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giovedì 21 luglio 2022

Marco Tosatti - Il 25 luglio di Benito-Badoglio Draghi. E di Vittorio Emanuele-Mattarella....

 

Marco Tosatti

Il 25 luglio di Benito-Badoglio Draghi. E di Vittorio Emanuele-Mattarella

Il discorso che il presidente del Consiglio dimissionario – e speriamo in maniera definitiva – Mario Draghi ha tenuto ieri al Senato passerà alla storia come uno dei più divisivi mai pronunciati nei confronti di quella che era una maggioranza sicuramente spuria. E come al solito Mario Draghi non ha rinunciato alla pratica della menzogna: rivendicare – in un panorama sociale, economico e di rapporti internazionali che definire disastroso è un eufemismo – di lasciare un Paese migliore di quello trovato è una bugia analoga all’ormai famoso non ti vaccini, ti ammali e muori. Qualche perla del suo addio politico (pronto a decollare verso siti ove lo collocheranno i suoi superiori…):

“La mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni, territori a favore della prosecuzione del Governo è senza precedenti e impossibile da ignorare. Ha coinvolto il terzo settore, la scuola e l’università, il mondo dell’economia, delle professioni e dell’imprenditoria, lo sport. Si tratta di un sostegno immeritato, ma per il quale sono enormemente grato”.

“Come mi ha ripetuto ieri al telefono il Presidente Zelensky, armare l’Ucraina è il solo modo per permettere agli ucraini di difendersi. Allo stesso tempo, occorre continuare a impegnarci per cercare soluzioni negoziali, a partire dalla crisi del grano. E dobbiamo aumentare gli sforzi per combattere le interferenze da parte della Russia e delle altre autocrazie nella nostra politica, nella nostra società”.

“L’Italia è un Paese libero e democratico. Davanti a chi vuole provare a sedurci con il suo modello autoritario, dobbiamo rispondere con la forza dei valori europei”.

Quest’ultima affermazione, dopo due anni in cui grazie a una psico-pseudo-pandemia le libertà fondamentali sono state stracciate, in cui il diritto di gestire il proprio corpo è stato violentato, la Costituzione è stata sistematicamente ignorata, violata, irrisa, nella complicità colpevole dei mass media (ma che fine ha fatto l’etica giornalistica? Bisogna tornare al Ventennio per vedere esempi di informazione di regime analoghi) della magistratura, salvo qualche sporadica eccezione e del corpo sanitario; beh quest’ultima affermazione suona non solo provocatoria, ma irridente.

 

Colpisce, come d’altronde ha sempre colpito, l’arroganza con cui questo “vile affarista” (cit. Cossiga), questo burocrate di grigi corridoi finanziari si è sempre rivolto al Paese. Da salvatore della Patria; fallimentare, per altro. Non vi stupisca la durezza di questo commento. Sin dall’inizio la nostra posizione è stata chiara e univoca: abbiamo sempre ritenuto – e ci sembra che i fatti ci abbiano dato ragione – che Mario Draghi sia stato collocato a Palazzo Chigi per rispondere a poteri diversi da quelli democratici e questa ferita, oltre alla numerose che abbiamo vissuto negli ultimi anni, è stata molto dolorosa per una sensibilità democratica e repubblicana quale è quella in cui siamo stati educati, e in cui crediamo. I prossimi saranno anche peggio? Forse, magari probabile; ma saranno stati scelti dai cittadini, non da conventicole e partitucci. 

Se questo è il suo 25 luglio 1943, non bisogna dimenticare chi in larga parte è il nuovo Vittorio Emanuele della situazione, quello che ha impedito ripetutamente che la democrazia, il voto, i cittadini potessero esprimersi e scegliere chi li avrebbe portati a un minimo di speranza o a nuovi disastri, come ahimè, sarà probabile. La persona che avrebbe dovuto difendere la Costituzione, e ne ha fatto carta straccia; la persona sospettata, non a torto, di aver operato un golpe bianco, chiamando al governo qualcuno di mai eletto, mai testato nella vita politica, e tutt’altro che indenne da pesanti dubbi anche sul suo passato professionale relativo al Paese. Un Benito-Badoglio-Draghi analogo al Vittorio Emanuele-Mattarella. L’8 settembre e i disastri successivi ne sono stati l’eredità Dio non voglia che quello strazio si ripeta.



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