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mercoledì 23 maggio 2018

Alessandro Sallusti: “Totò e Peppino sono tornati”



(Alessandro Sallusti per il Giornale) –
 Pronti via e già si torna ai box. Giuseppe Conte, il supercandidato a premier di Di Maio e Salvini ha subito bucato, colpa del suo curriculum, in cui sono contenute più balle che verità. Un millantatore, insomma, dall’ ego smisurato e incontrollato, dovrebbe prendere in mano il Paese. Le battute si sprecano: Conte per un giorno, il falso Conte, il Conte non torna.
E mezzo mondo giù a ridere – basta dare uno sguardo ai siti dei più importanti quotidiani europei e americani – di questi dilettanti allo sbaraglio che si atteggiano a statisti. Povero Salvini, in che mani si è messo. Mani di falsari che stanno provocando grande imbarazzo anche al presidente della Repubblica che non a caso sta prendendo altro tempo.
Un candidato premier (Giuseppe Conte) falsario, un candidato ministro del Lavoro (Di Maio) che non ha mai lavorato un giorno in vita sua, un candidato ministro degli Interni (Salvini) che voleva abolire le prefetture (cioè se stesso), un ministro dell’ Economia che non si trova perché quello proposto (l’ ottuagenario Paolo Savona) non piace a Mattarella, una candidata ministra delle Infrastrutture (la No Tav Laura Castelli) contraria alle grandi opere, un avvocato fallito (Alfonso Bonafede) candidato ministro della Giustizia...

Ma si può? Ma per quanto ancora deve continuare questa ridicola farsa? «Siamo pronti», continuano a ripetere Di Maio e Salvini che ogni giorno di più assomigliano a Totò e Peppino nella memorabile scena in piazza Duomo a Milano nel film della Malafemmina: «Noio volevam… volevam savoir – chiedono a un esterrefatto vigile – dove dobbiamo andare per andare dove dobbiamo andare». Ricordate la risposta del vigile? «Se volete andare al manicomio vi accompagno io», frase che immaginiamo Mattarella ripeterebbe oggi volentieri se solo il protocollo glielo permettesse.
Dal 4 marzo ogni giorno ha la sua pena e siamo curiosi di scoprire quella di oggi.
Dicono che se il falsario Conte sparisse dalla scena (cosa che ci auguriamo) rispunterebbe l’ autocandidatura di Di Maio. E allora ci sarebbe da gustarsi la scena del leader della coalizione vincente alle elezioni, Matteo Salvini, accompagnare a Palazzo Chigi l’ uomo che, grazie a tutti i voti del centrodestra, è riuscito a battere nelle urne. Spettacolo puro.---
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