Pagine

venerdì 13 novembre 2020

Nassiriya 17 anni dopo: missioni di pace, un’idea generosa...NO! solo una scusa da parte di chi l'ha inviata!

 

Nassiriya 17 anni dopo: missioni di pace, un'idea generosa


PS: Nassiriya 17 anni dopo:
missioni di pace, un’idea generosa...???...NO! solo una scusa da chi l'ha inviata!...Onore e gloria eterna ai caduti!          umberto marabese




Quel 12 novembre di 17 anni fa scoprimmo brutalmente che le «missioni di pace» potevano rivelarsi molto dolorose e che muoversi in uno scenario di guerra comportava essere pronti a difendersi, anche con le armi.

La violenza che già insanguinava Baghdad inevitabilmente s’allargava alla zona italiana. Una lezione dura, grave. Costò la vita a 19 italiani: 12 carabinieri, 5 militari e 2 civili. Le vittime irachene furono 9. I feriti complessivi una sessantina. Da allora, e sino al suo termine tre anni dopo, «Antica Babilonia» fu molto diversa da ciò per cui era stata progettata. Tra i danni gravi subiti dagli iracheni fu la fine dell’addestramento italiano del loro corpo di polizia per la difesa dei siti archeologici. Triste, ma inevitabile. Pochi mesi dopo le rive dell’Eufrate assistettero alla «battaglia dei ponti», vero battesimo del fuoco per i fanti italiani. Si doveva fare i conti con Al Qaeda e le milizie sciite.

Questo fu Nassiriya: uno scontro violento e sanguinoso delle forze armate e l’opinione pubblica di un importante Paese europeo con la realtà dei conflitti contemporanei, dove sempre più gli eserciti regolari sono chiamati a confrontarsi con movimenti di guerriglia che mutano continuamente, si confondono con le popolazioni del territorio, sono in lotta tra loro e dispongono in molti casi di schiere di fanatici felici di morire da kamikaze pur di uccidere il nemico. La mossa italiana di partecipare alla ricostruzione dell’Iraq dopo l’invasione americana del 2003 era parte integrante della tradizione cresciuta, specie nelle democrazie, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Alla radice stava e resta tutt’ora l’idea generosa per cui gli eserciti possono contribuire a pacificare il Pianeta, intervenendo con uomini e mezzi nelle aree di crisi. Non più strumenti d’aggressione, bensì di cooperazione. La nascita di un corpo professionale più ridotto di quello di leva, ma meglio equipaggiato, addestrato anche per compiti di aiuto civile e fortemente motivato, ha favorito tali scelte. Dal 2003 le missioni sono ulteriormente aumentate: oggi contano circa 8.600 effettivi distribuiti in una quarantina di teatri. Le più recenti riguardano il Sahel, dove la crescita di Isis e le crisi ambientali rappresentano pericoli esistenziali per l’intera Africa. Però, la lezione di Nassiriya non può essere dimenticata. Le polemiche interminabili e i processi che ne seguirono stanno a testimoniarlo. Ha insegnato che le missioni di pace sono non solo possibili, ma auspicabili. E tuttavia devono assolutamente confrontarsi con le realtà politiche e soprattutto militari della regione dove si opera. L’autodifesa del contingente deve restare prioritaria.

12 novembre 2020, 21:48 - modifica il 12 novembre 2020 | 21:49

Nessun commento:

Posta un commento