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lunedì 24 gennaio 2022

BYOBLU24 - MARIO DRAGHI E IL QUIRINALE: CHI SPINGE LA PROPAGANDA FILO-DRAGHIANA SUI MASS MEDIA?

draghi - giavazzi

24 Gennaio 2022- 

Alcune settimane fa abbiamo riportato la notizia del “cerchio magico” di Mario Draghi, composto da quattro persone scelte dal presidente del Consiglio e che avrebbero, finora, preso le decisioni in Italia. Oggi però si aggiunge un particolare inquietante che getta una lunga ombra sulle elezioni del presidente della Repubblica e la candidatura di Draghi. Dettagli trapelati da una fonte attendibile e ben informata, ma che non possiamo rivelare. “Draghi è il nuovo presidente della Repubblica”, per i media mainstream è già tutto fatto per l’approdo al Quirinale dell’attuale presidente del Consiglio. Spiccano in particolare i frequenti articoli del Corriere della Sera, che continuano a dare per certo il passaggio di Draghi alla presidenza della Repubblica. E questo, nonostante il passo indietro di Silvio Berlusconi, che sembrerebbe azzerare ogni possibilità dell’ex presidente della Banca Centrale europea.

L’arrocco del Cav tiene Mario Draghi lontano dal Quirinale

Per usare una metafora scacchistica, il Cavaliere ha fatto arrocco. Con una sola mossa ha spostato il re e la torre, due pedine. Da una parte ha concesso al centrodestra di proporre una terna di candidati di alto profilo, dall’altra ha impedito a Mario Draghi di spostarsi da Palazzo Chigi; il centrodestra ora non dovrebbe votare per lui. Eppure, il Corriere della Sera stravolge completamente la narrazione, mantenendo in lizza Draghi, anzi descrivendolo come il candidato più papabile. La domanda sorge spontanea: chi c’è dietro a tutta questa campagna di sponsorizzazione nei confronti di Mario Draghi al Corriere? Tutte le tracce portano al bocconiano Francesco Giavazzi, il super consigliere di Draghi, talmente super da essere considerato il suo “unico vicepresidente”.

Francesco Giavazzi e il Corriere della Sera

Nel suo curriculum politico, Giavazzi vanta la direzione generale del Ministero del Tesoro fra il 1992 e il 1994, ed è uno dei fautori delle privatizzazioni in Italia. Fu già consulente di Mario Monti nel 2012, quando collaborò all’analisi di “Spending Review” della spesa pubblica italiana. Insomma, non proprio un successo, dato che in questi anni abbiamo pagato a caro prezzo i tagli alla sanità voluti dai paladini dell’austerity. Ma torniamo al punto. Tra dottorati all’MIT di Boston e incarichi politici di Gabinetto, Giavazzi vanta anche una lunga e duratura collaborazione con il Corriere della Sera che risale al lontano 1995. Il professore di economia è inoltre tra i fondatori della sezione economica del Corriere. Insomma, per la collaborazione che ha da tempo con il Corsera è molto probabile che sia riuscito a influenzare la testata di via solferino stessa, spostando il giornale su posizioni filo-draghiane. Facendo da Palazzo Chigi una ignobile propaganda per Draghi, come riferito dalla nostra fonte.

Parlamentari non vogliono Mario Draghi

Ad ogni modo, Draghi e Giavazzi si sono dimenticati di un piccolo particolare. A decidere il prossimo presidente della Repubblica saranno i parlamentari, chiamati per la prima volta nell’arco di due anni a prendere una decisione, libera e autonoma. Difficile pensare che i parlamentari trattati a pesci in faccia da quando Draghi si è insediato al Governo, lo votino. E questo vale un po’ per tutti i parlamentari, indipendentemente dalla loro appartenenza politica. Inutili anche i tentativi filo-draghiani di premere sulla sua candidatura nei media internazionali.

Realtà distorta, economia distorta?

Bloomberg, ad esempio, rilancia con prepotenza la figura di Mario Draghi al Quirinale. La testata finanziaria newyorkese spiega poi in un articolo che lo spread BTP-Bund non starebbe salendo troppo, poiché Draghi rimane ancora in corsa per diventare presidente della Repubblica. Un’informazione, tra l’altro smentita dai fatti, ma che vorrebbe in qualche modo far propaganda per Draghi. Tradotto: “Votate Draghi, così non aumenta lo spread”, più umiliante di così per il popolo non potrebbe essere. Con gli indici economici che non si rapportano quindi alla situazione economica di un Paese, ma al paventato lustro dei suoi esponenti politici. Insomma, un gigantesco Truman Show, in cui pochi registi “spin doctors” non eletti da nessuno muovono le fila che determinano la vita di milioni di persone.---

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