giovedì 3 novembre 2022

umberto marabese - Il prezzo del Gas non lo paghiamo alla Russia...ma ad Olanda e Stati Uniti....!


PS: Come vedrete il gas ...quanto e a chi lo paghiamo?...Basta leggere più avanti...!

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 P rezzi dell’energia, guerra in Ucraina, inflazione. Spesso sono presentati come fossero eventi concatenati. Non è così. L’alta volatilità dei prezzi del gas ha una storia molto più lunga e complessa. Una delle cause principali dell’inflazione dei prezzi dell’energia è il mercato a termine del gas Ttf di Amsterdam. Il Ttf è stato istituito come parte del mercato energetico dell’Unione europea. Il Ttf (Title Transfer Facility) è un mercato virtuale (un hub) per lo scambio del gas naturale. Insieme al Nymex (New York Mercantile Exchange) e all'Ice (Intercontinental Exchange) di Atlanta, che è specializzato in contratti derivati otc sull’energia, è uno dei principali mercati di riferimento per lo scambio del gas in Europa e in Italia.

L'indice Ttf mensile è la media aritmetica delle quotazioni giornaliere riferite al mese di fornitura cioè quello precedente. Il valore è in €/MWh, megawattora, l'unità di misura convenzionale di tutte le fonti di energia. Le nostre bollette “traducono” i prezzi in €/Smc, cioè in standard metro cubo. Ma l’andamento dei prezzi non cambia. Ecco gli andamenti: il Ttf di aprile 2021 era 20,50 €/MWh, saliva a 63,5 €/MWh a settembre, per arrivare a 110,12 €/MWh a dicembre 2021. Scendeva a 83,03 €/MWh a gennaio 2022, s’impennava a marzo, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, fino a 125,42 €/MWh per poi scendere lentamente a 78,87 €/MWh lo scorso giugno. Il Ttf di agosto, riferito alle forniture di luglio, è già intorno a 110 €/MWh. Le spiegazioni «oggettive» dell’impennata del 2021 indicherebbero le cause nella ripresa della domanda, dopo la flessione economica dovuta al Covid, e in una riduzione delle forniture da parte della Norvegia. Il che non regge per niente alla prova dei fatti, anche perché i prezzi dei future erano in grande salita già nella seconda metà del 2021.L’Olanda è uno snodo centrale per il mercato europeo che consente il trasferimento del gas tramite metanodotti tra Paesi come Francia, Germania, Norvegia, Italia e Gran Bretagna. Questo mercato spot, molto volatile come tutti i suoi simili, ha progressivamente sostituito i contratti bilaterali a lunga scadenza tra i Paesi. Esso consente non solo ai commercianti all’ingrosso, ma anche ai trader finanziari, di determinare il prezzo dei contratti a termine sul gas naturale. I prezzi future riguardano una consegna più lontana nel tempo e possono essere negoziati più volte prima della scadenza. Per esempio, i prezzi dei Ttf future per i mesi di fine anno sono di circa 200 euro per MWh. Le scommesse degli hedge fund sulla borsa Ttf hanno creato una scarsità artificiale di gas e portato i prezzi a un livello insostenibile, ben prima della guerra in Ucraina. Si è tornati all’equivalente dei famosi «barili di carta» di prima della grande crisi finanziaria del 2008, quando per un barile di petrolio fisicamente scambiato, sul mercato di New York si negoziavano 100 barili con contratti future. Alla loro scadenza, furono saldati pagando soltanto la differenza di prezzo, senza alcun movimento reale del prodotto. Tali contratti, in milioni, però, determinarono l’impressione di una domanda gigantesca rispetto a un’offerta limitata e, di conseguenza, l’attesa di un forte rialzo del prezzo del petrolio. «Osservare» il mercato, aspettando che risolva da solo il problema che ha provocato, è come affrontare la siccità e la mancanza d’acqua impegnandosi in una sciamanica «danza della pioggia». Ci sono alcuni interventi immediati possibili, mente si lavora per diversificare i fornitori e le fonti di energia. Uno è senz’altro concordare a livello europeo un tetto massimo al prezzo di acquisto del gas. E’ quello che anche il governo italiano ha proposto. Gli interessi europei, nazionali e collettivi devono avere precedenza sugli «appetiti» privati di qualcuno. In secondo luogo, non è tollerabile che la speculazione detti le leggi ai governi. Al riguardo ci sono due mosse possibili: i contratti future vanno bene ma devono essere conclusi con un effettivo scambio delle merci trattate e, secondo, dovrebbero essere ammessi solo i trader che hanno effettivamente la copertura finanziaria dei contratti che sottoscrivono e non quelli che operano con una «leva finanziaria» costruita sui debiti. Altrimenti, i cittadini come possono accettare che i loro governi siano stati capaci di imporre la mascherina a tutti e, invece, non sono in grado di mettere la «museruola» agli speculatori, che minano le economie e la stessa autorità dei governi? Sarebbe un paradosso! *già sottosegretario all’Economia **economista Più ricavi ma meno utili per Migross (gdo) L’Europa dovrebbe mettere un tetto al prezzo del gas Più ricavi ma meno utili e una prudenziale cedola meno ricca per la «dinastia Eurospin». Qualche giorno fa, infatti, Romano, Valter, Giovanni, Giuseppe, Luigi e Stefano Mion coi primi due titolari cadauno del 19,37% e gli altri quattro del 13,96% cadauno di Migross, hanno deciso di incassare entro il prossimo 31 agosto un dividendo complessivo di 3 milioni di euro (rispetto ai 4 milioni percepiti lo scorso anno) a valere sull’utile del 2021 in diminuzione a 25 milioni dai 30,8 milioni del 2020. Migross, a capo del gruppo veronese di grande distribuzione fondato da Alessandro Mion, padre dei sei attuali soci, coi suoi 45 punti vendita a marchio «Eurospin» ubicati soprattutto in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, ha visto anno su anno i ricavi salire da 499,5 a 509 milioni, ma l’ebitda calare da 24,3 a 16 milioni e l’ebit migliorare da 20,6 a 12,4 milioni. La società detiene il 25% di Eurospin Italia le cui quote restanti sono egualmente suddivise fra la trentina Centro Alimentare Maddalene, la milanese Shop della famiglia Pozzi e la trevigiana Sinergia. Ottima la situazione patrimoniale di Migross con un patrimonio netto di 185 milioni e una posizione finanziaria netta positiva per 26,7 milioni. Nell’attivo di 282,4 milioni figurano partecipazioni per liquidità per 26 milioni, crediti per 11 milioni e terreni e fabbricati per 145 milioni. Lo scorso anno Migross ha rilevato il ramo d’azienda comprensivo di immobili dei cash&carry a insegna «Altasfera» presenti in Lombardia per sviluppare il canale e-commerce. L’azienda dei Malacalza non ha temuto il Covid Migliorano i numeri della principale attività industriale della famiglia Malacalza nel secondo anno della pandemia. Il bilancio 2021 della genovese Asg Superconductors, presieduta da Davide Malacalza e guidata da Sergio Frattini, si è infatti chiuso con ricavi per 38,1 milioni di euro in progresso dai 37,4 milioni del 2020, e anche l’utile anno su anno è salito da 902mila euro a oltre 1,2 milioni, profitto interamente riportato a nuovo. L’azienda opera con tre divisioni: Magnet & Systems (magneti e sistemi superconduttivi), Columbus Mgb2 (fili superconduttivi) e Paramed Mri (sistemi di risonanza magnetica). Nella relazione sulla gestione Malacalza sottolinea che pure nell’anno della pandemia che ha comportato la chiusura di alcune attività «la società ha comunque raggiunto ottimi risultati nei rispettivi mercati di riferimento in cui operano le tre business unit». Con un patrimonio netto di 17,3 milioni, Asg Superconductors, che impiega 190 addetti e che i Malacalza controllano attraverso la italiana Hofima e la lussemburghese Luleo, presenta debiti saliti anno su anno da 150 a oltre176 milioni, di cui 23,1 milioni verso soci e 8,9 milioni verso banche. Gran parte dei debiti (circa 128 milioni) originano tuttavia dalla gestione dell’attivo circolante tipica di aziende che lavorano su grandi commesse pluriennali. Questi debiti, costituiti da acconti ricevuti da clienti per avanzamento lavori su commesse, devono quindi essere messi in correlazione con la corrispondente voce «lavori in corso su ordinazione» dell’attivo patrimoniale che è pari a 144,5 milioni. Banca CF si rafforza nel credito fiscale Semplificazione societaria in casa di Banca CF+Credito Fondiario. Qualche giorno fa, infatti, a Roma davanti al notaio Marco Pinardi s’è svolta un’assemblea straordinaria dell’istituto guidata dal presidente Panfilo Tarantelli che, alla presenza di soci portatori del 100% del capitale, ha approvato la fusione per incorporazione di Be Credit Management, controllata al 100%. Il merger, ha spiegato Tarantelli, «è finalizzato a consolidare la posizione di mercato della banca nel settore dei crediti fiscali» ed «è coerente con il piano industriale approvato a fine gennaio 2022» anche perché l’istituto, di cui Iacopo De Francisco è amministratore delegato e direttore generale «intende ulteriormente sviluppare la linea di business tax credits in cui ha iniziato ad operare nel 2018». A fine 2020 la banca presieduta da Tarantelli aveva acquisito il 100% di Be Credit Management, fondata due anni prima come joint venture tra Credito Fondiario in partenza al 35% e Be Finance (col restante 65%), società con base a Roma guidata da Marco Quaglierini che opera nel settore della finanza strutturata e dei crediti fiscali. Non è tollerabile che la speculazione detti le leggi ai governi. Al riguardo ci sono due mosse possibili: i contratti future vanno bene ma devono essere conclusi con un effettivo scambio delle merci trattate Gas, il prezzo si fa in Olanda I

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