(pressreader.com) – Marco Tavaglio
Rocco Casalino, portavoce del premier Conte e capo della comunicazione dei 5Stelle, ha commesso vari errori, ma non quello che gli viene rimproverato con grande scandalo dai migliori tartufi nazionali: cioè di aver fatto sapere informalmente ad alcuni giornalisti che certi burocrati del Tesoro remano contro le proposte del M5S e, se non seguono il programma di governo, verranno rimpiazzati. Chi vuol cambiare davvero le cose deve munirsi di una burocrazia capace e leale, altrimenti finisce tutto a tarallucci e vino, all’italiana: come diceva Longanesi, “questi nostri rivoluzionari pretendono di fare le barricate con i mobili degli altri” e “la rivoluzione d’accordo coi carabinieri”. Nella nota vocale incautamente inviata a un paio di cronisti, Casalino spiega che il problema sono alcuni tecnici ministeriali, “una serie di persone che stanno lì da decenni e proteggono il solito sistema”, non il ministro Tria, divenuto l’idolo delle opposizioni e dei giornaloni al seguito come se fosse un emissario loro, o del Quirinale, o dell’Ue, e non il ministro del Tesoro gialloverde. E Tria ogni tanto pare credere a questa barzelletta, dimenticando di aver accettato di entrare in un governo di cui conosceva bene il programma con relativi costi: se li riteneva insostenibili, nessuno lo obbligava a fare il ministro, anche perché un mestiere ben avviato ce l’aveva...
Se un cronista chiede a un portavoce che aria tira, e quello gli risponde off records quel che di lì a poco dirà il suo leader (Di Maio), fa il suo mestiere. Poi si può discutere Di Maio, che a volte la fa fuori dal vaso: ma prendersela col portavoce è ridicolo. Sarebbe grave se Casalino dicesse che al Mef è tutto rose e fiori e si scoprisse che non lo è, non il contrario. Da settimane c’è uno scontro alla luce del sole fra i vicepremier che vogliono sforare l’1,6% di deficit e il Mef che ritiene quella soglia immaginaria un tabù, e così le opposizioni (inclusi Renzi, che un anno fa propose sul Sole-24 ore di sforarla fino al 2,9, e FI che l’aveva sempre contestata e sfondata).
Qui, semmai, più che di privacy, c’è da discutere della correttezza di cronisti che, per la prima volta in vita loro, diffondono (e per farli pubblicare altrove: su Repubblica, Giornale e Foglio) i messaggi di una fonte che mai parlerebbe con loro se sapesse di essere poi virgolettata o “intercettata”. Queste furbate si possono fare una sola volta nella vita, poi la fonte è bruciata e nessuno parla più con nessuno. A meno che chi ha pubblicato l’audio di Casalino non voglia farci credere che i portavoce di precedenti ministri, premier, capi dello Stato non inviavano messaggi simili.
E che l’usanza delle istituzioni di comunicare con la stampa anche con fonti ufficiose e confidenziali destinate a rimanere coperte, è nata il 2 giugno 2018 col governo Conte e il suo incontinente portavoce. Ciò detto, quel pirla di Rocco ha commesso almeno due errori madornali (oltre a tenersi lo stipendio del portavoce renzian- gentiloniano Filippo Sensi).
1) Il linguaggio: chi sta accanto al presidente del Consiglio non minaccia “coltelli” e “megavendette” per “far fuori questi pezzi di merda”. Il problema non è il turpiloquio, usato in privato più o meno da tutti; ma il tono tipico non di chi governa pro tempore, ma del padrone del vapore che ha preso il potere e pensa di potersi permettere tutto. Se alcuni tecnici del Mef sabotano le riforme del “cambiamento” democraticamente votato dagli elettori, il premier o un ministro spiega chi e perché non gode più della fiducia del governo, e lo sostituisce. Com’è suo diritto e dovere fare, non trattandosi di figure “terze” di garanzia, come i magistrati, le Authority e i giornalisti, ma di esecutori tenuti a obbedire a direttive politiche.
2) L’imprudenza: è vero che la nota vocale denota la confidenza fra Casalino e il cronista, che evidentemente in altre occasioni aveva registrato le sue “dritte” coprendo la fonte e guadagnandosene la fiducia. Ma un 5Stelle dovrebbe sapere a chi risponde gran parte della stampa, fino a ieri governativa per definizione e ora antigovernativa per partito preso. In particolare anti-grillina, visto che l’establishment punta sulla Lega per conservare i privilegi. Al M5S non viene perdonato né concesso nulla di ciò che era ed è perdonato e concesso agli altri. Quindi fidarsi di chicchessia è un peccato mortale. C’è poi un terzo errore, che non riguarda il portavoce M5S, ma il titolare della voce: Di Maio. Che, ripetiamo, ha il diritto e il dovere di allontanare eventuali funzionari infedeli. Ma è poi certo di averne altri, non solo fedeli ma pure capaci, in grado di sostituirli? La classe dirigente nelle seconde file del governo lascia a desiderare, infatti i neoministri han preso a prestito burocrati e boiardi berlusconiani e/o renziani in mancanza di meglio.
Ora però l’operazione trasparenza su Casalino è partita e non vorremmo che si fermasse a lui. I colleghi che menano scandalo sull’audio di Rocco diano una controllata ai loro cellulari: vedi mai che conservino qualche succoso messaggio di Renzi, o dei suoi garruli portavoce, o di quelli di Napolitano, o di Mattarella, o di B. Un giorno Filippo Sensi invitò la libera stampa a “menare Di Battista”, ma sbagliò indirizzo e la cosa si venne a sapere. Ora i neofiti della trasparenza potrebbero trovare altro materiale interessante. Che so, autorevoli inviti a manganellare Di Matteo, Ingroia, Woodcock, Giannini, Floris, la Gabanelli, la Berlinguer, o più di recente Savona, o più addietro Biagi, Luttazzi, Santoro, Freccero… Coraggio, ragazzi: date fondo agli screenshot e pubblicate tutto. Così vediamo quanti Casalino ci sono in giro (anche più efficaci di lui, visto che le epurazioni degli altri, diversamente dalle sue, si avveravano). E inauguriamo finalmente la Fiera del Tartufo.
PIRLA CON TARTUFI di Marco Travaglio dal Fatto Quotidiano del 23settembre2018
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