Il premier replica a Renzi e lancia «Impegno Italia»: orgoglioso del nostro lavoro, ora il Paese ha il segno più»
«Le dimissioni non si danno per dicerie e giochi di palazzo. Chi vuole venire al mio posto deve dire cosa vuole fare. Si gioca a carte scoperte». Lo ha detto il capo del governo, Enrico Letta, intervenendo alla presentazione di «Impegno Italia» e rispondendo così indirettamente al segretario del Pd, Matteo Renzi, con cui in mattinata aveva avuto un duro faccia a faccia a Palazzo Chigi. L'incontro era arrivato dopo una due giorni caratterizzata da un crescendo di voci su una possibile staffetta alla guida del governo che vedrebbe l'avvicendamento tra l'attuale capo dell'esecutivo e il sindaco di Firenze. Renzi non ha rilasciato dichiarazioni dopo l'incontro della mattina e ha rimandato tutto alla Direzione nazionale del Pd, convocata per giovedì pomeriggio, nel corso della quale, ha promesso, parlerà «a viso aperto».«CHI FA LISTE E CHI FA COSE» - «Ho sentito parlare già di liste di ministri - ha commentato Letta-, ma io sono al governo e sono abituato a partire dalle cose da fare». E tra queste, ha ricordato, ci sono il completamento delle riforme e il rilancio dell'economia, di cui «Impegno Italia» (QUI il documento integrale) è una parte fondamentale.........
A questo si lega strettamente il tema della durata dell'esecutivo, che fino a questa mattina sembrava più che mai traballante: «Credo che la data del termine di `Impegno Italia´ sia legata al completamento delle riforme - ha puntualizzato Letta -. Quando saremo in grado di fare una legge elettorale, quando saranno riformati il Senato e il titolo V della Costituzione, allora sarà terminato il lavoro». Nessuna remora nel rispondere alle domande dei cronisti, che lo hanno stuzzicato sui rapporti con il segretario del Pd e sul suo futuro dopo l'eventuale fine anticipata dell'esperienza di governo: «Le mie prospettive personali non contano nulla - ha ribadito il numero uno di Palazzo Chigi -, sono qui per un profondo attaccamento alle istituzioni E' per quello che è nato questo governo, un governo di servizio. Io mi considero un uomo delle istituzioni e da tale mi comporterò».
«INVERSIONE DI TENDENZA» - «Sono orgoglioso del nostro lavoro - ha poi sottolineato il premier parlando dell'operato della sua squadra- perché abbiamo realizzato molto, alle condizioni date, che non ci hanno consentito di fare tutto quello che avremmo voluto». Poi il capo dell'esecutivo ha ricordato di avere«preso il timone di questo paese quando aveva segno meno, oggi ha segno più: crescita piccola, ma inversione di tendenza».
«IO SONO SERENO, ANZI ZEN» - Letta ha detto di avere immaginato per tutti questi mesi di governo una sorta ti titolo: « Ogni giorno è come se fosse l'ultimo», ricordando che «hanno cercato di cacciarmi fin dal primo giorno». E facendo riferimento alle parole con cui nei giorni scorsi Matteo Renzi aveva lanciato l'hashtag #enricostaisereno (GUARDA), ha spiegato che se fosse per lui ora l'hashtag sarebbe #iosonoserenoanzizen». Non solo: «Dopo questa esperienza - ha chiosato - potrei perfino insegnare pratiche zen in qualunque monastero».
IL PIANO PER L'ITALIA - Entrando nel dettaglio del piano, Letta ha poi sciorinato alcuni numeri che caratterizzano «Impegno Italia». In particolare ah parlato di «trenta miliardi di risorse per il biennio 2014-2015 che consentiranno quelle riduzioni di tasse per le imprese sul costo del lavoro e per il lavoratori». Quanto al contenimento dei costi, il premier ha spiegato che nel complesso, nel prossimo biennio, «saremo in grado, oltre ai 3,6 miliardi di revisione della spesa previsti dalla legge di stabilità, di mettere altri 13 miliardi di revisione della spesa. Questo e' fattibile». «Oggi - ha poi spiegato Letta - lo spread è sotto i 200, in una condizione migliore rispetto a quanto era successo ai primi di gennaio perché il tasso di interesse nominale dei titoli di Stato era più alto; oggi è per l'Italia il migliore da 8 anni. Abbiamo recuperato elementi fondamentali. Il debito scende per la prima volta per le privatizzazioni dopo 6 ani, ed il deficit è sotto controllo, sotto il 3%».
12 febbraio 2014
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