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venerdì 4 agosto 2017

Maurizio Blondet - Il Congresso USA dà scacco matto all'Europa-Merkel

sanzioni

Gli europei hanno accettato del tutto, come valore universale, la 'filosofia giuridica' USA,ossia la legge del West e delle pistole applicata al pianeta. Ora, troppo tardi, frignano.
4 agosto 2017maurizioblondet.it
Nelle draconiane sanzioni decretate dal Congresso americano contro la Russia, e adesso firmate da Trump, ci sono alcuni effetti collaterali paradossali per i leader della Europa cosiddetta Unita ad egemonia tedesca. Primo: se, poniamo, Angela Merkel, Juncker e Mogherini speravano di avere nel Congresso  un alleato in  liberismo globale in quanto ostile a  Donald Trump il protezionista di America First, ora devono constatare che al contrario, “la crisi di rabbia del Congresso spara a raffica contro gli alleati europei”, specie Germania e Francia, di cui colpisce con sanzioni  gravissime  le imprese che stanno costruendo il Nord Stream 2. Ancor più  “America First” di The Donald, i parlamentari Usa – notoriamente  obbedientissimi alle lobbies economiche americane, che li pagano – vogliono che la Germania compri il gas liquefatto da scisti Made in Usa, a un costo incomparabilmente più caro...




Angela sperava di trovare nel Congresso un alleato contro Trump…




Altrimenti sanzioni.  E saranno gravi e serie, come dimostrano i miliardi di dollari in multe che Deutsche Bank   dovrà finir per pagare agli Usa,  e un’altra decina di banche europee (francesi  svizzere,tedesche, olandesi) che  sono state perseguite per aver fatto transazioni – nei loro rispettivi paesi del tutto legali – con paesi bollati da Washington come “terroristi”  e colpiti da sanzioni, tipo Iran, o per “corruzione”.

Gli Usa infatti “sono totalmente dediti alla missione di far rispettare la moralità universale” (ha scritto la  giornalista Diana Johnstone) ed  hanno creato agenzie come l’Ufficio di Controllo di Attivi Esteri, con un bilancio di 30 milioni di dollari e 200 investigatori  che instancabilmente – spesso con l’aiuto delle sue agenzie di spionaggio che  sono in grado  di ascoltare le comunicazioni in tutto il mondo –  cercano pratiche commerciali “corruttive” o che “falsano la concorrenza”  di imprese europee,  per punirle:   con le multe,  escludendole dalla Borsa Usa (con crollo della reputazione e delle azioni) o vietando di esportare o operare nella Federazione. La francese Alstom (che fabbrica i treni ad alta velocità) nel 2014, indagata da questi enti americani per “corruzione”, s’è liberata dall’accusa vendendo il suo settore elettricità all’americana General Electric invece che ad altro concorrente, ciò che ha placato i moralisti di Washington. BNP Paribas nello stesso  anno ha dovuto pagare 9 miliardi di dollari agli americani, perché ha trasferito pagamenti a  paesi colpiti da sanzioni Usa; ciò che era legale nel diritto francese; ma  poiché i  trasferimenti erano  in dollari, è caduta sotto i  rigori del diritto americano.  Un diritto dove se usi dollari per pagare un tappeto iraniano, diventi una “US person” soggetta a tale diritto;  e devi assumere  avvocati americani, i quali ti consigliano di dichiararti colpevole per implorare un’ammenda  – l’istituto del plea bargain – per  evitare rigori anche peggiori.

Ovviamente, non  esiste la minima reciprocità. Nessuna azienda Usa può venir perseguita per le sue pratiche commerciali corruttive, o di spionaggio industriale (agevolato dagli ascolti della CIA o della NSA) in Europa.



Diritto Usa, una parodia dell’universalismo giuridico


Adesso Parigi e Bruxelles, di fronte alle più rovinose ed ultime sanzioni, contro la Russia ma in realtà contro le  imprese tedesche e francesi, hanno eccepito la “estraterritorialità della legislazione americana”, ventilando ricorsi internazionali  non si sa bene davanti a quale tribunale globale. Un po’ tardi, dopo anni che  i leader europei accettano e si piegano  alle arroganze giuridiche della Superpotenza Protettrice.

Non è più nemmeno giusto parlare di “estraterritorialità”; no, qui è il nuovo “diritto universale globale”, parodia del  giure romano,  che  gli Stati Uniti impongono al mondo  intero  perché essi sono l’Impero del Bene, mentre il resto del  mondo si divide fra “corrotti”,  “terroristi” e “stati canaglia”.  E Berlino, Parigi, Bruxelles (e Roma  manco a dirlo) hanno  accettato questa “universalità” senza reciprocità, tutti gli atti unilaterali, hanno  pagato le multe miliardarie, partecipato alle spedizioni punitive contro gli insubordinati rispetto alla Legge US-niversale. Insomma hanno accettato integralmente, come valore universale,  la “filosofia giuridica” americana,  se così  possiamo chiamare la legge del  West e delle pistole applicata al pianeta. Ed oggi scoprono, come il  ministero tedesco degli esteri, che “gli Stati Uniti usano le sanzioni come strumento per servire gli interessi dell’industria statunitense”? O come una commissione parlamentare parigina, denunciare “l’uso della legge per servire gli obbiettivi dell’imperium economico e politico onde conseguire vantaggi strategici”?



L’economia tedesca, tossico-dipendente dall’export


Non si sa se piangere o se ridere, di fronte a questa pochezza, bassezza e assenza di leadership europea.  La quale scopre adesso di essere stata presa al lazo  come un vitello da castrare, mentre credeva di essere alleata. E ben legato ai garretti, il vitellone germanico: infatti non può prendere misure di ritorsione anche solo commerciale di nessun genere, né farle votare alla  “sua” UE: infatti occorre l’unanimità, ed avendo fatto entrare nella “sua” UE  Polonia, i Baltici e la Svezia – in pieno parossismo anti-russo, vogliosi di regolare gli antichi conti con Mosca, si stanno facendo riempire di armi dal Pentagono  – l’unanimità  se la può sognare.  D’altra parte, che sanzioni  vuoi controbattere, quando hai fatto sviluppare una economia   della Germania che deve il 50% del Pil alle esportazioni – insomma che dipende in  gran parte dalle esportazioni negli Usa, che sono pur sempre il più grosso consumatore mondiale.  Sei in mano loro, che possono provocarti una depressione rovinosa non comprando più  le BMW.

E’ uno  scacco matto. Inflitto per di più dagli americani, che non sono campioni di scacchi particolarmente sagaci e sottili. I nostri cosiddetti leader sono giocatori ancor più rozzi di Trump, più ottusi di fanatici guerrafondai del Congresso. E’ quasi incredibile. Umiliante e vergognoso.

Possono fare peggio? O certo che possono.  

Il Pentagono  sta per fornire di armamento pesante, ed anticarro  il governo di Kiev;   vuole “aiutarlo” a riprendersi il Donbass, riaprendo il conflitto guerreggiato: ha già stanziato 410 milioni di dollari  per rammodernare l’industria di armi ucraina (triplicandola cifra rispetto ad un anno prima), ha speso  40 milioni nell’addestramento di commandos… Insomma vuole la guerra in Europa. Ai confini quasi della Germania.



Faranno lo stesso in Ucraina




“Portare ancor più armi in una  zona che è già strapiena di armi e munizioni è un incubo  per mediatori di Germania e Francia, già adesso è impossibile ottenere un cessate il fuoco permanente…” si è lagnato  Deutschlandfunk . Tutto vero, a patto di ricordare che quei “mediatori di Francia e Germania”  che dovrebbero ottenere un cessate il fuoco sulla linea del Donbass, hanno fino ad oggi  – certo per indicazione dei loro governi –  parteggiato spudoratamente per le milizie di Kiev; gli “osservatori  OSCE” non ne hanno mai osservato le violazioni patenti; Merkel ha sempre preteso di dare la colpa  a Putin – a cui ha applicato anche le ben note sanzioni.

Adesso, la sola cosa che i cosiddetti leader europei dovrebbero fare sarebbe riconoscere  in Ucraina gli Usa come il nemico, e Mosca l’amico.   Denunciare, impedire con tutti i mezzi il riarmo del regime golpista alle corde. Non lo faranno, ovviamente. Quel che succederà, dovrebbero impararlo da quel che hanno fatto gli americani in Siria.

E non devono nemmeno cercare siti complottisti o leggere rapporti del controspionaggio. Basta che scorrano l’articolo del New York Times del 2 agosto:



Dove si legge:

“E’  stato il direttore della CIA, Mike Pompeo, a raccomandare al presidente Trump la chiusura dell’operazione durata quattro anni per armare i ribelli siriani”

“I critici nel Congresso [pochissimi, ndr.]   hanno denunciato per anni i costi, e i rapporti che gli armamenti forniti dalla CIA finivano nelle mani  dei gruppi ribelli legati ad Al Qaeda”

“Nel 2012 è stato David Petraeus, allora capo della CIA, a proporre per primo un programma clandestino per armare i ribelli.  Un decreto presidenziale che autorizzava la CIA ad armare piccoli gruppi di ribelli [fu firmato da Obama]. John Brennan, ultimo direttore della CIA nominato da Obama, è rimasto un vigoroso difensore dell’operazione”.

Un’operazione gigantesca,  criminale,  fallita  e  chiusa. Armamenti pesanti  “finiti ad Al Qaeda”, che era probabilmente lo scopo vero del  progetto, e l’introduzione in Siria di almeno 20 mila guerriglieri addestrati,  divenuti poi il nerbo dell’ISIS.  Costato almeno un miliardo di dollari, forse 4  (ma che importa? La Fed li stampa e il mondo li accetta in pagamento).  Costato   centinaia di migliaia di morti ammazzati in Siria, e milioni di profughi nei paesi vicini.

Adesso il Pentagono vuole ripetere l’operazione, ed apertamente, in Ucraina. Senza ovviamente chiedere  un parere agli “alleati europei”,  infischiandosene del loro “incubo”.  Tanto, loro non si oppongono.  Fra quattro ani il New York Times ci spiegherà che l’operazione era “sbagliata”:a conferma dell’alta moralità della Superpotenza. Di cui Churchill, ricordiamo, diceva: “Di tanto in tanto gli amici americani provano il bisogno di farsi il bidet alla coscienza.  Il fatto è che poi  fanno bere l’acqua a noi”.---


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