(di Giorgio Velardi ) – L’imbarazzo è palpabile, sia sul territorio sia tra i parlamentari uscenti. Come il senatore e presidente onorario di Arcigay, il bologneseSergio Lo Giudice, che visibilmente contrariato interrogato sull’argomento ha ammesso: “Avrei preferito che ci fosse un altro candidato, più consono alla storia del Centrosinistra bolognese”. Un altro candidato al posto di Pier Ferdinando Casini, vuole dire Lo Giudice. Che il Partito democratico, nonostante il “no a Casini” scritto chiaro e tondo nel 2012 sui manifesti dell’allora aspirante segretario Matteo Renzi, ha scelto di candidare in quota Civica Popolare nel collegio uninominale del Senato a Bologna.
Il presidente della Commissione d’inchiesta sulle Banche dovrà vedersela con due pezzi da novanta di Liberi e Uguali come Vasco Errani e Pier Luigi Bersani. Non è detto quindi che stavolta “Pierferdy” riesca a spuntarla. Vedremo. Quel che è certo è che, se dovesse andargli male, avrà di che consolarsi, ritrovandosi ad essere il parlamentare uscente col vitalizio più alto di tutti: 9.300 euro lordi al mese, meglio pure di Anna Finocchiaro....
Casini infatti è entrato in Parlamento con la Dc nel 1983, anno in cui Margaret Thatcher veniva rieletta per un secondo mandato nel Regno Unito e il tennista svedese Björn Borg decideva di appendere la racchetta al chiodo. E da allora non ne è più uscito, spostandosi abilmente in direzione del vento. “La politica dei due forni”, come la definì una volta il suo vecchio amico Silvio Berlusconi. Recentemente, però, l’ex presidente della Camera e della commissione Esteri del Senato, dove ha messo piede per la prima volta nel 2013 dopo trent’anni a Montecitorio, è rimasto folgorato sulla via del Nazareno (e del renzismo), tanto da guadagnarsi appunto la guida della commissione Banche. Un’esperienza non proprio fortunatissima per Renzi e i suoi, a cominciare da Maria Elena Boschi, visto come sono andate le audizioni dei vari Vegas e Ghizzoni. Ma chi se ne importa. “Ricordati degli amici”, diceva Corrado Guzzanti in una magistrale parodia di Francesco Rutelli. E “Matteo” s’è ricordato.
Tw: @GiorgioVelardi
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