Anche a Natale non si fermano i bombardamenti israeliani.
Strage di reporter
Nelle scorse ore l’aviazione di Tel Aviv ha infatti colpito una macchina posta fuori dall’ospedale di Al-Awda, vicino ad un campo profughi nella parte centrale della Striscia di Gaza. L’ordigno ha causato la morte di cinque giornalisti palestinesi che lavoravano per il quotidiano locale Quds News Network.
Le forze armate israeliane si sono giustificate sostenendo che il bombardamento avrebbe dovuto prendere di mira i combattenti dell’organizzazione Jihad islamica. Oltre alla carneficina ai danni dei civili, l’offensiva di Tel Aviv ha finora prodotto anche svariate vittime tra i reporter e i giornalisti presenti sul territorio.
Secondo il Comitato di Protezione dei giornalisti dal 7 ottobre ad oggi sono stati uccisi almeno 130 reporter palestinesi. Occorre poi sottolineare che Israele non autorizza l’ingresso nella Striscia di Gaza ai giornalisti provenienti dall’estero, a meno che non si mettano al seguito delle forze armate di Tel Aviv.
Israele avanza in Libano e Siria
Oltre al fronte a Gaza, Israele continua ad essere impegnata in altre due offensive: una in Libano e l’altra in Siria. Da una parte il Governo di Netanyahu sta continuando a mantenere il controllo nel sud del Libano, mentre porta avanti bombardamenti nella valle della Bekaa, dove operano gli esponenti di Hezbollah.
In Siria invece Israele continua ad espandere il proprio territorio, senza che il nuovo Governo di Damasco opponga alcuna resistenza. Nella località di Suwaysa, nel sud della Siria, si sono registrate alcune manifestazioni contro la presenza militare israeliana e che hanno scatenato la reazione di Tel Aviv.
Gli spari sulla folla hanno causato circa sette feriti. Dopo quest’episodio l’esercito israeliano ha diramato una comunicazione rivolta alla popolazione locale: “Abbiamo monitorato gli assembramenti nel sud della Siria di persone che si sono avvicinate alle nostre forze e hanno sparato loro dopo l’avvertimento di non avvicinarsi”.
Orami Israele la fa quindi da padrona in quella zona della Siria con il benestare del Governo jihadista di Damasco.----
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