....accanto alla nobile pluralità culturale, permangono i fatidici
“pacchi di tessere”. O si prende atto che il dibattito interno al Pd si
articola per aree oppure si abbia il buon senso di denunciare questa
prassi ma poi comportarsi di conseguenza.
Ci voleva poco a capire che nel Pd le correnti - organizzate o meno
che siano ha poca importanza - continuavano a farla da padrone. Mi viene
persin da sorridere quando, proprio su queste colonne, alcuni
professionisti del nuovismo nostrano ridicolizzavano sulle scarne
riflessioni che facevo su questi temi in tempi non sospetti. Le
riflessioni di questi professionisti erano pressappoco di questo tenore:
le correnti nel Pd non esisteranno più e chi ne parla o è un nostalgico
o è fuori posto; il vento della rottamazione e del cambiamento spazzerà
via tutto; ci sarà un radicale cambiamento nella scelta dei dirigenti
che guideranno il partito nella nuova stagione non più ispirati ai
criteri desueti e squallidi del correntismo esasperato.
Ora, non essendo mai stato un moralista non voglio infierire sui nomi e
sui cognomi su ciò che sta realmente capitando nel Pd torinese e
piemontese, al di là e al di fuori delle previsioni dei professionisti a
giorni alterni del nuovismo in salsa democratica. Rimando alle puntuali
cronache giornalistiche sugli organi di informazione - a cominciare
dallo “Spiffero” - che descrivono come realmente stanno le cose e cosa,
altrettanto realmente, sta capitando. Il tutto si può riassumere in
poche parole: e cioè, è sempre tutto uguale.......
. Del resto, in un partito
“plurale” - per usare un eufemismo nobile - la dialettica non può che
essere molto vivace e articolata. Ma, accanto alla nobile pluralità
culturale, permangono intatti i fatidici “pacchi di tessere” che ci
fanno ricordare come il malcostume della prima repubblica sopravvive
benissimo anche nella seconda o nella terza repubblica che sia. Insomma,
non c’è alcuna differenza rispetto al tanto disprezzato e biasimato
passato.
Alla luce di questa situazione, non si tratta di lanciare strali
moralistici o invettive personali o contestazioni politiche. E' noto a
tutti, almeno a chi ha un minimo di dimestichezza con la politica, che
chi urla in continuazione e tuona con virulenza contro le correnti
organizzate, normalmente si appresta a “conquistare il partito”
attraverso una propria corrente ancor più organizzata e radicata. E' una
prassi antica che anche questa volta, come da copione, trova una sua
compiutezza quasi scientifica all'interno del Pd locale.
Sia
chiaro, di tutto ciò l’ultimo a stupirsi e ad accanirsi è il
sottoscritto. Per il semplice fatto che ho sempre detto, scritto e
sostenuto che in un partito democratico - qualunque esso sia - il
pluralismo interno non è l'eccezione ma la regola. Anche perché
l'alternativa è il “partito personale” o il “partito padronale” dove la
dialettica e il confronto interno sono banditi quasi per statuto. Ma
quello che impressiona di più è la sostanziale ipocrisia con cui si
osserva questo contesto dopo le roboanti e vibranti parole d’ordine di
un recentissimo passato contro la degenerazione delle correnti
organizzate, il male assoluto delle tessere e i vari caminetti di chi
stila i vari organigrammi. Credo che costoro nelle prossime ore o, al
massimo, nei prossimi giorni, scateneranno una denuncia pubblica e forte
contro questa degenerazione. Perché se ciò non avvenisse - e, come
tutti sanno, puntualmente non avverrà - dovremmo arrivare alla amara
conclusione che dopo tanti schiamazzi tutto è rimasto gattopardescamente
come prima.
Ora delle due l'una. O si prende atto che il dibattito interno al Pd si
articola per correnti, o per componenti o per aree - come sta avvenendo
in modo quasi scientifico in queste settimane a Torino e in Piemonte e
in tutta Italia - oppure si ha il buon senso di denunciare questa prassi
ma poi comportarsi di conseguenza. Perché urlare quotidianamente contro
le correnti, le tessere, i caminetti e poi ritrovarsi ogni 3 ore nella
sede del partito con i propri “amici” o “compagni” più che riprovevole
diventa comico.---------------
FONTE: scritto da on. Giorgio Merlo, Pd
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