Pamela: genitali mutilati. Candeggina per lavare le prove
di Daniel Fermanelli e Benedetta Lombo
MACERATA Nella galleria dell’orrore di quel che resta del corpo di Pamela Mastropietro spunta un altro nigeriano. E spuntano anche nuovi particolari raccapriccianti. Ieri sera i carabinieri hanno portato in caserma un giovane sospettato di aver accompagnato Innocent Oseghale ad acquistare le due taniche di candeggina con cui il trentenne ha poi lavato le parti del corpo della ragazza romana prima di metterle in due trolley. Un lavoro metodicamente folle con nuovi particolari agghiaccianti. Il nigeriano, infatti, ha sezionato il corpo della diciottenne in una quindicina di parti tagliando anche seni e monte del tube
MACERATA Nella galleria dell’orrore di quel che resta del corpo di Pamela Mastropietro spunta un altro nigeriano. E spuntano anche nuovi particolari raccapriccianti. Ieri sera i carabinieri hanno portato in caserma un giovane sospettato di aver accompagnato Innocent Oseghale ad acquistare le due taniche di candeggina con cui il trentenne ha poi lavato le parti del corpo della ragazza romana prima di metterle in due trolley. Un lavoro metodicamente folle con nuovi particolari agghiaccianti. Il nigeriano, infatti, ha sezionato il corpo della diciottenne in una quindicina di parti tagliando anche seni e monte del tube
( https://www.corriereadriatico.it/macerata/omicidio_pamela_mastropietro_genitali_mutilati-3523770.html )...
Delitto di Pamela Mastropietro, così il nigeriano era stato allontanato dalla accoglienza
Il presidente della associazione che gestisce l’accoglienza ai migranti: “Non si era integrato, lo abbiamo allontanato dal progetto circa un anno fa. Ho avuto minacce per la nostra attività”
Macerata, 5 febbraio 2018 – «La nostra associazione non è ben vista dai maceratesi, da sempre, ci considerano i responsabili dell’aumento dell’immigrazione in città». A dirlo è il presidente del Gus, Paolo Bernabucci,
(…)
Tra i tanti migranti seguiti dal Gus, c’è anche Innocent Oseghale. Da richiedente asilo a soggetto scomodo. È questa la parabola recente del presunto killer di Pamela Mastropietro. Il nigeriano di 28 anni, finito in carcere con le accuse di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere, è arrivato a Macerata nel 2015 ed è stato subito seguito dal Gus (Gruppo umana solidarietà), l’associazione maceratese che si occupa dei diversi rifugiati, tutti richiedenti asilo.
«Lo abbiamo dovuto allontanare dal nostro progetto – confermano Paolo Bernabucci e Giovanni Lattanzi, presidente e coordinatore nazionale Gus –. Da quando è arrivato qui lo abbiamo seguito, sin dall’inizio, sin dalla preparazione per la commissione territoriale che deve decidere sulla richiesta di asilo. In effetti la commissione gli ha dato il diniego, ma a quel punto noi, come facciamo con tutti, i ragazzi non li abbandoniamo, cerchiamo soluzioni e li aiutiamo. Innocent, tuttavia, non si era integrato, la sua relazione con gli altri e l’associazione non era quella giusta, perciò siamo stati costretti a metterlo fuori dal nostro progetto».
Bernabucci e Lattanzi entrano nel vivo della questione, sui motivi della decisione. «Noi conosciamo tutto di tutti i migranti, che ospitiamo e nel suo caso era emerso che lui si era buttato nello spaccio di droga, quindi lo abbiamo dovuto segnalare alle forze dell’ordine”.
[ottimo scarico di responsabilità: ci si accorge di avere un tipo pericoloso – probabilmente un pregiudicato al paese – e lo si scarica alle “Forze dell’ordine”. Che notoriamente non possono far niente, perché la Giustizia ideologica li protegge]
Chiaramente è uscito definitivamente dall’accoglienza e ha iniziato a fare la sua vita. La prefettura ha emanato un decreto col quale ufficializzava la sua uscita dal percorso protettivo
[Quindi era noto anche alla Prefettura. Sicuramente si sarà preoccupata di un simile ceffo a piede libero. Ma no, ha timbrato un pezzo di carta, e la burocrazia è salva: è uscito dal percorso protettivo. Protettivo per chi? Non certo per Pamela]
“ In questo lasso di tempo per lui le cose sono cambiate. Nel frattempo si è fidanzato con una ragazza italiana, dalla quale ha avuto un figlio
[non s’era integrato, ma inserito sì. Chi è questa italiana? I giornalisti non la cercano, sono troppo occupati a scavare nel passato dello sparacchiatore borderline – ehi, aveva una copia del Mein Kampf! Stata fondando il Quarto Reich!-, eppure sarebbe interessante sentire anche la “compagna” di Oseghale: da che mondo viene? Dal business dell’accoglienza? Come mai ha “inserito” questo tipo? Le dava affidamento? Lo ha ritenuto ad occhio un padre ideale per mettere sù famiglia, oppure è stato una “compagno” di un’ora, ndr.]
Il gestore del GUS: “ L’appartamento di via Spalato dove viveva? No, non è il nostro. Sono uscite delle inesattezze. Noi abbiamo un appartamento in via Spalato, nel quale ospitiamo dei richiedenti, ma si trova ad altro civico».
Per il Gip non è omicidio
Redazione Tiscali
La polizia di Macerata ha fermato un probabile complice di Innocent Oseghale, il 29enne nigeriano accusato del brutale assassinio di Pamela Mastropietro, la 18enne uccisa, fatta a pezzi e riposta in due trolley abbandonati a Pollenza. L’uomo, anch’egli di nazionalità nigeriana, è formalmente accusato di spaccio di droga, ma gli inquirenti pensano possa aver avuto un ruolo attivo nell’omicidio. In casa del primo accusato i Ris hanno rinvenuto le impronte di due diverse paia di scarpe.
Per il Gip non è omicidio
Gli investigatori stanno cercando risposte anche attraverso i tabulati del cellulare di Oseghale, la cui posizione sembra aggravarsi di ora in ora. Nella sua abitazione, oltre ai vestiti insanguinati della giovane, sono stati ritrovati diversi coltelli a lama lunga (utilizzati probabilmente per fare a pezzi la vittima), 78 grammi di hashish e due taniche di candeggina, che Oseghale avrebbe usato per cancellare le tracce dal corpo della ragazza. Probabilmente Innocent ha utilizzato la sostanza a base di cloro per nascondere i segni di uno stupro. Esclusa la pista dei riti voodoo, infatti, gli inquirenti puntano ora sulla violenza sessuale. Per il momento, si legge sulle pagine di La Repubblica, non è chiaro se la ragazza sia morta a seguito di una overdose o uccisa con una o più coltellate.
Vi sono ancora degli aspetti da chiarire
Gli esami tossicologici dei Ris sono ancora in corso, e potrebbero esser decisivi per stabilire l’accusa di omicidio, oltre che di vilipendio e occultamento di cadavere. Pamela comunque non conosceva Oseghale, da lui avrebbe preso l’eroina, ma non vi erano altri rapporti. Molte informazioni gli investigatori le hanno ottenute grazie alla testimonianza di un tassista peruviano, che avrebbe prima accompagnato Pamela verso i giardini Diaz, e poi con Innocent (che non aveva con se l’eroina) da un altro pusher e poi in farmacia, per la siringa.
Due tassisti stranieri testimoni chiave
Il tassista, testimone chiave, avrebbe visto la ragazza entrare con i due amici nigeriani nel palazzo nel quale sarebbe stata poi uccisa e fatta a pezzi. Altrettanto preziosa è stata la testimonianza di un altro cittadino, di nazionalità camerunense. Anche in questo caso si tratta di un tassista, abusivo. L’uomo avrebbe inconsapevolmente accompagnato Oseghale che tentava di sbarazzarsi del corpo della ragazza. Il tassista si è recato immediatamente dai carabinieri.
6 febbraio 2018
[MB: Dal testo non si deduce come mai “per il Gip non è omicidio”. Ma se fosse così, questo fra sei mesi è fuori. Tornerà “dal suo bambino”, a spacciare- deve pagarci le pensioni. Ovviamente lo sparacchiatore borderline e infantile avrà l’ergastolo per strage – con detenzione in un carcere di massima sicurezza, perché non è negro ed è ”fascista”. Non sto affatto esagerando: guardate Massimo Carminati, condannato a 20 anni anche se non ha ucciso nessuno e nemmeno sparato, la sua colpa è quella di intrallazzatore nel porcaio degli appalti al Comune di Roma. Ma è fascista, e quindi: 20 anni, più 41 mesi di carcere duro preventivo – ossia prima del giudizio – , “misure cautelari confermate da Riesame e Cassazione prima della sentenza di primo grado”, quindi ricorsi contro la palese sproporzione fra reato e punizione, rigettati – senza poter ricevere visite. Adesso è detenuto in Sardegna, sempre lontano dai parenti. E quel Roberto Spada colpevole di aver dato la testata a un precario della tv? Massima sicurezza a Tolmezzo, Udine. Perché a Ostia, Casa Pound ha preso un po’ di voti. E come dice l’Espresso o Repubblica, torna il fascismo.
Questa è una tipica “giustizia” da dittatura totalitaria, dove i due pesi e le due misure sono applicate dai giudici non secondo la gravità oggettiva del delitto, ma la appartenenza ideologica del reo.
Huffington Post, gestito da Lucia Annunziaat, molto ben inserita nel Circo mediatico di Stato e amica di D’Alema, prepara la strada all’ergastolo del demente. Il suo titolo:
Terrorista con il Mein Kampf. A casa di Luca Traini ritrovata una copia del libro di Hitler
Gli inquirenti di Macerata: “Non ha dimostrato nessun rimorso”
si noti la scomparsa totale dello squartamento di Pamela: il pericolo pubblico è Traini. E da vero fascista, non mostra alcun rimorso.
Sparatoria Macerata, il titolare della palestra che frequentava Traini: “Ho dovuto cacciarlo”
Francesco Clerico a Mattino 5 descrive l’autore del raid contro i migranti: “Non era così, quelle idee gliele hanno inculcate”
“Lui si vantava di essere stato definito borderline”, racconta Francesco Clerico parlando della perizia psichiatrica cui era stato sottoposto il giovane ora in carcere con l’accusa di tentata strage
“Luca non è un criminale, ha compiuto un gesto criminale, ma non lo è”, prosegue l’imprenditore che è stato comunque costretto a cacciare dalla sua palestra Traini, per via delle sue tesi razziste e il suo odio ostentato per gli stranieri. “Ha dei problemi, è un emarginato sociale, una persona che andrebbe aiutata”, ha continuato Clerico ai microfoni della trasmissione di Canale 5. “Tutti vi diranno che lui è un buono, generoso, tant’è che in palestra aveva anche amici di colore”. Il titolare della palestra ha anche spiegato che 10 anni fa Luca “non era così, quelle idee gliele hanno inculcate”.
Chi sa chi gliele inculca, certe idee.
Come quel Rakhmat Akilov, tagico di etnia, uzbeko di cittadinanza, che l’aprile scorso, in Svezia, si avventò con la folla con un camion (5 morti). Come rivelato da media svedesi, sarebbe stato in contatto costante con ben “12 membri dell’ISIS” prima, durante e dopo la strage, che a suo dire lo avrebbero telecomandato con la chat Zello da Mosul.
[Con chat Zello da Mossul. ]
La polizia svedesa lo aveva sotto sorveglianza, Akilov. Ma – DISDETTA – aveva smesso di sorvegliarlo 15 giorno dopo che il teleguidato aveva iniziato a pianificare la strage, e tre mesi prima che la mettesse in atto.
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