M’è capitato di ascoltare su Radio Radicale un intervento di Maurizio Molinari, il neocon direttore de La Stampa, sulla “rivolta del ceto medio” che è diventato anti-europeista e vota per i “sovranisti”. Apodittico come suo solito, Molinari dichiarava che “sovranismo” è “una versione del nazionalismo”, ma meno bella di quello ottocentesco: quello esprimeva una “volontà di unirsi”, di “aggiungere”, questo di oggi è un voler “togliere”. Ciò perché il nostro ceto medio, aggredito dal “fenomeno dei migranti e dalla diminuzione della sua prosperità, rimasto senza corpi intermedi (non solo non c’è più il partito, non c’è nemmeno la parrocchia) solo, bisognoso di protezione e sicurezza, nella sua solitudine dovuta alla sparizione dei corpi intermedi, si lascia sedurre da leader che gli dicono: “sai qual è la soluzione? Noi rappresentiamo la tua identità tribale e la chiudo sempre di più contro il nemico…”. Insomma la riduzione del sovranismo a un “tribalismo” (proiezione ebraica?), come fenomeno regressivo, riconducibile a cause psico-sociologiche, bisogno di protezione e così via.
Ho trovato questa interpretazione specialmente offensiva, perché non solo equivoca, ma sminuisce le motivazioni delle istanze di ri riconquista della sovranità nazionale. Motivazioni non solo legittime, ma niente affatto “tribali”; al contrario: si tratta di appelli alla sfera giuridica e politica, nel senso più alto universali...
Nella UE non esiste lo stato di diritto
Sfera giuridica: chi aderisce a ciò che loro chiamano “sovranismo”, ossia la riconquista della sovranità nazionale espropriata dalla macchina eurocratica, lo ha fatto per la più alta e grave presa di coscienza giuridica: s’è accorto che nella UE non vige lo stato di diritto. La cosiddetta Europa non è più (se mai lo è stata) una unione di liberi e uguali, ma un sistema dove il forte si impone sul debole, il creditore saccheggia il debitore, il concorrente si avvantaggia con mezzi sleali, imposizioni e manovre dietro le quinte, sull’europeista in buona fede. Ne abbiamo avuto troppo esempi recenti, dalla Grecia alla gestione impari della banca centrale , dalla decisione unilaterale e senza consultazioni di farci accettare milioni di profughi e clandestini con minaccia di togliere, altrimenti, fondi europei ; dal surplus mostruoso che non viene rimproverato a Berlino benché sia contrario alle normative almeno quanto il deficit sotto il tre per cento. Abbiamo visto i due pesi e due misure, ai francesi viene consentito un deficit largo, mentre a noi esso viene occhiutamente controllato dalla Bundesbank; abbiamo visto giorni fa la Merkel accorrere e soccorrere lo spagnolo Sanchez sotto l’alluvione dei “migranti”, mentre dell’invasione che ha inondato l’Italia non si è accorta, fino a quando gli italiani non hanno votato “populista”.
Insomma in Europa non esiste l’uguaglianza, né le sedi per farne valere il diritto.
Con il trattamento dei Greci, abbiamo visto adottare la “punizione collettiva” di un intero popolo per le (eventuali) colpe dei suoi governi (che andavano se mai spartite coi banchieri tedeschi e francesi), e il ritorno della schiavitù per debiti, abolita già dal diritto romano: notevoli “progressi” della civiltà, non c’è che dire. I tipi alla Molinari lo trovano “normale”, perché sono nella casta che ne gode.
La faccenda degli immigrati ha confermato anche ai ciechi l’Europa come dispotismo: un progetto lanciato dalla Merkel unilateralmente, d’arbitrio, e senza consultare gli altri paesi, senza discussione in una qualunque sede legale identificabile; imposto ai paesi rivieraschi d’imperio, senza partecipare ai costi; che la Merkel ha corretto solo quando questo ha messo in pericolo il suo potere personale nella sua Germania – facendo pagare anche a noi, con un miliardo di debito, la parte dell’accordo in denaro che lei ha stretto con Erdogan pagandolo per fermare il flusso.
L’Ingiustizia risale al 1993
Uno può anche non capire molto di giure, codici e pandette. Ma quando ha visto che milioni di nostri pensionati devono contentarsi di 500 euro mensili, mentre l’Europa ci impone di spenderne per ogni immigrato 900 al mese; quando deve accettare mezzo milione di negri all’anno e vedere 250 mila giovani italiani qualificati emigrare all’estero perché qui non c’è lavoro, non gli ci vuole molto a capire il concetto di “Ingiustizia”. Ossia dell’inesistenza della UE come “stato di diritto”.
Da qui la richiesta di “sovranità”. Richiesta che nulla ha di tribale, ma al contrario è la più alta istanza della politica.
E’ la consapevolezza che – piaccia o no – solo entro i confini dello Stato nazionale si possono rappresentare e far valere le istanze – per esempio – di uguaglianza e di giustizia sociale, le ragioni della coesione sociale di fronte ad una comunità di destino. Abbiamo visto sulla nostra carne che l’immiserimento e la disoccupazione crescente e di lunga durata dei paesi “periferici” sotto il tallone di un euro sopravvalutato e di regole assurde di austerità, non vengono prese nella minima considerazione né a Bruxelles né a Francoforte, sede della BCE, e ciò perché Berlino di questa situazione profitta e gode. Abbiamo visto che non c’è limite alla disumanità con cui il forte schiaccia il debole. Autisticamente, costoro non sentono le grida dell’oppresso. E non c’è una sede reale, nella UE, dove l’oppresso possa far valere le sue ragioni, insomma “ottenere giustizia”.
Le masse se ne sono accorte solo oggi. Ma i dirigenti e i giuristi “europeisti” che adesso ci fanno la lezione, lo sapevano: la fine dell’unione europea come stato del diritto eguale ha avuto termine nel 1993. Allora, la corte costituzionale tedesca di Karlsruhe, investita da un cittadino per pronunciarsi se un trattato europeo violava la sovranità germanica, sancì che essa, la corte tedesca costituzionale, era quella che decideva se una normativa comunitaria fosse incostituzionale o no, e dunque i limiti in cui qualunque trattato europeo obbligasse la Germania.
Dopo quella sentenza, doveva essere chiaro: mentre tutti gli stati membri dell’Unione sono soggetti ugualmente alle normative europee (trattato di Maastricht), solo la Germania dichiarava che la sua propria costituzione aveva in ultima istanza la supremazia. Dunque, in questo mostro giuridico, la Germania è il solo paese che ha mantenuto la propria sovranità. E non solo sul suo territorio, ma su quello altrui.
Allora, i giuristi e i governanti avrebbero dovuto dire: fermi tutti! Qui il principio dell’uguaglianza fondamentale non esiste più; avrebbero dovuto fermare il “progetto europeo” finché le stesse prerogative che la Corte di Karlsruhe aveva dichiarato per la Germania, fossero estese a tutti gli altri stati. Allora, allora avrebbero potuto – e dovuto – accusare la Germania di “sovranismo”, e ripristinare le regole basilari del gioco.
Non lo fecero i politici e governanti, cedendo sovranità senza contropartite non alla UE, ma alla Germania – e che a buon diritto giudichiamo traditori della patria. Non lo fecero i giuristi internazionali più stimati, come Sabino Cassese, che avrebbe dovuto e potuto porre la questione, avendone i mezzi professionali e intellettuali per farlo.
Cassese, ovvero la barbarie giuridica
Invece abbiamo dovuto leggere sul Corriere, il 13 agosto, Sabino Cassese “il giurista” famoso, ex della Corte Costituzionale nostrana, spiegare che gli stati non sono sovrani, perché devono rispondere ai mercati, e agli stati più forti. Con il tono di degnazione saccente con cui ritiene di spiegarlo ai barbari sedotti dal “mito sovranista”.
invece il barbaro giuridico è lui, e lo dimostra: identificando la sovranità nella forza e la potenza, aderisce a un’idea che Hitler avrebbe potuto sottoscrivere. La sovranità infatti è – all’insaputa di Cassese – un concetto giuridico. E’ l’equivalente della “personalità legale” nell’individuo: un individuo libero può stipulare contratti con terzi perché ha personalità legale, indipendentemente dalla sua condizione economica e sociale, sia ricco o povero. Uno Stato sovrano può stabilire alleanze, sia debole o forte; il suo parlamento (a nome dei cittadini) può pur sempre decidere cosa fare in una data situazione, prendendo in conto la propria debolezza: ciò si chiama, informiamone il giurista, “Libertà”.
Libertà personale nel cittadino con personalità legale, libertà politica dello stato sovrano.
Se davvero fosse un europeista, Cassese dovrebbe reclamare l’uguaglianzanella UE della Grecia, del Portogallo e dell’Italia con la Germania. Invece il “giurista” confonde il diritto con la forza. Sostiene che gli stati nazionali, essendo deboli, non sono sovrani. Con il corollario che gli Stati forti (come la Germania) sono “più sovrani” degli altri.
Il che significa “oscurare la funzione centrale del diritto, che è di porre su un piano di eguaglianza il debole e il forte”.
Il diritto infatti pone il povero uguale al ricco, il debole con gli stessi diritti del forte, all’interno dello Stato sovrano, e dovrebbe porre la stessa uguaglianza in Europa: i greci, portoghesi, italiani, sul piano di parità coi tedeschi. Abbiamo constatato sulla nostra carne che non è così. Che tutte le relazioni fra stati sono ridotte a rapporti di forza e di potere. Perché infatti, ripetere che la “sovranità” è un mito tribale o un concetto accademico, significa sradicare la distinzione fra comportamenti illegali e legali, non solo fra individui, ma fra stati.
Forse non sapete che di questi tempi in Germania, visto il pericolo che l’Italia venga cacciata dall’euro, giuristi, economisti e politici stanno discutendo come impadronirsi delle riserve auree della Banca d’Italia per ripagarsi del “debito” che gli acquirenti italiani avrebbero (secondo loro) contratto comprando auto tedesche, ed è registrato nella BCE come Target 2.
E adesso nella stampa tedesca, sapete di cosa allarma i cittadini tedeschi? Sul Kindergeld.
Sul fatto che pagano “troppo” di assegni familiari di stranieri che lavorano in Germania, ma “hanno l’incentivo di lasciare le loro famiglie” in Polonia, Romania, Grecia e Italia. si tratta di 343 milioni di euro pagati “all’estero”: “ma è aumentato di 10 volte dal 2010”, si indigna Handelsblatt (il principale giornale economico). Ovviamente, se è aumentato di 10 volte, è perché è aumentata l’emorragia di emigrati dai paesi della UE immiseriti dall’austerità “alla tedesca” per lavorare in Germania; i tedeschi hanno ottenuto così buone infermiere, buoni artigiani, buoni dottori a basso prezzo – ma gli fa rabbia questo esborso che devono dirigere all’estero. Sono pieni di bile e non si danno pace all’idea che un bambino romeno in Romania abbia un cappottino invernale pagato coi soldi loro, che spendano là quei soldi che dovrebbero spendere qua. Si noti: quel che ogni contribuente tedesco spende per questi assegni familiari a lavoratori esteri, ammonta alla fantastica cifra di 35 centesimi al mese a testa. Stanno pensando di tagliarlo, sospettando che gli stranieri frodino sul numero dei figli. Leggere per credere:
Se volete accusare qualcuno di “sovranismo” tribale, di particolarismo ottuso, corto ed esoso, accusate i tedeschi, la Merkel, la sua classe politica. Chi vuole divincolarsi da questa prigione dell’avarizia patologica, lo fa in nome della civiltà, della libertà e del diritto, non del “tribalismo”. Se Molinari vuole criticare il tribalismo di uno stato, non ha che rimproverarne la sua Israele.
Un esempio di Germania avanzata
Non solo, c’è di peggio. L’egemonia tedesca esercitata dal particolarismo degli interessi tedeschi, dalla sua “competitività”, sta rendendo l’Europa, da avanguardia che era, a retroterra arretrato sul piano tecnologico e scientifico. Considerate solo questo: gli Usa hanno il GPS essendo stati i primi a installare la straordinaria infrastruttura satellitare necessaria; la Russia, che economicamente è nemmeno un decimo dell’Europa, ha il suo sistema Glonass. La UE non riesce a installare il suo sistema di geolocalizzazione Galileo, e sapete perché? Perché la Germania ha puntato tutto sulla sua competitività nell’export di auto, ha deformato l’Europa e l’ha legata ad un settore industriale maturo, ed ora prossimo all’obsolescenza.
Sulla “competitività, eccellenza ” e sparagnosità della Germania concludo con questa foto. Sapete cosa è?
E’ il nuovo aeroporto di Berlino, che la Germania non può usare come aeroporto causa i sistemi di sicurezza sbagliati e fallimentari (forse lo apriranno nel 2021, ci stanno lavorando…), ed a cui ha trovato temporaneamente un nuovo impiego: ne fa il magazzino di migliaia di Volkswagen che non possono essere registrate per l’uso su strada perché non hanno superato i test di emissione. Questa è la Germania che ci fa la lezione sui nostri “sprechi”, sulla nostra corruzione, sulle nostre inefficienze.
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