Sei città al centro di uno studio sui rischi legati al 5G, tra cui i possibili tumori infantili. Dalla Regione Toscana arriva la delibera che coinvolge in una ricerca dalla durata di due anni Arezzo, Firenze, Livorno, Lucca, Pisa e Prato.
Gli assessori Monia Monni e Simone Bezzini hanno firmato l’atto che, stanziando 222.720 euro, affida il lavoro alle agenzie per l’Ambiente (ARPAT) e per la Salute (ARS).
Entrambe hanno rispettivamente il compito di verificare gli effetti legati all’esposizione al 5G ed eventuali correlazioni tra campi elettromagnetici, tumori (in particolare nei bambini) e aborti.
La costruzione delle antenne 5G è prevista nel piano di digitalizzazione del Paese indicato nel PNRR ma, oltre a incontrare degli intoppi burocratici, l’innalzamento degli impianti viene contestato da diversi comitati locali che denunciano da tempo un possibile impatto negativo sulla salute della popolazione.
L’elemento curioso è che lo studio in Toscana prenderebbe forma, riportano i mezzi di informazione, “anche per fugare teorie del complotto, fake news e psicosi che hanno spaventato la comunità locale”.
Eppure l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) aveva classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come “possibilmente cancerogeni per l’uomo” e le ricerche scientifiche complete sugli effetti delle stazioni radiobase sono tuttora in corso.
L’anno scorso era avvenuto anche l’innalzamento dei limiti elettromagnetici a 15 V/m, che era stato contestato tra gli altri da associazioni come Legambiente.
La ricerca biennale in Toscana sarebbe quindi particolarmente utile ai cittadini per fare chiarezza sui rischi del 5G piuttosto che sui presunti complotti da smentire.
Il tema preoccupa infatti non poco i comitati che manifestano contro le nuove antenne ma anche diversi Comuni che hanno bloccato le installazioni, con tanto di ricorsi al TAR delle aziende addette alla costruzione degli impianti.---
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