martedì 5 maggio 2020

Huffington Post - Decreto con affanno. Congelate le norme per i soldi alle imprese, Pd e Iv contro M5s sul reddito d'emergenza

ROME, ITALY - 2020/03/05: Prime Minister, Giuseppe Conte and the Minister of Economy and Finance, Roberto...

All’una di notte, quando dall’inizio della riunione in videconferenza sono passate oltre due ore e mezza, la discussione si scalda sul reddito di emergenza. Prima Luigi Marattin, il frontman dei renziani, subito dopo Dario Franceschini per il Pd. La tesi è la stessa: il sostegno alle famiglie più in difficoltà, così come disegnato dai 5 stelle, non va bene. Va destrutturato il più possibile, che significa trasformarlo in un contributo straordinario una tantum, l’opposto di una misura che invece i grillini vorrebbero cristallizzare in un’erogazione di almeno due mesi. La questione dentro alla maggioranza resta aperta, come quella dei soldi alle imprese. Qui il punto della contesa interna sul decreto aprile, diventato ormai decreto maggio, se lo aggiudica Italia Viva. Le norme che aprono la strada all’ingresso dello Stato nel capitale delle piccole e medie imprese dovranno prima passare al vaglio di Confindustria e dei sindacati....
 
Un miliardo per 1 milione di famiglie. E per due mesi. Il reddito di emergenza che non piace a Pd e Italia Viva
Al vertice notturno sul decreto che darà 55 miliardi a imprese, lavoratori e famiglie per fronteggiare l’emergenza causata dal coronavirus, partecipano il premier Giuseppe Conte, il titolare del Tesoro Roberto Gualtieri, i capi delegazione e i responsabili economici dei partiti di maggioranza. E si discute ancora dei nodi che gravano sul provvedimento. Si diceva del reddito di emergenza che ancora divide. I 5 stelle insistono per uno schema che recita così: un miliardo da destinare a un milione di famiglie, che scorporate in termini individuali si traduce in 2,5 milioni di beneficiari. Un sostegno tra i 400 e gli 800 euro, in base al numero dei figli, e per almeno due mesi. Con una carta. Altro non è che il raddoppio del reddito di cittadinanza, misura che proprio i grillini hanno voluto quando erano al governo con la Lega di Matteo Salvini. 
Italia Viva e il Pd, però, temono che il reddito di emergenza diventi, al pari di quello di cittadinanza, un sussidio permanente. Il ragionamento dice grosso modo così: se dai ai beneficiari una carta e poi gli dai anche due rate, è difficile dire a un certo punto che i soldi non saranno più dati. Anche perché la crisi è destinata a mordere oltre giugno e quindi risulterebbe altamente impopolare chiudere il rubinetto. Quindi non un reddito mensile, ma una misura una tantum e gestita non dall’Inps, ma dai Comuni. L’idea di fondo è comune, ma i dem, a differenza dei renziani, mantengono un atteggiamento più soft nei confronti dei grillini, convinti che le ragioni di governo impongono di arrivare quantomeno a un compromesso. Fatto sta che la questione dovrà essere ancora approfondita. 
Dieci miliardi alle imprese, ma le norme finiscono in stand-by. Prima un check con Confindustria e sindacati
Per le piccole e medie imprese fino a un fatturato di 50 milioni sono in arrivo dieci miliardi. Saranno ristori integrali per i costi di tre mesi di affitto e risorse che elimineranno gli oneri fissi per le bollette, ma saranno soprattutto soldi a fondo perduto, quindi freschi, e soldi da utilizzare per ricapitalizzare le stesse imprese. C’è l’intesa nella maggioranza sulle risorse, ma non sulle norme. Anche durante il vertice notturno, i renziani hanno tenuto il punto sulla contrarietà all’ingresso dello Stato nel capitale delle imprese. Un intervento che Gualtieri ha specificato non essere configurato come un controllo pubblico, ma per Italia Viva questa rassicurazione non è sufficiente. Dice Marattin a Huffpost: “Pensare di poter contare su una ricapitalizzazione dell’imprenditore e poi su una presenza statale nel capitale è irrealistico e sbagliato”. Lo schema, confezionato dal Tesoro, prevede che la ricapitalizzazione sia divisa a metà tra l’imprenditore e lo Stato. Se l’imprenditore mette 100, lo Stato ne mette altri 100. Dopo un periodo di tempo, l’imprenditore può comprare le quote statali con uno sconto. Italia Viva, però, vuole altro. Ancora Marattin: “Noi preferiamo ristori parametrati al fatturato 2019 o la cancellazione di alcune tasse. O ancora interventi a fondo perduto più mirati, ma più semplici”. 
Al vertice si discute parecchio su questo punto. I 5 stelle, infatti, sono tra i principali sponsor di un modello interventista dello Stato nel capitale delle imprese in crisi a causa del Covid. Ma alla fine si decide per rimandare la decisione sul come le norme saranno scritte a un momento successivo, dopo un incontro che sarà fissato a breve con Confindustria e con i sindacati. Il neo eletto presidente degli industriali Carlo Bonomi tutto ha fatto tranne che nascondere il suo disappunto per un intervento dello Stato nella pancia delle imprese e più in generale ha tuonato contro l’assistenzialismo da reddito di emergenza, chiedendo soldi e investimenti per le imprese. La questione è anche, se non soprattutto politica, impatta sul grande tema delle relazioni tra il governo e le parti sociali. Meglio approfondire piuttosto che perdere per strada il consenso di una fetta importante del Paese. Anche per questo le norme saranno sottoposte a un ulteriore check. 
Più soldi alla sanità. Speranza ottiene 3,2 miliardi per gli ospedali Covid
Alla riunione di domenica sera, il ministro della Salute aveva chiesto di aumentare le risorse che saranno destinate al capitolo sanità. Ma la risposta alla richiesta era stata negativa, con tanto di discussione animata con Gualtieri. Al vertice di lunedì notte, invece, maturano le condizioni per aumentare le risorse, che salgono da 2,6 a 3,25 miliardi. Serviranno per gli ospedali Covid, ma anche per le terapie intensive e per la medicina territoriale. 
La (quasi) quadra sui soldi del decreto
Come si diceva sono 55 i miliardi che il decreto metterà in campo per i nuovi aiuti, a cui si sommeranno i 40-50 miliardi che la Cassa depositi e prestiti avrà a disposizione per salvare le imprese medio-grandi colpite dal virus. La suddivisione dei 55 miliardi è quasi completata. Alla cassa integrazione, che sarà prolungata per altre nove settimane, andranno 14 miliardi, mentre 6-7 miliardi saranno destinati al rifinanziamento dei bonus per i lavoratori autonomi. Dieci miliardi, come si diceva, andranno alle imprese. Altri quattro miliardi ai Comuni e alle province. Ci sono poi i 3,32 miliardi per la sanità e arriveranno dei soldi anche per sostenere il turismo. E poi ci saranno tra i 10 e i 12 miliardi per i pagamenti dei debiti della Pa. Il conto è fatto, ma bisogna quantificare con precisione il reddito di emergenza. E per farlo bisogna prima identificare la platea. Un dettaglio che ha il peso di una questione politica dentro la maggioranza ancora da risolvere. 

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