Anche il resto è da citare:
Sono felice di aver votato LEGA e dico che a Matteo Salvini si deve dire solo grazie. E’ l’unico leader politico che in questo momento ha l’Italia. Dice parole chiare, libere, oneste, di verità. Parole nobili, che non si sentivano da anni. Mi sento di dire che Salvini coltiva sempre di più la “nobiltà della politica” ed io sento di essergli grato, da cittadino di questo Paese, per lo sforzo che sta compiendo, perché “nobiltà della politica” significa svolgere un servizio per il bene comune, mettendo da parte gli interessi e le ambizioni personali. Salvini non cambia e non rinuncia alle proprie idee (sulla Russia, su Putin, sulla Siria, sull’Europa) e questo è già moltissimo in un Paese abituato ai voltagabbana. Non solo. Salvini vuole realizzare le sue idee, per rispetto dei suoi elettori e di tutti i cittadini....
Sono d’accordo con Salvini, con il punto cruciale del suo intervento: la ridefinizione della posizione dell’Italia nei confronti dell’Europa. I punti del programma annunciato non si possono realizzare obbedendo ai diktat europei e rinunciando alla nostra sovranità, come vorrebbero continuare a fare i poteri forti e la gran parte dei mass media – i casi di “Repubblica” e de “Il Giornale” sono esemplari – che in questi giorni stanno attaccando in modo formidabile Salvini e la sua volontà di dare un Governo serio al Paese, temendo i sondaggi che vedono crescere in maniera intollerabile per molti i consensi per la LEGA.
Non c’è molto da aggiungere. Quando nella mattinata di ieri ha cominciato a circolare la voce che il premier scelto da Di Maio e Salvini era Giulio Sapelli, m’è sembrato impossibile: troppo perfetta la scelta. Sapelli è un economista cattedratico di fama internazionale, un critico acuto e competente dell’Unione Europea, dell’euro come aborto e della Merkel come hitlerina, ospite fisso al Valdai Forum (il tink tank putiniano); desideroso per di più di combattere – perché per un professore universitario di 61 anni diventare primo ministro di un governo così attaccato non è certo un riposo – per un senso del dovere che non si può definire che amor di patria.
Troppo bello. Nei minuti seguenti infatti è arrivato veto, si capisce non da Di Maio, ma da Grillo e Casaleggio. Certo, non si può chiedere troppo al 5 Stelle. L’ignoranza vuole la sua parte, così come la mancanza di coraggio e lucidità. Ma ancor più che l’ignoranza, constato qui la fatale pulsione che fa dell’Italia un paese arretrato, avviato a diventare “un villaggio musulmano”. Cerco di spiegarmi. Ho rivalutato Salvini, quando ho visto che è capace di scegliere e chiamare a lavorare insieme “persone migliori di sé” come Bagnai e la Buongiorno, per un progetto politico che ha chiaro in mente, e richiede i migliori. E’ una eccezione rarissima, nel mondo politico.
Nei miei 76 anni di vita, l’ho visto accadere ormai troppe volte: appena nasce, per merito di qualche capo-popolo, un movimento nuovo, che apre a speranze di rinascita, a questo movimento si avvicinano, e si offrono per collaborare, personalità capaci, competenti, dotate di qualità e coltura specifica, tecnica o generale; ma, passato il primo entusiasmo ed abbraccio, esse vengono allontanate dall’apparato partitico. Ho visto mettersi a servizio di Umberto Bossi , Gianfranco Miglio, il maggior politologo di allora. Rapidamente, Bossi se n’è liberato: ha sempre preferito i consigli del suo autista, lui è uno “del popolo lumbard”, quello sì che capiva la “pancia del Nord”. Non sto a ricordare – anche perché molti erano miei amici – i tanti “migliori”, hanno visto in Forza Italia una speranza, e si sono offerti per riempire i posti di responsabilità per cui avevano le qualità, a battersi per quella che credevano fosse la battaglia di Berlusconi, in Parlamento, nei ministeri, alla Rai. Berlusconi, avete visto tutti, ha fatto parlamentari e persino ministre sue escort, ha selezionato non un personale politico, ma un corpo di ballo di cosce lunghe e nani leccaculo comici, come si trattasse di mettere insieme una troupe di avanspettacolo. Che infatti era proprio il suo scopo: mettere a carico dei contribuenti le sue pompinare, insediandole in cariche pubbliche stipendiate. E’finito con la nipote di Mubarak.
Nel Movimento 5 Stelle è successo lo stesso. Hanno prima assunto Claudio Messora, il miglior video-blogger disponibile, intelligente militante, a capo della loro comunicazione – per poi buttarlo via rapidamente, ed è finita a querele; e sarebbe un ottimo presidente dellas RAI nel nuovo governo. Allontanato Paolo Becchi. Anatemizzato e maledetto Pizzarotti, il sindaco di Parma, perché è più bravo di loro, infatti i cittadini l’hanno rieletto – infischiandosene del M5S.
Ovviamente si capisce perché i capipopolo procedono a queste epurazioni, si liberano di persone ottime, migliori di sé, disposte ad operare con loro per il progetto politico: perché temono di perdere il controllo sul loro potere. Temono le persone più intelligenti, più competenti, più creative, perché sono libere, fuori dal conformismo di partito – non capiscono che è proprio questa la loro utilità (se non fossero libere non avrebbero creatività e fantasia); e i politici hanno una paura barbina di ciò che può sorprenderli, che non controllano.
E questo, attenzione, succede negli apparati ministeriali, dove il dirigente sceglie e fa avanzare le mezze tacche, perché non gli fanno ombra, e soprattutto non fanno risaltare la sua propria incompetenza e inadempienza. nelle Università – dove i baroni si accordano fra loro per far vincere i concorsi ai loro più mediocri leccaculo, temendo l’indipendenza e la concorrenza dei portaborse veramente migliori, quelli che farebbero avanzare la scienza. Naturalmente è per questo che, generazione dopo generazione di mediocri, non solo la scienza non avanza, ma gli studenti abbandonano a frotte le università italiane, comprendendo benissimo che esse non insegnano quasi nulla di utile.
E’ la selezione delle elites al contrario, quella italiana. Chi ha un minimo di potere, dovunque, emargina le elites (i migliori di sé) e promuove la mediocrità. Il risultato, impressionante, l’abbiamo visto negli immani talk-show con cui i giornalisti (de-selezionati nel modo sopra descritto) si sono lanciati come un sol uomo a dimostrare come le proposte del futuro governo giallo-verde fossero irrealizzabili e da dilettanti allo sbaraglio – intervistando di continuo e soltanto elementi del PD (gli sconfitti), che davano prova continua de loro dilettantismo ed ignoranza. Loro e i giornalisti.
Non so se vi siete resi conto: Gianni Riotta, in una trasmissione, Agorà, si è stupito quando gli hanno detto che nell’articolo 1 della Costituzione è scritto: “La sovranità appartiene al popolo”. a questa rivelazione, Riotta ha esclamato: Se uno studente dice questo all’esame, lo bocciano! Solo con sforzo riescono a convincerlo che nella Costituzione è scritto proprio così:
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E Riotta è un principe del giornalismo italiota: corrispondente dagli Usa per il Corriere della Sera per una vita, è stato direttore de Il Sole 24 Ore confindustriale, oggi lavora per La Stampa: solo piani alti. E’ l’incarnazione stessa del processo di de-selezione delle elites. E’ salito così in alto perché è un ignorante a tal punto. Ovviamente è per l’ Europa della Merkel, per l’euro e per le cessioni di sovranità.
In un altro talk show, c’è il sociologo De Masi, molto di sinistra, che ha sempre votato PD, vicinissimo al 5 Stelle (teorizza una sua idea: lavorare gratis per lavorare tutti) e col dente avvelenato perché s’è messo “con la destra”. Ma asfalta un tale Marattin, definito “consigliere economico” del PD, che difende le “riforme” di Renzi.
Marattin racconta: prima del Jobs Act, le donne quando venivano assunte firmavano una lettera di dimissioni in bianco nel caso fossero incinte. Il Jobs Act l’ha abolito.
De Masi: “Guardi che era illegale anche prima”.
Marattin tenta la carta, molto usata nei talk shows, del “i 5 stelle hanno abbandonato il loro programma su questo e quest’altro punto”.
DeMasi: “Tutti i partiti fanno programmi pre-elettorali e poi fanno altro. Per esempio il PD: io non lo avrei mai votato, se avessi saputo che il PD avrebbe abolito l’articolo 18”.
Non c’è spazio per elencare tutte le dimostrazioni di dilettantismo sesquipedale, e incompetenza terminale dei sinistri piddini: risultato evidente di 50 anni di de-saelezione, allontanamento ed emarginazione dei migliori, per restare soli fra i peggiori e mediocri. Il PD per esempio conosceva Alberto Bagnai, l’ha valutato quando era di sinistra, l’ha compulsato, i militanti di sinistra alle sue conferenze tornavano a dire al partito: è bravo. Ma non l’hanno voluto. L’hanno lasciato alla Lega, e adesso dicono che è fascista. E i loro giornali ne sbagliano apposta il nome: “Mugnai”, “Cimaglia”…
Gli “economisti” della sinistra che vedo partecipare ai talk, così, non capiscono nulla e nulla sanno quando un competente parla di politica monetaria, di come viene creata la moneta, di cosa è l’euro e perché dei Premi Nobel hanno messo in guardia contro la sua attuazione, prevedendo gli effetti destabilizzanti socialmente che constaiamo, in modo critico: gli mancano evidentemente le nozioni di base. L’economia che difendono è quella che è pensiero unico da 30 anni, non ne conoscono altra. E’ anche quella meno pericolosa per le loro carriere, perché non sfida il potere.
E oviamente, durando le trattative, la “base” grillina ignorante invidiosa ha preso a metterei bastoni tra le ruote: vuole de—industrializzazioni, vuole l’immigrazione umanitaria – senza saper distinguere in questo governo lo scopo primario dagli accessori utopistici. Lo scopo primario è, come ha detto Salvini: “O riesco a dare vita a un Governo che ridiscute i vincoli esterni con l’Europa oppure e’ un libro dei sogni: non voglio prendere in giro nessuno. Il Governo parte se puo’ fare le cose: se dovessimo renderci conto che non siamo in grado di farle, non cominciamo neanche”.
Frase da statista coraggioso. I grillini però si tirano indietro. anche perché non hanno il personale adatto, altrimenti perdono il controllo.
Hanno scelto la posizione moderata, “centrista”, che fu tipica della DC. No agli estremismi, restiamo moderati. Non troppo intelligenti, non troppo coraggiosi, non troppo competenti – prendiamo posizioni non troppo coraggiose (così l’Europa non ci teme) e non troppo intelligenti, sennò avremmo bisogno di Bagnai, di Messora, di Sapelli – e non li controlliamo.
Vittoria dei Piddini, degli ignoranti; del “Sud” contro il “Nord” (la conseguenza sarà alla lunga la secessione, quella vera); degli italioti che vogliono diventare un villaggio musulmano.--
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