PS: <<il centenario della Grande Guerra è un'occasione per ricordarci di tutti i caduti, da tutte le parti, affinché queste guerre non si ripetano mai più">>...belle parole ,,,ma i fatti dicono il contrario...! Presidente, non rammenta che l'Italia ancora oggi e domani e dopodomani...stà invadendo nazioni indipendenti e sovrane? per non parlare del'invasione della Libia e il massacro di inermi cittadini e l'assassinio a sangue freddo del loro leader Gheddafi.
umberto marabese
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Tre presidenti a Redipuglia a un secolo dal conflitto, "mai più".
Un secolo fa iniziò la Grande Guerra. Da allora tante cose sono cambiate. Lo dimostra il Concerto per la pace di questa sera diretto dal Maestro Riccardo Muti il cui significato politico è enorme. Non solo per la presenza di tre presidenti - italiano Giorgio Napolitano, croato Ivo Josipovic, e sloveno Borut Pahor, con anche la presidente del Consiglio federale austriaco, Ana Blatnik - quanto per il luogo dove il Concerto è stato eseguito: il Sacrario di Redipuglia.
Qui, lungo i milleduecento gradini su ciascuno dei quali è scolpito mille volte "Presente", che portano in vetta a tre gigantesche croci, sono sepolti i resti di centomila soldati, un sesto di quelli sterminati nel corso della Grande Guerra. Di 60 mila di questi sono ancora ignoti i nomi. Dunque questo luogo sintetizza la violenza della guerra e per un giorno la speranza di vita che dalla sua fine, invece, risorge.....
I tre presidenti e l'alto esponente austriaco hanno cenato insieme a Cormons (Gorizia) poi sono giunti in corteo a Redipuglia, accolti da una folla composta e gremita che nei minuti precedenti l'arrivo è rimasta in silenzio con i circa 400 tra orchestrali e i coristi immobili sul palcoscenico. Poi è toccato a Muti salire sul podio e far cominciare il Requiem di Giuseppe Verdi.
Se il Capo dello Stato italiano ha parlato questa mattina della guerra e dell'ingenuità e dell'impreparazione con la quale l'Italia ma anche l'Europa intera è entrata in guerra avviandosi verso la distruzione, oggi il presidente croato Josipovic ha parlato attraverso le colonne del quotidiano di Trieste, Il Piccolo, indicando che l'invito rivoltogli a partecipare a questa serata è "caduta su un terreno ormai fertile:il centenario della Grande Guerra è un'occasione per ricordarci di tutti i caduti, da tutte le parti, affinché queste guerre non si ripetano mai più". Affermazioni che assumono un valore ancor più forte perché provengono da una parte di quel mondo balcanico che lentamente, e grazie anche all'integrazione europea, va ricucendo le proprie ferite dopo il massacro di pochi anni fa.
Qui, lungo i milleduecento gradini su ciascuno dei quali è scolpito mille volte "Presente", che portano in vetta a tre gigantesche croci, sono sepolti i resti di centomila soldati, un sesto di quelli sterminati nel corso della Grande Guerra. Di 60 mila di questi sono ancora ignoti i nomi. Dunque questo luogo sintetizza la violenza della guerra e per un giorno la speranza di vita che dalla sua fine, invece, risorge.....
I tre presidenti e l'alto esponente austriaco hanno cenato insieme a Cormons (Gorizia) poi sono giunti in corteo a Redipuglia, accolti da una folla composta e gremita che nei minuti precedenti l'arrivo è rimasta in silenzio con i circa 400 tra orchestrali e i coristi immobili sul palcoscenico. Poi è toccato a Muti salire sul podio e far cominciare il Requiem di Giuseppe Verdi.
Se il Capo dello Stato italiano ha parlato questa mattina della guerra e dell'ingenuità e dell'impreparazione con la quale l'Italia ma anche l'Europa intera è entrata in guerra avviandosi verso la distruzione, oggi il presidente croato Josipovic ha parlato attraverso le colonne del quotidiano di Trieste, Il Piccolo, indicando che l'invito rivoltogli a partecipare a questa serata è "caduta su un terreno ormai fertile:il centenario della Grande Guerra è un'occasione per ricordarci di tutti i caduti, da tutte le parti, affinché queste guerre non si ripetano mai più". Affermazioni che assumono un valore ancor più forte perché provengono da una parte di quel mondo balcanico che lentamente, e grazie anche all'integrazione europea, va ricucendo le proprie ferite dopo il massacro di pochi anni fa.
Per lui, come per Napolitano, non è il primo incontro: nel 2010 si videro a Trieste, insieme con l'allora presidente sloveno Danilo Turk, per un altro concerto, altrettanto simbolico, quello dell'amicizia. (ANSA).
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