Ma come, ma perché? “Siamo stati percepiti come il partito del Palazzo, che difende il benessere di chi ce l’ha già”, ha detto Maurizio Martina a Repubblica. E come mai? Il “destino cinico e baro”? Il Pd è morto.
È morto per la semplice ragione che in questi anni ci ha fatto toccare il fondo. Perché non ha più alcun significato, alcuna ragione di essere. E quel che ne resta, potrà continuare ad ingombrare il Parlamento, le Amministrazioni, i Consigli di amministrazione. Ma non potrà che rappresentare il mondo culturale e politico per il quale ha battagliato e starnazzato in questi ultimi decenni. Il Pd è morto perché è una casta di incompetenti bocciati dal popolo italiano, un popolo che sarà pure bue, sarà pure privo di senso dello stato, sarà pure impastato di partigianeria e furbizie varie, ma che ha espresso, come la classica folla dei panem e circenses al Colosseo, la sua condanna a morte, pollice verso, contro tutto quello che è Pd e dintorni. Definito non a caso da un giovane iscritto, un partito marcio e clientelare (ben vengano ragazzi così e soprattutto con questa consapevolezza). Una batosta pesante, oggettiva e inequivocabile quella delle recentissime elezioni per il Pd. I numeri delle elezioni parlano forte e chiaro. I cittadini, in modo trasversale quanto ad estrazione sociale, hanno espresso con convinzione il loro malcontento per qualcosa che è stato avvertito come insopportabile e irrispettoso, dunque odioso. Per l’atteggiamento così privo di qualsiasi vergogna, per le smorfie, i sorrisetti e le battute di Matteo Renzi e del Giglio Tragico con l’aria di chi non ha sbagliato nulla e ha sempre ragione su tutto e non ha fatto prigionieri, se non i soliti noti, buoni per tutte le stagioni....
Perché il sovrano di Rignano sull’Arno in un crescendo rossiniano ha compiuto in poco più di tre anni la più grande e spregiudicata operazione di occupazione totale, da quelli più importanti come Enel, Eni, Ferrovie o Finmeccanica sino alle Fondazioni, dalle partecipate statali a quelle della “sua” Toscana. E oggi è arroccato sulle rocce con Maria Elena Boschi e gli altri fedelissimi. Non si fida più di gran parte del suo vecchio equipaggio. Non lo nasconde. È isolato. Sta aspettando che qualcuno gli tenda la mano per tornare in gioco. L’unico suo alleato potrebbe essere il tempo. Se si va molto, ma molto, per le lunghe spera che arrivi qualcuno a pregarlo di lasciare il malmostoso esilio. È la sua disperata rivincita. Il Pd è morto per tutte le leggi reazionarie e/o criminali fatte in questi anni senza che nessuno le aveva chieste. È morto per gli scandali. Per gli indagati, per i condannati, per i De Luca. Per Mafia Capitale. Per aver regalato miliardi alle banche private e cancellato l’interdizione perpetua per gli amministratori di banche fallite (tipo papà Boschi). Per aver donato miliardi ai signori delle autostrade con aumenti record delle tariffe. Per aver dilapidato 150 milioni per l’Air Force Renzi. Per aver devastato la scuola con la Buona Scuola. Per aver regalato manodopera gratuita alle imprese con l’alternanza scuola-lavoro. Per aver cancellato l’art.18 dello Statuto dei lavoratori e autorizzato controlli a distanza sui dipendenti. Per aver ingrassato assicurazioni, banche e grandi imprese. Per aver abbandonato un intero territorio dopo il terremoto 2016. Per aver tentato di cedere alla Francia porzioni di mare e concessioni (indirette) sui nostri idrocarburi senza nulla in cambio. E altri (troppi) capolavori. Adesso, alla resa dei conti di una consultazione elettorale, la sconfitta cuoce. Ma nonostante ciò in tv si avvicendano quei pochi che sono mandati in avanscoperta per rilasciare interviste telecontrollate, ma nessuno di questi, in maniera incisiva e concreta, riesce a dire qualcosa di convincente, che faccia sperare in un revisionismo sincero. Anche laddove provocati dal giornalista di turno, o in un (raro) contraddittorio con le parti sociali che hanno convertito il voto Pd in voto M5S si limitano a sostenere che la colpa è degli elettori, senza mai mettere in discussione quanto fatto, anzi sbandierando il loro operato come il migliore possibile, tacciando nel contempo di estremismo e populismo le altre forze politiche vincitrici, quasi a schifarle. È morto perché i temi e i problemi di questa Italia malmessa e scalcagnata, che fa fatica a coltivare i suoi giovani e a fare figli, il lavoro, la sanità, le pensioni, l’immigrazione, l’università e la ricerca non sono stati neppure sfiorati. Intanto fuori il malessere si è esteso a macchia d’olio e la rabbia si è accresciuta. Ma il Pd vi è rimasto sordo. Ma che volevano di più dalla vita gli elettori? Perché, dopo aver perso tanti voti e tradito la fiducia di tante persone, se ne sbattono e trattano chi non ce la fa, da nullafacente fannullone in cerca di soldi facili, mentre i vecchi della “ditta”, si rammaricano (per finta) di aver lasciato determinati temi come la povertà o la lotta alle disuguaglianze ad altri. E infatti anche questo atteggiamento è uno dei motivi della sconfitta. Il punto adesso è che i vincitori, sapientemente, dovrebbero guardarsi bene da calar scialuppe a questi galantuomini: andrebbero lasciati un po’ al largo a questo giro, dato che sempre, negli anni, hanno trovato a destra e manca chi li abbia soccorsi e rifocillati. Andrebbe fatto sperimentare loro quanto “il naufragar m’è dolce in questo mare”.---
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