provocata dall’immobilismo di questa giunta e di questo sindaco, che non ha mai voluto dar seguito alle nostre proposte».

Il problema di chi si iscrive al Pd, però, resta. Tra coloro che da mesi sollevano la questione  Aldo Corgiat, ex sindaco di Settimo Torinese, candidato sconfitto alla segreteria provinciale. Durante la campagna congressuale si era scagliato contro la moltiplicazione delle tessere, che ha coinciso con l’approdo ai gazebo di tanti illustri sconosciuti. «Un partito che amministra quasi tutte le amministrazioni sul territorio dovrebbe porsi ogni giorno il problema di come difendersi da certi personaggi - dice Corgiat - invece ha favorito ogni genere di pratiche che lo hanno esposto a questi fenomeni». E si riapre il tema della corrente autostradale, del ruolo di alcuni iscritti in Val Susa che compaiono con insistenza nelle intercettazioni degli inquirenti, di come Sitaf – che ha tra i suoi dirigenti alcuni degli uomini più vicini a Piero Fassino - sia una delle pochissime società a maggioranza pubblica ad affidare i propri appalti senza gara e accidentalmente Gianni Toro (anche lui arrestato nell’operazione San Michele) da Sitaf ha ottenuto commesse per centinaia di migliaia di euro.

Aggiunge Corgiat: «Forze dell’ordine e magistratura non possono farcela da sole. Non voglio speculare su nulla, ma il problema è serio, il Pd deve cogliere la pericolosità di questa ordinanza e aprire una discussione al proprio interno su come isolare questi personaggi nella società, altro che farli tesserare con noi. Prendiamo esempio da come i partiti, il nostro in particolare, si comportarono per combattere il terrorismo».

Non nega un certo «imbarazzo» anche il segretario del Pd torineseFabrizio Morri, che conferma la difficoltà nel “filtrare” gli iscritti: «Non possiamo chiedere la fedina penale a tutti gli iscritti». Intanto sono già state disposte le procedure per la sospensione dell’iscrizione di Donato e «ci stiamo orientando, assieme al segretario regionale Gariglio, ad andare oltre le norme, che ci permettono di estromettere chi viene posto sotto regime restrittivo». Tradotto: «E’ probabile che adotteremo una forma di sospensione cautelativa nei confronti anche di chi risulta coinvolto, seppur non indagato, nell’inchiesta». E per il futuro Morri annuncia «una commissione speciale di controllo del tesseramento per setacciare i nostri iscritti e cercare di evitare situazioni come queste».



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