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martedì 25 giugno 2013

"One Response to Io, donna, difendo la libertà di vendersi contro la sharia." di Federica Dato.

Olgettine
PS: <<Articolo perfetto, Federica, hai centrato esattamente il nocciolo della questione.
Questi talebani cancellano la libertá individuale, il libero arbitrio, la libera scelta, in nome di una non morale che ci riporta ai tempi di Peppone e DonCamillo. Decidere di fottere con chi vogliamo, quando vogliamo, ed in cambio di ciò che vogliamo è ritenuto blasfemo, peccato, una macchia indelebile. Magari ci costringeranno a portare un adesivo sugli abiti, con scritto “io ho scopato solo per mio piacere, senza essere spsato nè fidanzato, e di questo sono colpevole”. E la gente guardava GrandeFratello, deficienti, quando il vero GrandeFratello ci spiava dal buco della serratura.
E tanti ancora, sempre piú deficienti, godono nel vedere e sentire questi nuovi Savonarola>>.
umberto marabese
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Voglio vivere in un paese in cui le donne siano libere di usare il proprio corpo. In cui femministe inutili e dannose non dettino la morale. In cui questa presunta morale non si faccia legge. Voglio le donne libere, anche di essere peggiori.

Ipocriti. Da ieri in Italia la donna è meno libera e le femministe hanno messo l’ennesimo accento sulla loro totale e dannosa inutilità, avvolte come sono in un silenzio interrotto solo dal sostegno a ondate moralizzatrici, quelle utili a riportare la femmina sui giusti binari. Ché l’amore è libero se ti accoppi con uno che rientra in certi canoni, se tu rientri in certi canoni......
Censori da quattro spicci, lì a guardare le Olgettine e le loro falcate spesso volgari, in vestiti succinti, dal capello cotonato e il gloss sistematicamente di troppo. E che le guardino, anzi guardiamole tutti bene, quelle giovani belle donne. Non sono quello che vorresti diventasse la tua bambina, non sono l’esempio che vorresti impartire al futuro della nazione e se tuo figlio tornasse a casa con la “ina” di turno penseresti a far saltare la casa col gas, a patto che dentro con te ci sia pure lei. E le abbiamo ascoltate durante le udienze e ancora di più lette in quelle intercettazioni in cui spesso non si riscontrava reato ma che sui giornali sono uscite comunque, senza che per questo nulla sia accaduto. E non perché qualcuno ha intuito che le perquisizioni delle redazioni sono roba da disgusto e terrore, ché tanto a soqquadro ci mettono solo la sede di quei bastardi-venduti-immorali de Il Giornale, quindi, colleganza, facciamo bene a fregarcene. Le abbiamo ascoltate e spesso sono ignoranti, incoscienti del mondo al punto da essere irrispettose. E Nicole Minetti in Regione Lombardia non si poteva vedere. Ma questo è uno spaccato marginale di un processo che a me spaventa e fa rabbia.
No, la condanna a Silvio Berlusconi a sette anni, con tanto di interdizione dai pubblici uffici, qui non c’entra. Di questo parla il direttore Giovanni Sallusti qui, ne hanno scritto tutti e in particolare consigliamo l’Elefantino, un link che vi suggeriamo di sfruttare. Sembra essere passato inosservato il processo alla libertà della donna. Perché quelle donne tra una manciata di settimane sfileranno ancora una volta in Tribunale, per rendere conto di presunta falsa testimonianza (una condanna senza prove né testimoni la devi giustificare in qualche modo), di quei 2.500 euro al mese che percepivano dal Cavaliere, e noi ci prepariamo all’ennesima sfilata dal sapore illiberale. Roba che nei paesi arabi ci starebbe tutta, senza ritocchi, se non che all’ingresso del Palazzo un velo glielo calerebbero in testa. E ora da donna facciamo che la dico tutta, premettendo (obbligati a farlo prima che a querelarci siano proprio le Olgettine) che non si dice che quelle donzelle dalla coscia lunga ciò abbiano fatto: voglio vivere in un paese in cui la donna sia libera, libera veramente. Voglio vivere in un paese in cui se voglio posso vendermi per un pomodoro, un divano, una cena, un sorriso o una collana. Voglio vivere in un paese dove non sei una donna di serie B se vendi, svendi, regali o usi il tuo corpo. Leggi permettendo e costrizioni di alcun genere allontanate, una donna, come un uomo d’altra parte, di ciò che fa di sé deve render conto a se stessa e forse, ammesso ci sia e ci creda, a Dio. Neppure ai preti. E allora il processo Ruby fa paura, perché s’arrampica su colonne di presunzioni pericolossime, per cui la morale presunta di qualcuno può farsi legge, una legge da applicare nei tribunali. E chiamala sharia e chiamalo insulto alla libertà e chiedi alle femministe dove sono oggi, loro che nel ’68 hanno acchiappato le minigonne gridando “L’utero è mio” e additano quella Ruby furba, donna, dall’occhio svelto e il seno in vista. Ipocriti. E chi a questo non si ribella, chi da queste gravi ipocrisie non resta indignato, è parte della stessa Italietta, quella della chiesa la domenica e il trans in settimana. Quella che ancora fa la scandalizzata per la natura umana e allora, questa Italietta, si pieghi al grande fratello fiscale e al resto, ché di meglio forse non merita.----------------------
http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1267641/Prodi-si-vendica---Lascio-la-politica---Ma-mollino-anche-gli-altri-.html

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